Ingegnere con una lunga militanza a destra, Giuseppe Bica compete per un seggio all’Ars nella lista di Fratelli d’Italia. Alla libera professione ha sempre associato l’impegno politico: attualmente è vice presidente del Consiglio comunale di Custonaci, città di cui è stato a più riprese sindaco (dal 1994 al 2003 e dal 2013 al 2019). Dal 2006 al 2008 ha anche ricoperto la carica di assessore provinciale, con delega alle attività produttive e allo sviluppo economico.
Lei è stato più volte amministratore locale. Com’è arrivata questa candidatura all’Ars?
La mia esperienza politica in provincia di Trapani è radicata nel tempo. Sono stato sindaco per tre legislature e per due anni e mezzo assessore provinciale. Sono stato anche per 7 anni presidente provinciale di Alleanza Nazionale. Le esperienza amministrative fatte e la conoscenza della realtà trapanese mi hanno adesso portato a pensare di avere le competenze tecniche e i requisiti umani e politici per rappresentare il territorio anche in un’altra maniera.
Da militante storico della destra, non la preoccupa il fatto che alcuni si siano avvicinati a Fratelli d’Italia in maniera opportunistica, utilizzando la lista come un taxi per l’elezione all’Ars?
Il vecchio vizio italiano di salire sul carro del vincitore c’è sempre e caratterizza le persone che hanno scelto di fare della politica una professione, cambiando casacca per mantenere le proprie posizioni. Le mie battaglie sono sempre state all’interno della destra, sia nei periodi bui, sia ora che, sotto la straordinaria guida di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia gode delle simpatie di un quarto degli italiani. La mia candidatura nasce proprio come una testimonianza di attenzione verso quella destra in cui mi sono formato, con Dino Grammatico e Nicola Cristaldi, nella convinzione di poterla degnamente rappresentare. Del resto, già in precedenti esperienze ritengo di aver dimostrato la capacità di prestare attenzione alle esigenze di questa terra bistrattata, che adesso rischia, dopo diversi lustri, di non avere nemmeno un proprio rappresentante in Parlamento.
Come vede l’evoluzione della destra italiana?
Tutti i partiti si evolvono. Non è cambiata la declinazione dei valori di sempre, semplicemente sono stati adattati ad una società più moderna. Per noi sono fondamentali concetti come la meritocrazia, l’attaccamento alla terra dei padri che ci porta a definirci patrioti, la capacità di guardare dal basso le peculiarità del nostro territorio per trasformarle in azione programmatica…
Fosse stato per lei, Nello Musumeci sarebbe stato nuovamente candidato. Dovrà invece sostenere Renato Schifani…
Sono tra quelli che ritengono che sarebbe stato più corretto ricandidare Nello Musumeci, ma è prevalsa la logica delle ripicche. Sicuramente c’è stato qualche errore di relazione con altre forze politiche o qualche posizione eccessivamente rigida, ma il presidente ha ben lavorato e ha speso bene i finanziamenti europei, ereditando una Sicilia disastrata dopo 5 anni di governo Crocetta. Si deve investire sul merito all’interno della Regione, valorizzando maggiormente le figure più qualificate. La Sicilia è l’unica regione italiana in cui la scelta dei dirigenti avviene per categoria, senza guardare alla professionalità. Questo ha prodotto uffici sguarniti e altri in esubero. Occorre trovare un equilibrio, incentivando il lavoratore, rendendolo protagonista in modo che la macchina amministrativa possa funzionare nella maniera migliore possibile. I valori della destra sono legati al merito, al senso del dovere, all’attenzione del territorio, principi che devono essere applicati alla pubblica amministrazione. Non è semplice, ma è la via maestra, altrimenti si rischia di vanificare anche le iniziative migliori.
Qualora venisse eletto all’Ars, quali sarebbero le sue priorità a beneficio del territorio?
Sicuramente la sburocratizzazione, che comunque porterebbe vantaggi a tutta l’isola. Poi penso all’agricoltura: la provincia di Trapani è al primo posto in Italia per superficie vitata e ha potenzialità straordinarie in tal senso. Occorre fare sistema, puntare su un brand di qualità, come hanno fatto alcune realtà private. La politica ha il dovere di dare questo indirizzo. Un altro settore fondamentale è il turismo: la nostra è una provincia bellissima, tutti quelli che vengono se ne innamorano. Con il Western Sicily abbiamo cominciato a fare squadra, comprendendo che non si vende una singola città ma un territorio nel suo insieme, con i suoi beni culturali e le sue bellezze paesaggistiche che devono essere messe a sistema per far sì che gli imprenditori del settore turistico raggiungano ogni anno risultati migliori. Concludo citando il progetto dell’albergo diffuso, previsto per potenziare l’accoglienza turistica e riqualificare quei borghi che rischiano il degrado urbanistico. La legge c’è, ma non è stata utilizzata adeguatamente: è il tempo di cominciare a farlo.