Stati generali M5S, fine delle guerre stellari?

Linda Ferrara

Stati generali M5S, fine delle guerre stellari?

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domenica 15 Novembre 2020 - 16:17

Nel tardo pomeriggio si concluderà il confronto, avviato ieri, tra le diverse anime del Movimento. Il premier Giuseppe Conte è intervenuto all’apertura dei lavori per portare i suoi saluti.

Il risultato dell’incontro online tra i 30 delegati pentastellati scelti dagli attivisti, previsto nel tardo pomeriggio di oggi, segnerà la strada dei grillini, da qui alla fine del mandato elettorale, con ripercussioni verosimilmente all’interno del governo giallo-rosso. Se un accordo, inoltre, tra le diverse anime del Movimento dovesse sfumare, la forza politica fondata dal duo Casaleggio-Grillo potrebbe spaccarsi definitivamente. L’appuntamento degli Stati generali giunge dopo un anno difficile per i 5 Stelle, e a distanza di più di due anni dalla presa del potere esecutivo. Un’esperienza che ha plasmato molto il volto dei pentastellati, messi a dura prova dalla responsabilità di governare un Paese in difficoltà. In questi due anni, i grillini hanno dovuto adattare la loro politica a quella dei due diversi alleati con i quali si sono trovati ad amministrare l’Italia: prima la Lega di Matteo Salvini e successivamente il Partito democratico di Nicola Zingaretti. Entrambe le opzioni, però, hanno avuto come risultato la perdita di una buona fetta dell’elettorato pentastellato. Fatto, questo, che ha portato a molte fratture all’interno del M5S e messo in discussione il modus operandi del capo politico che ha concluso l’accordo innanzitutto con il governo giallo-verde: Luigi Di Maio.

Nonostante sia un abile giocatore, Di Maio, comunque, paga la scelta di una strategia politica completamente errata nel corso del primo anno alla guida della nazione. La cocciutaggine nel gareggiare con il leader della Lega Salvini, non ha portato fortuna all’allora capo grillino. Il passo falso di Luigi Di Maio è stato certamente quello di correre dietro al cavallo di battaglia del suo competitor/alleato di governo: la sicurezza. Una sventatezza madornale. Infatti, l’allora capo politico dei grillini, invece di seguire Salvini sulla politica dell’immigrazione, avrebbe potuto puntare su una delle stelle del suo Movimento, come l’ambiente che, in quel frangente, a livello planetario, veniva cavalcato con un importante seguito dall’attivista svedese Greta Thunberg. Uno sbaglio ingenuo, o forse no, dovuto ad una comunicazione non preparata a reggere quella di un avversario esperto, all’interno della compagine governativa, come dimostrava di essere in quella fase il leader della Lega.

Se non fosse stato per il “colpaccio” del premier, Giuseppe Conte, il quale con una manovra preparata ha messo all’angolo l’ex ministro Salvini, l’esperienza politica di Di Maio alla guida del Bel Paese sarebbe già terminata. Anche, però, il secondo governo formato con il PD non ha portato buoni frutti ai pentastellati. Inoltre, pressato dalla base, Luigi Di Maio ha dovuto cedere il suo ruolo di capo politico, consegnandolo a Vito Crimi in attesa del congresso del Movimento 5 Stelle di questi giorni, che dovrebbe risolvere il problema dell’accentramento del potere sollevato dagli attivisti e da non pochi rappresentanti politici presenti nei diversi livelli istituzionali. Tuttavia, Di Maio è riuscito ad ottenere la seconda carica politica governativa più importante, quella di ministro degli Esteri, e non si può non tenerne conto. Anche nel corso dell’esperienza del secondo governo, come già detto, Luigi Di Maio ha commesso altri errori. Se da una parte ha sostenuto chiaramente il premier Conte durante la gestione della prima ondata della pandemia da Corovirus, nel corso della seconda l’ex capo politico grillino è sembrato a tratti meno presente. Ancora una volta, la personalità di Conte, tutta da sfruttare nel momento in cui occorre prendersi delle responsabilità, dà probabilmente problemi per ambizioni politiche personali, portando alla scelta di restringerne le potenzialità.

Critica alle scelte di governo dei grillini, è l’ala del Movimento che fa riferimento ad Alessandro Di Battista. Fuori dai giochi di potere, all’indomani delle elezioni politiche del 2018, di recente ha svelato che nel corso delle trattative per la formazione del governo giallo-rosso sul suo nome è stato messo un veto dai renziani. Ricordiamo che il primo esecutivo, quello giallo-verde, si era formato perché Renzi aveva declinato l’invito; il secondo, dunque, sarebbe stato reso possibile proprio all’accoglimento dei pentastellati del “no” a Di Battista. Via quest’ultimo, però, via anche la Boschi da Palazzo Chigi.

