Giuliana Zerilli è iscritta al Pd del quale è anche dirigente locale e provinciale.
Qual è il giudizio del suo partito sulle recenti elezioni amministrative di Marsala?
“Non lo so, e questa affermazione non è uno scherzo. Io posso rispondere a titolo personale perché gli organismi dirigenti del mio partito non sono stati convocati per fare l’analisi del voto e commentare il risultato elettorale disastroso uscito dalle urne dove per la prima volta il più grande partito della sinistra non ha eletto alcun consigliere. La direzione comunale non è stata convocata e del resto la segretaria cittadina Rosalba Mezzapelle non ha mai formalizzato la nomina di una segreteria che l’affiancasse”.
Alla base della sconfitta elettorale ci può anche essere anche una disorganizzazione del partito?
“Certamente. Ma non solo. Noi abbiamo perso per tante concause. Il centro sinistra che aveva contribuito cinque anni fa ad eleggere Alberto di Girolamo a sindaco, si è scollato. Ha perso pezzi magari anche per mancanza di dialogo perché non ha partecipato alle decisioni che si andavano prendendo in via amministrativa dalla giunta che lo ricordo era composta dalla maggioranza di iscritti al partito compreso il sindaco che allora era il segretario. E il risultato di questo atteggiamento politico si è visto alla vigilia delle recenti amministrative. Alcuni di noi avevano cercato di capire se oltre al sindaco uscente si potessero percorrere altre strade nella ricerca di un consenso più vasto…”
Poi però avete finito per scegliere il candidato e le alleanze…
“Mah! Ci sono stati passaggi che più che approfondire le questioni, ci hanno fatto perdere tempo. Il sindaco uscente poi ha rotto gli indugi e mentre il Pd ancora non aveva deciso, ha ufficializzato la sua candidatura. Attenzione, io non dico che avesse fatto male l’amministratore. Affermo che politicamente è stato un fallimento”.
Il Pd ha fatto la sua lista, ma non tutti i suoi iscritti si sono candidati sotto il simbolo del partito.
“Contravvenendo ad una decisione presa dalla direzione provinciale del partito, che dopo avere deciso non è intervenuta per controllare o quanto meno capire cosa stava succedendo. A proposito anche la direzione provinciale del partito non si è ancora riunita dopo la tornata amministrativa. Alcuni iscritti si sono candidati nella lista con il simbolo altri hanno scelto, con poca fortuna per gli uni e gli altri per la verità, soluzioni diverse. Chi lo ha deciso e quando non si è capito”.
E adesso a risultato acquisito che si può fare?
“Il PD secondo me ha il dovere malgrado la sconfitta, per onorare il ruolo di partito di governo in un momento così drammatico per la vita della nazione, di individuare la propria linea programmatica alternativa all’attuale giunta nel segno della responsabilità e della concretezza. Rispondendo al richiamo di unità che viene anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il PD non è un movimento né una lista civica e con le proprie regole deve avviare un confronto serrato per riprendere il proprio ruolo nella città e mettersi alla guida del centro sinistra. Un recente documento che vuole essere una specie di manifesto del raggruppamento di minoranza è maturato al di fuori del partito. Non capisco perché a a quale titolo e con chi si è confrontata la segretaria cittadina che lo ha anche firmato e con lei alcuni iscritti e dirigenti del partito democratico, così non si va certamente lontano”