Le celebrazioni antimafia e quei mondi che non si parlano più

Vincenzo Figlioli

Le celebrazioni antimafia e quei mondi che non si parlano più

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sabato 18 Luglio 2020 - 07:15

L’appuntamento con la commemorazione della Strage di Via D’Amelio è da sempre un momento molto sentito a Marsala, dove Paolo Borsellino fu per cinque anni Procuratore Capo per poi diventarne cittadino onorario dopo il brutale attentato. Nel tempo, le istituzioni hanno alternato atteggiamenti diversi rispetto a quest’appuntamento: la grande attenzione riservata nei primi anni è via via scemata, finchè, nel 2007, un gruppo di privati ha deciso di riprendere la tradizione bruscamente interrotta, proponendo momenti di confronto e riflessione sulla stagione delle Stragi ma anche su come è continuata la lotta alla mafia negli anni successivi. Ne scrivo con cognizione di causa, in quanto per sette anni sono stato tra gli organizzatori della serata del 19 luglio, per lo più incentrata sulla presentazione di un libro e su un dibattito aperto alla città, alla presenza di autorevoli firme del giornalismo d’inchiesta (Lirio Abate, Peter Gomez) o magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata, come Pietro Grasso, Giuseppe Ayala, Maurizio De Lucia, Raffaele Cantone, Alfonso Sabella e Nicola Gratteri. Uno dei punti centrali di quella formula era l’incontro tra le istituzioni e il mondo delle associazioni, protagonista di azioni concrete di antimafia sociale sul territorio. In tal mondo, la memoria del passato incontrava l’impegno del presente, favorendo l’incontro tra esperienze e sensibilità diverse. Così, ad ascoltare i magistrati e i giornalisti non c’erano soltanto i colleghi del territorio o i rappresentanti del mondo delle professioni, dell’associazionismo o del sindacato più sensibili al tema della lotta alla mafia: c’erano anche i minori dell’area penale, i richiedenti asilo, i giovani volontari che venivano a raccontare le buone pratiche di antimafia sociale realizzate nelle aree a rischio. Per gli amanti dei cerimoniali più rigidi e rassicuranti, si trattava di una formula rischiosa e poco rassicurante. Ma era un’occasione di incontro e confronto, in una terra quanto mai complessa, segnata agli occhi del mondo da omicidi efferati, infiltrazioni malavitose e, inevitabilmente, anche dalla leggendaria latitanza di Matteo Messina Denaro. Come spesso accade dalle nostre parti, a un certo punto le istituzioni hanno deciso di cambiare schema, alternando proposte interessanti a eventi che hanno destato non poche perplessità.

Quel che maggiormente dispiace è che progressivamente sia andato disperso il lavoro di incontro tra realtà diverse che era stato condotto nel tempo. Così, da un lato c’è l’evento istituzionale, dall’altro quello delle associazioni. Due mondi che, per ragioni incomprensibili, hanno smesso di parlarsi e il risultato è che domenica a Marsala, allo stesso orario, ci saranno l’iniziativa organizzata da Comune e Anm (al Convento del Carmine) e quella promossa da Libera, Archè e Amici del Terzo Mondo al Centro Sociale di Sappusi. Chi avrebbe voluto seguire entrambe le iniziative sarà costretto, con dispiacere, a scegliere. Ma, soprattutto, mancheranno il dialogo, il confronto e quel sano desiderio di contaminazione che dovrebbe essere alla base di momenti come questo. Comunque vada, sarà l’ennesima occasione mancata per una città che sembra ostaggio di logiche che ne stanno compromettendo la crescita democratica.

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