Ricominciamo, cantava Adriano Pappalardo. Ricominciamo, canto io durante un vano tentativo di doccia, mentre mia figlia guarda in adorazione le mie tette chiedendomi “latti” e l’ultimo filo di acqua calda si sforza di concedermi un’unica grazia della giornata.
Dunque, ricominciamo da dove ci eravamo lasciati. Dalla nascita della piccola Nina, febbraio di due anni. Quando scoprivamo che il coronavirus non era una semplice influenza e quando non immaginavamo come avrebbe condizionato le nostre vite.
Due anni intensi, lunghi. Due anni di casa, di abbracci mancati, di sorrisi nascosti. Due anni di tamponi e vaccini. Che ad ogni tampone ho dovuto promettere un gioco. E dopo aver comprato il gioco e aver incontrato una persona affetta da virus, ho dovuto rifare un tampone. E così fino ad oggi.
Due anni di chat su whatsapp con le mamme dei compagni di mia figlia, la grande questa volta. “Contate di mandare i vostri figli a scuola domattina?”. “Le scuole rimangono aperte in zona rossa?”. “Il cugino del figlio della mia prozia da parte paterna ha il virus e quindi dobbiamo rimanere dieci giorni in quarantena”.
Due anni di alternanza scuola-dad. Due anni di “Maestra non ci sento”. “Maestra non ci vedo”. “Maestra non prende bene la connessione”. “Maestra, la mamma è una schiappa e non riesce ad utilizzare weschool”.
Se ho scritto in questi due anni? Pochissimo. Forse anche meno. Ho perso la cognizione del tempo, delle giornate che trascorrono e non capisco bene come, delle mie figlie che compiono gli anni e non possiamo organizzare una festa. Ho perso le mie abitudini, persino la voglia di uscire e tornare a fare quello che facevamo prima. Ho perso la voglia di tornare a mettere un rossetto, chè tanto con la mascherina non lo vede nessuno se lo indosso o meno.
E proprio da qui voglio ricominciare. Dal rossetto, la mattina. Dalle attenzioni che ci siamo dimenticati di dedicarci. Dal “mamma che sei bella oggi” (gli altri giorni invece sarò brutta come il Signore S dei Me contro Te).
E ricomincio da loro, come sempre. La mia avventura più faticosa, più sorprendente, più bella. I miei figli. La ragione per cui vale sempre la pena.