La cessione dei crediti d’imposta a favore del Brescia Calcio veniva effettuata irregolarmente. Nella vicenda è finito anche il Trapani Calcio, che si è ritrovata senza Inps e Irpef non pagati. È quanto ipotizza la Procura di Brescia con i pm Benedetta Callea e Iacopo Berardi, titolari dell’inchiesta per riciclaggio e commercializzazione dei crediti nel calcio. Un’ indagine, che ha portato ieri mattina all’esecuzione di provvedimenti di perquisizione nei confronti di 25 soggetti (11 persone e 14 persone giuridiche) nelle province di Brescia, Milano, Arezzo, Massa Carrara, Roma, Napoli, Benevento, Avellino, Caserta, Potenza e Taranto. Tra i destinatari dei decreti perquisizione anche Gianluca Alfieri il 25enne della Provincia di Avellino che risulta amministratore unico del Gruppo Alfieri Svp seppur senza titoli scolastici o universitari che comprovano l’esperienza nel settore. Inoltre i militari hanno posto sotto sequestro il cellulare e la sim in uso al giovane titolare dell’azienda fondata lo scorso anno con un capitale sociale di soli 25mila euro. Alfieri, che è iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di autoriciclaggio, è anche amministratore della Stellato Srl, società con sede nel medesimo palazzo milanese, costituita con atto notarile ad Avellino e con un capitale è di 700mila euro ma che risulta però inattiva. La Guardia di Finanza ieri mattina si sarebbero recati per acquisire documenti relativi alla costituzione delle società guidate da Alfieri, accusato di aver ceduto crediti d’imposta “inesistenti” a due club calcistici: oltre al Brescia c’è anche il Trapani Calcio e Shark di Valerio Antonini.
Alla società calcistica granata, il gruppo Alfieri era stato presentato, tramite il proprio commercialista, da una società che si occupa di consulenza del risparmio con sede a Roma e che avrebbe garantito la credibilità della società amministrata dal 25enne ricevendo per la sua intermediazione 23 mila euro dal presidente del Trapani. Ma non è lui che ha ricevuto i 167mila euro versati dal Trapani, i soldi sono finiti, secondo quanto emerge dalle indagini, ad un conto corrente di una società con sede a Cipro fondata da quattro russi.