L’estate 2023 verrà ricordata anche come l’estate dei granchi blu. La diffusione di questa specie di crostacei ha infatti avuto una vera e propria impennata, con effetti immediati su diverse zone del Mediterraneo. Un fenomeno seguito con attenzione anche dal CNR-IAS di Capo Granitola, come conferma il biologo marino Maximiliano Giacalone.
Com’è avvenuta la diffusione capillare del granchio blu nei nostri mari?
Esattamente come avviene, nella maggior parte dei casi, la diffusione delle specie aliene o transatlantiche: attraverso le acque di zavorra delle navi porta container. Queste navi sono dotate di grandi cisterne che vengono riempite dalle acque di zavorra per bilanciare il carico. Non appena arrivano a destinazione, le cisterne vengono svuotate e le acque di zavorra di riversano in mare, rilasciando tutte le larve planctoniche in esse contenute, tra cui quelle del granchio blu, che una volta trovato l’habitat ideale ha cominciato a riprodursi.
Quali sono le specie che stanno soffrendo maggiormente la diffusione del granchio blu?
Soprattutto quelle associate ad ambienti lagunari, salmastri. Il granchio blu ha un ciclo che si svolge in parte in acqua dolce e in parte nelle acque salate. Tutte le specie che si trovano in questi ambienti sono potenziali prede. Per quanto riguarda lo Stagnone, dunque, pesciolini, piccoli molluschi o altri crostacei.
Qual è la situazione nella zona dello Stagnone?
Le prime segnalazioni sulla presenza del granchio blu dalle nostre parti non sono così recenti come si crede. Tuttavia, negli ultimi tre anni c’è stata un’impennata demografica incredibile, probabilmente dovuta a fattori climatici o alla proliferazione di una specie si è adattata particolarmente bene al nostro mare.
Come si pensa di contenerne la diffusione?
Attraverso la cattura selettiva, utilizzando attrezzi da pesca adeguati che ne consentirebbero la rimozione. Diversi, tuttavia, sono gli studi in atto per il riutilizzo di questa risorsa. In Tunisia già da alcuni anni c’è un festival con eventi e degustazioni: hanno colto la palla al balzo…Ma si potrebbe anche rivendere ai Paesi d’origine, dove – invece – il granchio blu è una specie protetta.
Ci sono altre specie aliene che si sono diffuse in maniera paragonabile al granchio blu in questi anni?
Altre specie, dunque, si sono diffuse più in sordina, senza avere lo stesso impatto, in quanto ritenute non appetibili e decisamente meno carismatiche rispetto al granchio blu, che spicca anche per i suoi colori.
Ci sono studi particolari che state conducendo al CNR su questo fenomeno?
Stiamo svolgendo studi di settore attraverso la telemetria acustica per capire come si muovono e conoscere gli effetti delle temperature sui loro spostamenti.
(nella foto di Maximiliano Giacalone si vede una coppia di granchi blu durante l’accoppiamento, la femmina viene “protetta” dal maschio che sul dorso reca un accelerometro per lo studio dei pattern di attività)