Da mesi, la problematica del sovraffollamento delle carceri italiane, la carenza di agenti di polizia penitenziaria e l’inadeguatezza delle strutture detentive continua a essere un tema centrale nelle manifestazioni pubbliche organizzate da avvocati e magistrati. Dibattiti, sopralluoghi e incontri istituzionali puntano costantemente i riflettori su una questione che, lungi dall’essere risolta, si ripresenta con crescente gravità. Un esempio significativo di questa crisi è emerso recentemente a Trapani.
Nel carcere di Trapani, situato nel reparto Tirreno, un detenuto con gravi disagi psichici ha aggredito due agenti della polizia penitenziaria, costringendoli a ricorrere alle cure mediche in ospedale. L’episodio è stato riportato dal segretario provinciale del Sinappe, Rocco Parrinello, che ha sottolineato la drammaticità dell’accaduto. “Il detenuto ha iniziato a urlare ‘Voglio andare a casa’ – racconta Parrinello –. Nonostante i tentativi degli agenti di calmarlo e persuaderlo a rientrare in cella, l’uomo ha reagito violentemente, aggredendo fisicamente i poliziotti. Si sono registrati momenti di forte tensione“. L’episodio non rappresenta un caso isolato. Numerosi detenuti hanno problemi psichiatrici e arrivano in carcere: una situazione che spesso sfocia in incidenti pericolosi per il personale, già sotto pressione e continuamente esposto a rischi elevati. Le condizioni di lavoro e la mancanza di risorse umane adeguate rendono sempre più insostenibile la gestione di un ambiente così complesso. Di certo un penitenziario, probabilmente, non è il posto più sicuro per detenere una persona con problemi psichici. Ricordiamo dell’elevato numero di suicidi nelle carceri italiane.