Il cognato che faceva fermare i treni

Claudia Marchetti

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Il cognato che faceva fermare i treni

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sabato 25 Novembre 2023 - 07:30

Fermi tutti! Dal Frecciarossa deve scendere il Ministro Lollobrigida! Più o meno è questa la comunicazione pervenuta alla sala operativa di Trenitalia quando giorni fa il Ministro, nonchè cognato della premier Giorgia Meloni, salito da Roma e diretto a Salerno per un’inaugurazione, ha chiesto di scendere alla Stazione di Ciampino perchè il treno era in ritardo di più di un’ora.

Una vicenda che ha sollevato un polverone mediatico nonostante il balbettio di Trenitalia che ha rimandato ad un regolamento europeo (782 del 2021) in cui si evidenzia che per ritardi superiori a 60 minuti il passeggero – uno qualunque – possa optare per delle alternative. Ma non è specificato il “voglio scendere qui” di un cittadino comune. Quindi? Forse l’azienda ha fatto un piccolo favore al Ministro. E ora la politica ne chiede le dimissioni.

Lollobrigida rimanda al mittente la richiesta di lasciare il posto e anzi ribadisce che era un suo diritto nell’espletamento del lavoro. Peccato, una volta la politica era missione, senza grazie o sconti di pena. Noi nel profondo Sud, lo vorremmo accogliere molto volentieri, in treno, il Ministro Lollobrigida. Davvero.

Un bel Ragusa-Marsala, partenza ore 7.24 del mattino e arrivo ore 20.02, se vuole scendere non c’è nessun problema, Trenitalia regionale, dopo i vari cambi di carrozza, sarà lieta di accompagnare il Ministro alla prima stazione utile di una qualche campagna sicula sperduta, tra Ragattisi, Piraineto, Xirbi, ecc..

Poi da lì potrebbe chiamare un taxi che, se mai arriverà, ci metterà 45 minuti-un’ora, i bus… dipende dalle linee e dalle tratte, forse potrebbe andare a piedi ma le strade non sono sempre asfaltate. Potrebbe chiedere un passaggio in autostop ma di questi tempi non si sa mai… persino la Lega sembra negare un ‘passaggio’ al Ministro, prendendone le distanze.

E’ di queste ore l’ultima uscita di Francesco Lollobrigida: “Giorgia Meloni è una donna cresciuta senza il padre, definirla di cultura patriarcale è paradossale”. Non vorremmo deludere il Ministro dicendogli che spesso dietro a una figlia cresciuta senza un padre andato via scegliendo un’altra famiglia, c’è un mondo di repressioni, risentimenti, mancanze e di… Giambruno, che è proprio frutto di quella cultura patriarcale di cui parla.

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