Volevo un post serio. Purtroppo, però, da quando ho messo questa frase nero su bianco, mi viene in mente soltanto il ritornello di una vecchia canzone: volevo un gatto nero, nero, nero.
Però, giuro. Volevo un post serio (…mi hai dato un gatto bianco, con te non gioco più!).
Allora, dicevo (lalllalllallla). Un post serio perché vorrei rivendicare un sacro e santo diritto di tutte le donne e le mamme del mondo. Quello di poter, anche loro, totalmente, fallire. Quello di poter, involontariamente, anche per caso, per stanchezza, per scelta, sbagliare. Il diritto di commettere errori. Di dimenticare. Di chiedere scusa. Di arrivare tardi. Di saltare appuntamenti.
Insomma, il diritto di essere “umani” (anche se verrebbe da dire il diritto di essere “uomini”). Leviamoci dalla testa questa leggenda che una donna o una mamma debba necessariamente essere una Wonder Woman. Togliamoci dalla mente che una donna debba necessariamente performare al meglio nelle centinaia di attività che compie ogni giorno. Eliminiamo il pregiudizio secondo il quale ogni donna debba, a tutti i costi, riuscire a far tutto, con il sorriso sulla bocca, senza mai dover chiedere aiuto a nessuno.
Come delle barbie, sempre allegre (e snodabili) in qualsiasi momento della giornata. Quando ti svegli dopo una nottataccia, quando accompagni i figli a scuola con la fretta, poi li riprendi, li accompagni alla lezione di danza, di karatè, al corso di tennis, al laboratorio di pittura, a casa dal compagno di banco (come se fossi un tassista). Quando cucini, lavi i piatti, passi l’aspirapolvere, fai il cambio stagione, innaffi le piante. E, ovviamente, quando lavori.
Vorrei dire che siamo donne, ma mica siamo infallibili. Cioè, magari lo siamo. Anzi, sicuramente. Ma dobbiamo metterci in testa che, ogni tanto, abbiamo il diritto di non esserlo. Abbiamo il diritto ad una febbre senza sensi di colpa per aver trascurato, anche solo per un giorno, il resto della famiglia. Abbiamo il diritto di dedicarci del tempo e di preparare la cena con dieci minuti di ritardo, che di certo di fame non si muore.
Abbiamo il diritto di fare una doccia per più di otto minuti, di asciugarci i capelli e di mettere la crema contro le smagliature. Senza che nessuno si senta abbandonato.
Abbiamo il diritto di pensare e fare decine di cose durante il giorno e di dimenticarci che l’acqua da bere a casa sia finita.
Abbiamo il diritto di chiamare i nonni, o la baby sitter, o persino un emerito sconosciuto, e chiedere di tenere i nostri figli un paio di ore, il tempo di ritornare con la mente lucida.
Abbiamo il diritto di dormire. Questa strana cosa a noi sconosciuta.
Abbiamo il diritto di essere stanche. Perché ci siamo sempre. Senza giorni liberi, senza ferie, senza Natale, Pasqua, Ferragosto e compleanno.
Laboriamo 18 ore su 24. Le restanti ore, quelle notturne, rimaniamo sempre reperibili. Su richiesta, gestiamo pipì, pianti, biberon di latte, emergenze varie ed eventuali.
Rispondiamo continuamente ad un capo (ma anche due e forse tre) molto spesso capriccioso ed esigente. Che non ci lascia molto tempo libero. Nemmeno per andare in bagno in solitudine.
E quindi, quando facciamo tutte queste cose, e cerchiamo di farle bene, abbiamo il diritto, anche, di sbagliare. Senza che nessuno, né mariti, nonni, maestre, amici e nemici, ci faccia sentire in colpa. Senza che nessuno ci faccia sentire delle mamme meno brave.
Michela Albertini