[ di Vincenzo Scontrino ] – Io non so, davvero, se gli istituti di credito che fino agli anni Novanta erano rappresentativi della ricchezza del nostro territorio in realtà rappresentavano gli strumenti finanziari necessari al riciclaggio del denaro sporco mafioso. Ma mi piacerebbe che qualcuno avesse il coraggio di affrontare una tale inchiesta giornalistica. Vi anticipo che io tendo a scartare questa narrazione per motivi assolutamente semplici se non addirittura evidenti: bastava seguire a ritroso la formazione dei depositi, come insegna la migliore scienza applicata alle indagini finanziarie, follow the money. Così come le fonti, anche gli impieghi. Tuttavia, pare scontato un fatto: Banca d’Italia e la narrazione giudiziaria-giornalistica di quegli anni hanno sottratto alla nostra provincia anche quella piccola forza finanziaria di cui essa disponeva suo proprio, in realtà formata grazie alla capacità di risparmio delle famiglie.
I nostri soldi, come già accaduto con l’unità d’Italia, invece di contribuire a creare ricchezza per quel territorio che li ha generati, sono stati destinati a foraggiare la crescita di altri posti. Finché restavano qui erano soldi di mafia. Portati fuori sono diventati, per incanto, soldi buoni. I misteri della finanza. Oggi accade che le nostre famiglie continuano a risparmiare, non come negli anni scorsi ma comunque con una buona rappresentatività, ma le banche del nord manifestano una evidente ritrosia a finanziare le attività di questo territorio. In parole povere, prendono più di quel che danno. Perché ci sono vincoli, che prendono il nome di una città svizzera che sfido chiunque ad avere visitato, talmente stringenti da tagliare fuori chi non rispetta determinati indici che qui si fa fatica a rispettare, non perché siamo brutti e cattivi ma perché i costi sono più elevati a causa della posizione geografica (il che è uno scotto da pagare sia sugli approvvigionamenti che sulle vendite).
Quindi noi siamo, finanziariamente parlando, equiparati alle bestie da soma. Portiamo il carico per il padrone che poi ci concede un misero pasto. Poco però, non sia mai che ci si abitui a mangiare. Questa riflessione mi è sorta a seguito degli incontri, che personalmente mi sono apparsi poco comprensibili, compiuti dal nuovo manager di area di una delle maggiori banche italiane ed europee, a cui sono seguiti correlati comunicati stampa, con importanti istituzioni del territorio, fra cui anche il Prefetto ed il Presidente del Tribunale. Incontri in cui è stata ribadita la volontà di sostegno alle nostre imprese. Parole tante, sorrisi pure, non era il momento della concretezza. Che giungerà a fine anno. Perché se gli impieghi dovessero diminuire o anche restare al palo, mi piacerebbe davvero che qualcuno delle istituzioni incontrate tentasse una telefonata per maggiori chiarimenti. Noi siamo qui, in questi giorni si è fatto un gran parlare di giornalismo d’inchiesta, penso di potere affermare a nome della redazione, che di questa ce ne faremo carico.
[ Vincenzo Scontrino ]