Manzo (Assoenologi): “Brand Sicilia sempre più riconosciuto e richiesto, guardiamo al futuro”

redazione

Manzo (Assoenologi): “Brand Sicilia sempre più riconosciuto e richiesto, guardiamo al futuro”

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lunedì 30 Dicembre 2024 - 07:00

In bilico fra storia e costante innovazione, il settore enologico è senza dubbio un pilastro dell’economia siciliana. Oggi più che mai, con una presenza sul mercato sempre più significativa e un’offerta di qualità, capace di rispondere al gusto del nuovo consumatore, la Sicilia del vino si dimostra un brand dalla forte identità. Le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti: dalle dinamiche globali ai cambiamenti climatici. Ma non mancano le soddisfazioni. Il futuro è tutto da scoprire, ma le basi per fare bene sono state poste. Del resto, credere in qualcosa è il primo passo affinché si realizzi. Ne abbiamo parlato con l’enologo Giacomo Manzo, Presidente di Assoenologi Sicilia con cui abbiamo tracciato un bilancio dell’anno che sta per chiudersi. 

Presidente, com’è andato il 2024 per il vino siciliano?

Facendo un’analisi dell’intera annata possiamo affermare che, nonostante le difficoltà che abbiamo vissuto, il bilancio è positivo. Il settore ha sofferto del verificarsi di eventi estremi, soprattutto della siccità. Il cambiamento climatico ha portato ad una minore produzione, ma di alta qualità. In cantina si è lavorato bene, gli enologi siano stati bravi ad esaltare le caratteristiche delle nostre uve, raggiungendo gli obiettivi prefissati. Un grande lavoro.

Le vendite come sono andate?

Molto bene, anche se in parte questo è legato ai minori quantitativi sul mercato. Le richieste erano maggiori alle disponibilità. Abbiamo avuto quindi un importante aumento dei prezzi. Il vino siciliano ha una sua identità e sta allargando costantemente la sua fetta di mercato nel sistema globale. Oggi quasi tutta la produzione va in bottiglia e si punta sempre più sulla qualità.

Il periodo natalizio ha portato un ulteriore aumento delle vendite?

Novembre è stato caratterizzato da un leggero rallentamento, una sorta di pausa prima delle feste. Infatti, già dalla fine del mese e a dicembre abbiamo registrando una nuova vivacità nelle vendite. I ristoranti lavorano e il vino, soprattutto di alta qualità come quello siciliano, si consuma.

Natale è fatto anche di brindisi. Lo spumante siciliano negli ultimi anni è cresciuto molto. Cosa rappresenta oggi?

È vero, è cresciuto molto. Possiamo vantare sul mercato prodotti di altissimo livello e una buona varietà nell’offerta. Ovviamente si scontra con dei colossi, come il Prosecco, che hanno anche un prezzo inferiore. Lo spumante siciliano è tuttavia molto apprezzato, ha dei tratti distintivi che lo rendono ben riconoscibile e che incontrano il gusto del consumatore. I riscontri sul mercato sono perciò positivi. Proprio gli importanti risultati raggiunti stanno spingendo il mondo della ricerca e il Consorzio DOC Sicilia a lavorare sulla spumantizzazione. In particolare, l’attenzione si sta concentrando sull’uso del Catarratto come base spumante. L’obiettivo ultimo è naturalmente intercettare nuovi mercati e nuovi consumatori.

Sul fronte della promozione si sta lavorando bene?

Si. C’è una convergenza di obiettivi. Da un lato, ci sono le aziende che s’impegnano per farsi conoscere, aumentare la conoscenza del brand e del territorio d’origine. Dall’altro, ci sono i Consorzi con gli interventi promozionali che portano avanti in giro per il mondo e che sono di grande aiuto per tutti.

Per queste festività natalizie, che vini possiamo consigliare?

Prima di tutto suggerirei delle bollicine siciliane, sia metodo charmat che metodo classico: prodotti che non hanno nulla da invidiare agli altri sul mercato. Non possono mancare poi il Grillo e il Nero D’Avola, che sono gli emblemi della nostra terra. Ma vanno bene anche altre varietà autoctone come Catarratto e Inzolia per chi ama i bianchi e Frappato e Perricone come rossi, varietà che hanno avuto una recente nuova valorizzazione.

Tutti autoctoni?

I primi promotori e consumatori del vino siciliano dobbiamo essere noi stessi. Dobbiamo lavorare per il nostro territorio. Non è un caso che i nostri nonni coltivavano queste varietà. Si adattano bene ai nostri terreni, soffrono meno il caldo rispetto ad altre e sono anche più resistenti alle fitopatie.

Auguri e speranze per il 2025?

Che le condizioni meteo ci favoriscano e che l’agricoltore, da cui tutto comincia, possa avere le sue soddisfazioni e possa essere adeguatamente ripagato del proprio lavoro. Negli ultimi due anni, il ritorno economico per gli agricoltori non è stato dei migliori. Ma l’agricoltore è la figura determinante, attorno a cui ruota tutto. Sono ottimista sul futuro del vino siciliano. Il brand Sicilia è sempre più riconosciuto e richiesto. Questo risultato è frutto dell’impegno delle tante aziende siciliane e degli enologi che operano in cantina e che stanno dimostrando grande competenza e professionalità, ma anche capacità di adattarsi ad un mondo in rapidissimo cambiamento.

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