Diaspora pentastellata, dopo Corrao lascia anche Antonio Lombardo: “Il M5S non ha più un’anima”

redazione

Diaspora pentastellata, dopo Corrao lascia anche Antonio Lombardo: “Il M5S non ha più un’anima”

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venerdì 11 Dicembre 2020 - 14:25

Dopo Ignazio Corrao, un altro big del Movimento 5 Stelle trapanese lascia. Si tratta del deputato alcamese Antonio Lombardo, che come l’europarlamentare suo concittadino ha affidato ai social una lunga riflessione in cui spiega le ragioni che lo hanno condotto ad abbandonare i pentastellati e ad iscriversi al Gruppo Misto. Un passaggio che potrebbe anche essere transitorio, in vista della nascita di una nuova forza ecologista e progressista che Lombardo guarderebbe con favore.

La classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo è stata la votazione sul Mes: “Come per il Reddito di Cittadinanza, leggendario totem 5 stelle, il no al MES, in modo assolutamente pubblico, è stato sempre considerato un fatto identitario dal M5S. Una riforma del MES – che da programma dovevamo smantellare – contro cui tutto il movimento si era espresso in maniera contraria fino a qualche mese fa con innumerevoli post e prese di posizione a partire dall’ex capo politico. Non era un voto su Conte ma sulla riforma del MES che era stato già bloccato. La classe dirigente del m5s dovrebbe dimettersi in blocco; con questa decisione si rischia di far pagare un caro prezzo a tutti”.

Come altri compagni di viaggio di questi anni, Lombardo sottolinea dunque l’allontanamento dallo spirito originario del Movimento, in cui lo stesso parlamentare alcamese ha cominciato a militare, da attivista, nel 2012 e che adesso fa registrare una mancanza di dibattito interno che ha progressivamente emarginato le minoranze interne.

Alla luce di ciò, “se il partito a cui si appartiene cambia completamente rotta rispetto ai programmi e alle promesse fatte in campagne elettorali, trovo assolutamente legittimo che un parlamentare possa decidere di andarsene da quel partito. Nel m5s è difficile compiere un passo del genere, siamo tutti ingabbiati in una dittatura del pensiero, dove se non ti adegui sei fuori, sei isolato, sei messo in disparte, devi adattarti e pensarla come tutti gli altri. Uscire fuori da queste logiche è complicato ma doveroso, soprattutto quando si tradisce in modo così evidente un forte mandato popolare”.

Durissimo anche il riferimento ad Alfonso Bonafede: “Da avvocato non posso continuare a sostenere acriticamente il ministro della giustizia più inviso di ogni tempo a tutti gli operatori del diritto, dagli avvocati ai magistrati fino ai cancellieri, tralasciando la vicenda sulle scarcerazioni, solo per rispetto di un grande magistrato coinvolto in questo sgradevole episodio” (Nino Di Matteo, ndr).

Come i colleghi, Lombardo non intende dimettersi dalla carica ricoperta fino alla scadenza del mandato parlamentare: “Non lo farò poiché al mio posto subentrerebbe una persona che ha già lasciato il m5s durante le elezioni del 2018, pertanto con le mie dimissioni non cambierebbe nulla nella composizione del gruppo parlamentare alla camera”.

L’amarezza, nei confronti di un sogno ormai spezzato è evidente in uno dei passaggi centrali del post di Antonio Lombardo: “Oggi il m5s non ha più un’anima, non è rimasto nulla di quel progetto. Territori abbandonati, nessun coinvolgimento degli attivisti, che ormai purtroppo sono quasi praticamente svaniti, come i voti in cabina elettorale. Non si è vista nessuna umiltà di restare con i piedi per terra e rimanere legati al territorio e alla gente che piena di speranza ci aveva dato fiducia. Vi siete mai chiesti perché il m5s non si è mai organizzato seriamente sul territorio? La risposta è molto semplice: se attribuisci potere diffuso prima o poi quello centralizzato entrerà in crisi. Detto in altre parole, se organizzi delle sedi locali in modo democratico, qualcuno non avrà il pieno potere su tutto, perderà la gestione del giocattolo. Invece meglio questa anarchia controllata, tutto gestito da pochi: il m5s è dentro a un caos perfettamente gestito dall’alto. Tutto sempre deciso a tavolino da pochi eletti che hanno utilizzato e continuano ad utilizzare 11 milioni di voti degli italiani per governare senza alcun confronto, per sistemare compaesani e per perpetuare nei posti di comando soggetti vari. Una classe dirigente che in due anni ha perso 20 punti percentuali dovrebbe essere messa da parte immediatamente, dovrebbe farlo spontaneamente. Invece qui nessuna presa di responsabilità, nessuna autocritica, va tutto bene”.

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