L’alieno sul treno Italo

Claudia Marchetti

Ka...link...ka

L’alieno sul treno Italo

Condividi su:

venerdì 28 Luglio 2023 - 07:00

Sul treno per Foggia c’è un alieno. Un alieno coi pantaloni di lino su un Italo (dell’amico Montezemolo). Di quelli che paga di più, perchè può permetterselo e viaggia pure in prima classe. Legge tranquillo il Financial Times, il New York Times, la ‘Recherche du temps perdu’ di Proust. Se ne vanta persino in un editoriale di La Repubblica che non ha neppure un fine.

Un alieno che arriva da una famiglia di banchieri, che ha sposato la figlia di uno dei più importanti industriali italiani. Lo stesso che ha avuto tre figli; uno presidente di una società di investimenti che detiene il controllo di grosse società in Italia e all’estero; l’altro, amante dei mocassini, anche lui dentro CdA di holding internazionali, che qualche anno fa ha rischiato la vita per abuso di droghe durante un festino con l’amica transgender, mentre qualche anno più tardi, ha inscenato un sequestro al fine di ottenere un riscatto dalla sua ricca famiglia.

Un alieno coi pantaloni di lino che si guarda intorno, guarda ragazzi con l’iphone che parlano di musica e di ragazze, come tutti i ventenni di tutte le generazioni del mondo. E si indigna. Si indigna mentre legge Proust. Chissà cosa avrà capito dell’evoluzione di Marcel, della memoria e del tempo, del rapporto tra uomini e donne, dell’amore e dei suoi pregiudizi. L’alieno silente giudica nella sua testa e fa più rumore di un chiacchiericcio tra ragazzi, tra un ‘bella zio’ e un ‘andiamo al night’ perchè l’alieno ha una penna, o un mac, e scrive. Ha diritto di giudicare, di puntare il dito, di definire persino “lanzichenecchi” quei ragazzi.

Eppure l’alieno li definisce mercenari, violenti, quei giovani sul treno Italo in prima classe che non hanno minacciato e picchiato nessuno, per una buona volta. Caro alieno Alain Elkann, anche la Bibbia le dà torto quando afferma “Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose”.

Caro alieno Alain Elkann, quei ragazzi sono tuoi figli, tuoi nipoti, frutto delle generazioni che avete creato, cresciuto, intrisi di una sottocultura che avete avvalorato, tristi e ingrigite pedine di un berlusconismo di cui siete stati testimoni consenzienti, senza ribellione alcuna. 

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta