Mia figlia è arrivata all’improvviso. Come una manna dal cielo. Proprio a me che era stato detto che molto probabilmente non avrei potuto avere figli. Un miracolo. Un dono di Dio. Un regalo della vita. Uno spermatozoo sveglio, insomma.
Da quando mia figlia è venuta al mondo, una cosa l’ho capita: che questo scricciolo, in un modo nell’altro, doveva farmi diventare ricca. Quanto meno per ripagarmi di tutte le ore di sonno perse, di tutti i kili presi durante la gravidanza e gli anni a venire, di tutte le nausee, i vomiti, i sacrifici, le rinunce fatte per lei.
Nel corso degli ultimi tre anni, quindi, ho sperimentato tutti i modi per fare di lei una donna di successo. Appena nata le ho fatto ascoltare la musica lirica, poi l’ho iscritta ad un corso di danza classica, l’ho fatta recitare. Le ho comprato un kit da dottore e le ho fatto guardare tutti i giovedì sera le puntate di Grey’s Anatomy, spiegandole nel dettaglio ogni diagnosi, intervento chirurgico e ogni singola incisione. Recentemente le ho anche regalato un atlante geografico. Non si sa mai dovesse scoprire una nuova America.
Ma niente. Per cantare, canta bene (di certo non ha preso dal padre). Per ballare bene…diciamo che va a ritmo, ma dobbiamo lavorare sulla coordinazione. Per essere carina, è venuta fuori carina (tutta la mamma!). Conosce buona parte delle capitali europee, ma alla fine, ricchi non ci siamo diventati. O almeno, non ancora. E di questo passo, temo che non lo diventeremo presto.
La verità è che io sto sbagliando tutto con Chiara. Perché io volevo una figlia stupida. Stupida, ma non troppo. Una di quelle che ti guarda, ti ascolta e fa finta di capire. Ma in realtà non capisce proprio nulla. O forse, non le interessa nemmeno quello che stai dicendo. Una che parla di smalti Dior, borse Luis Vuitton, di Teresa di “Uomini e Donne”, di Rafael di “Amici”. Una che ogni settimana ha appuntamento dalla parrucchiera per la piega, dall’estetista per il massaggio anticellulite, dalla nutrizionista per la dieta chetogenica. Una che aspetta il principe azzurro. Come nelle più belle favole di Walt Disney.
Insomma, avrei voluto che lei fosse tutto quello che volevo essere io.
Invece no. Ahimè, no. Perché lei non è stupida. Me ne sono accorta subito.
Me ne sono accorta quella volta quando a sei mesi si è offesa con sua nonna perché le aveva proibito di mangiare la pizza. Me ne sono accorta quella volta che l’ho portata di corsa al pronto soccorso e ha chiesto al dottore se era necessaria l’anestesia. Me ne sono accorta qualche giorno fa, quando, piangendo, mi ha chiesto: “Mamma, perché vai a lavorare e mi lasci sola a casa?”. Ed io: “Per guadagnare i soldini e poter comprare il latte e i giocattoli”. Ci pensa, mi guarda e poi mi dice: “Eh mamma, allora ci va papà a lavorare e tu rimani a casa con me, mentre lui guadagna i soldini per noi”.
Il ragionamento non fa una piega. Non è stupida, affatto.
Michela Albertini