Discarica nella Riserva di Trapani e Paceco, WWF: “Non basta fermare abusi, bisogna risanare”

redazione

Discarica nella Riserva di Trapani e Paceco, WWF: “Non basta fermare abusi, bisogna risanare”

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martedì 30 Settembre 2025 - 11:54

Due coniugi trapanesi sono stati arrestati in quanto colti in flagrante mentre incendiavano rifiuti speciali accanto alla Riserva Naturale delle Saline di Trapani e Paceco” L’operazione è stata condotta dalla Capitaneria di Porto. L’area, di fatto trasformata in una discarica abusiva, si trova accanto ai fiumi Lenzi – Baiata e alla riserva naturale regionale gestita dal WWF Italia. I responsabili, con precedenti specifici, sono stati arrestati e l’intera zona è stata posta sotto sequestro. Un’azione che conferma l’impegno della Guardia Costiera a tutela dell’ambiente. Un ringraziamento alla Capitaneria di Porto di Trapani, arriva dalla direzione della Riserva. “Negli anni i militari hanno operato con costanza, professionalità e determinazione su più fronti: difendendo le nostre acque, il suolo e l’aria, prevenendo e reprimendo condotte illecite che minacciano un patrimonio unico e fragile” ha detto la direttrice della Riserva, Silvana Piacentino.

Il ruolo di controllo fondamentale per la tutela dei luoghi

La Capitaneria di Porto ha svolto un ruolo fondamentale nel contrasto alle pratiche illecite che minacciano il patrimonio ambientale. Non è un caso che, nelle vicinanze della riserva, siano stati segnalati e perseguiti casi di privati e ditte, sottoposti a misure cautelari per aver interrato, smaltito o bruciato rifiuti accanto all’area protetta. Tuttavia, non basta fermare gli abusi: le aree deturpate impoverite dal degrado e dall’inquinamento, devono essere recuperate e risanate. Se non si interviene con progetti concreti di bonifica, il problema perdurerà e le discariche abusive, le contaminazioni residue, continueranno a produrre danni anche dopo che i responsabili saranno assicurati alla giustizia. In questo percorso di tutela, è importante sottolineare la grande sinergia tra la Capitaneria di Porto di Trapani, la locale Procura e il WWF, ente gestore della Riserva, che da anni lavorano fianco a fianco per salvaguardare un ecosistema straordinario e le sue peculiarità, garantendo che natura, biodiversità e tradizioni millenarie come la produzione ancora artigianale del sale possano continuare a vivere e a essere tramandate. “L’intervento di questi giorni – continua Piacentino – assume un significato ancora più forte se si considera che il luogo dove avveniva tutto si trova accanto alla Riserva e alle vasche di produzione del prezioso sale marino“.

11 arresti e condanne per reati legati a rifiuti abbandonati nell’area

Ben 11, dal 2023, gli arresti e le condanne per reati legati a rifiuti, illecito smaltimento, combustione e traffico, concentrati proprio nell’area accanto alla Riserva, a pochi metri dalla strada provinciale 21. Condotte illecite che andavano avanti da anni, causando un danno ambientale gravissimo come testimoniano le immagini raccolte negli anni, un fenomeno esteso e continuativo su un’area vasta, che ha richiesto un lavoro costante e capillare. Questa è la prova che non bastano operazioni spot ma serve un’azione continua e coordinata, per reprimere gli illeciti ma anche per avviare interventi di risanamento e restituire questi luoghi alla collettività e alla natura. “Infatti, nonostante arresti e condanne – come già avvenuto in passato con le note misure cautelari che coinvolsero diversi imprenditori della zona – siamo ancora alle solite: chi brucia continua a bruciare, chi smaltisce illegalmente continua a farlo. Il motivo è chiaro, un problema culturale. In alcuni casi si tratta di comportamenti dettati da ignoranza e dalla mancanza di consapevolezza del danno arrecato; in altri, di veri e propri traffici di rifiuti organizzati per trarre profitto. Ma la questione riguarda anche tutti noi: rimanere indifferenti di fronte a discariche, furgoni carichi di rifiuti o a colonne di fumo che si alzano nell’aria significa voltarsi dall’altra parte. La responsabilità non è solo di chi commette l’illecito, ma anche di chi sceglie di non vedere. È qui che si gioca la sfida culturale: comprendere che difendere l’ambiente significa difendere la salute e il futuro della nostra comunità“, conclude la direttrice.

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