Gaspare Giacalone invita Draghi a rinunciare (e ne spiega i motivi…)

redazione

Gaspare Giacalone invita Draghi a rinunciare (e ne spiega i motivi…)

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mercoledì 03 Febbraio 2021 - 07:38

Sull’incarico di formare il nuovo governo nazionale che il Capo dello Stato ha dato a Mario Draghi interviene Gaspare Giacalone sindaco di Petrosino, ma in questa sede soprattutto componente della direzione nazionale del Partito Democratico.

I”o non voglio demolire Draghi. Checchè ne possa dire io o chiunque altro, infatti, Draghi è già stato demolito sul nascere. Ieri sera stesso la Lega, il M5S e Fratelli d’Italia hanno fatto sapere che non lo voteranno. Quindi se nessuno di questi partiti lo sosterrà non potrà mai esserci una maggioranza. Amen.

Seconda cosa, Mattarella ha fatto una scelta obbligata. E questo vale sia per coloro che pensano di attaccarlo che per coloro che sono andati in giubilo per il gigantismo politico del Presidente. Sarà pure un saggio Presidente – che io stimo moltissimo – ma vi assicuro che ieri sera non ha dovuto scomodare eccelse doti politiche. Ragioniamoci. Dopo che l’uomo più gradito alla stragrande maggioranza degli Italiani – Conte – non è riuscito a riavere una maggioranza era noto a tutti che il secondo uomo più stimato fosse Draghi. Aggiungiamoci che da mesi ha avuto una bella spinta dalla stampa, dalla televisione, da Confindustria e da Renzi. Mettiamoci anche il livello di esasperazione a cui è stata scientificamente portata la crisi. Siamo un popolo smarrito e disperato, diciamocelo. E così, dopo che hanno ripetutamente brandito Draghi e ce lo hanno idealizzato come uomo della provvidenza, il gioco pare essere arrivato finalmente al suo momento cruciale. Per contro, provate a pensare cosa sarebbe successo se Mattarella non lo avesse incaricato e scioglieva subito le camere: apriti cielo.

Ma é stato chiarissimo il Presidente: questo è il suo ultimo tentativo, provato per scrupolo aggiungo io. Se fallisce si va dritti al voto. Perciò prima che ci affezioniamo troppo a Draghi vorrei dirvi un paio di cose. Guardate che un buon curriculum e avere delle competenze specifiche in un determinato settore non fanno necessariamente un buon Presidente del Consiglio.

Forse un eccellente Ministro alle finanze, ma un premier è altra cosa. Con proporzioni ridotte un miliardo di volte lasciatemi dire che le mie conoscenze nel campo della finanza non mi hanno quasi mai aiutato a fare il sindaco. Mi ha aiutato, piuttosto, la sensibilità. E che c’entra direte voi? C’entra eccome! La politica, quella fatta bene, deve essere uno spazio umano. Occorre capire e interpretare le sofferenze, a volte i drammi, della gente. Occorre quella capacità di immedesimarsi negli altri, sentire sulla propria pelle le ferite e le piaghe di chi sta male. E poi, allo stesso modo, deve essere sogno e costruzione di felicità. Io insisto su questo aspetto perché ci credo moltissimo. Quindi, vi prego, non annoiatevi se ve ne parlo e non scambiatela per la solita filastrocca che vi fanno tutti. La sensibilità serve a un politico per capire che priorità dare alle questioni, i problemi sono sempre numerosi e nessuno potrà mai risolverli tutti contemporaneamente. Quindi è fondamentale sapere cosa viene prima e cosa viene dopo.

Stabilire le priorità è solo metà dell’opera, poi vengono le soluzioni. A questo punto la parte più importante del mio ragionamento e va la scrivo in stampatello: LE SOLUZIONI NON SONO TUTTE UGUALI. Per dare delle soluzioni ci vuole prima di tutto competenza e subito dopo si deve dire da che parte stare. Vi faccio un esempio. Vi ricordate quando Boris Johnson, primo ministro inglese, all’inizio della pandemia parlava di immunità di gregge e diceva che non occorreva chiudere niente per non danneggiare l’economia? Lui è di destra e, per quel viziaccio che ha la destra, prima viene la salvaguardia dell’economia e poi la salute dei cittadini. In seguito il COVID ha contagiato anche lui e ha cambiato idea. Trump negli Stati Uniti e Bolsonaro in Brasile hanno fatto la stessa cosa. E vi assicuro che Salvini e compagnia farebbero esattamente la stessa cosa in Italia. Sia che ci vadano loro direttamente al governo sia che ne sostengano uno che si chiami Draghi. Con loro non si può governare insieme e dirlo non è essere irresponsabili. Ma poi, e vado alla conclusione, voi seriamente credete con il clima politico così surriscaldato ci potrebbe mai essere una maggioranza coesa? Pensate veramente che, semmai ci fossero delle larghe intese, lascerebbero governare uno come Draghi? O, piuttosto, non ci sarebbe la corsa a impallinarlo e ricattarlo su ogni questione?

Stando così le cose io penso che la cosa più saggia che possa fare oggi a mezzogiorno l’ex presidente della Banca Centrale Europea sia rinunciare e sottrarsi a un martirio. Mentre noi, tutti noi, dovremmo avere la decenza di non bruciare un buon nome per la Presidenza della Repubblica”.

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