Se da un lato Alessandro Di Battista rappresenta l’anima “pasionaria” del Movimento, dall’altro, tuttavia, manifesta incertezza sulle posizioni da mantenere di cui invece necessita una realpolitik. Scatenare, infatti, un dibattitto acceso all’interno della sua forza politica in piena emergenza sanitaria, non è stato recepito come una grande mossa dai molti suoi simpatizzanti, tanto da dover ricevere una perfetta ramanzina dal giornalista Andrea Scanzi, attento alle dinamiche del Movimento, il quale gli ha rimproverato i tempi sbagliati della sua iniziativa. Tra l’altro, non è l’unico episodio mal gestito dal pentastellato rivoluzionario. Rammentiamo, per citare alcuni esempi, il viaggio intrapreso a Bruxelles con Di Maio e il sostegno ai gilet gialli durante il primo governo Conte. Anche in quell’occasione, Di Battista maldestramente aveva adottato un comportamento che stonava con un esponente di una forza politica alla guida del Paese.

Entriamo adesso nel merito degli Stati generali. Un appuntamento che dovrebbe dare la svolta al Movimento 5 Stelle spantanandolo dall’ “impasse” in cui si è cacciato. La prima prova dei grillini è stata certamente superata: l’adesione. I 5 Stelle, infatti, hanno riscontrato una importante volontà di partecipazione e cambiamento dalla loro base. Un esempio è quanto accaduto in una delle regioni che hanno dato da sempre più soddisfazioni in termini elettorali: la Sicilia. Qui, il Movimento 5 stelle ha fatto spesso il pienone dei voti, ma è anche l’Isola dove si sono manifestate le defaillance più significative a livello di rappresentanza istituzionale. Al Parlamento siciliano, infatti, si è verificato uno strappo all’interno del gruppo politico, con tanto di costituzione di un’altra forza da Sala d’Ercole: Attiva Sicilia. Dalla trinacria, inoltre, è partito un monito agli eletti: più presenza sul territorio. E, forse, questa è la vera chiave di volta che serve ai pentastellati per potere ripartire. Altra dritta, data nel corso delle sei riunioni, tre interprovinciali e tre regionali, effettuate via web, è stata appunto quella della partecipazione: 974 sono stati gli attivisti siciliani a prendere parte agli incontri per stilare le proposte del documento da consegnare ai delegati per rappresentarli agli Stati Generali. Una massiccia connessione di sostenitori della causa grillina che ha sbalordito perfino i facilitatori chiamati all’arduo compito di coordinare l’indirizzo politico siciliano.

Certo, non sono mancati neanche i sostenitori di una possibile collisione all’interno del M5S, i quali hanno tacciato gli Stati generali come una “farsa”, poiché la linea futura della forza politica sarebbe stata già decisa. E sempre riconducibile alla frangia vicina a Di Battista. Ieri, però, alcuni critici sull’esito del congresso hanno fatto marcia indietro. Verosimilmente, hanno dovuto prendere atto della marea di temi imposti con forza dalla base e che sono stati trattati nei tavoli tematici della prima giornata d’incontri. Ambiente, acqua, connettività, trasporti e sviluppo, le 5 stelle del Movimento, sono ancora all’ordine del giorno. Così, pure, il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia ribadito in più sedi. I grillini, comunque, ne chiedono un miglioramento.

È stata confermata, dagli attivisti siciliani, la volontà di mantenere i due mandati per i rappresentanti eletti nelle diverse istituzioni. La necessità di un consiglio dei probiviri territoriale/regionale, oltre a quello già previsto a livello nazionale, nonché la sua revisione riguardo la composizione, è stato un altro tema molto dibattuto in Sicilia, dove evidentemente ancora sanguina la ferita causata dalla frattura, ma di cui non tutti gli esponenti pentastellati presenti nei diversi Parlamenti hanno probabilmente contezza.

È intervenuto all’inizio dei lavori il premier, Giuseppe Conte, per portare i suoi saluti. In prima linea nel fronteggiare la seconda ondata dell’epidemia del Coronavirus, cercherà di capire se la principale forza politica che sostiene il suo governo sarà in grado di mandare avanti l’esecutivo, uscendo rinvigorita dal confronto degli Stati Generali. Sebbene questo incontro sia stato anche bistrattato dai suoi principali avversari politici, è indubbio che dal suo esito potrebbero cambiare tanti assetti. Naturalmente, i commentatori politici si stanno chiedendo se davvero è giunto il momento della maturità del Movimento 5 Stelle come forza di governo. Ricordiamo, poi, che i grillini costituiscono in Parlamento una delle rappresentanze elettorali più ampie della storia italiana. Tra due anni dovrà essere eletto anche il Presidente della Repubblica, perciò, i numeri che oggi vantano non dovrebbero essere sprecati un domani. Un errore in tal senso, potrebbe segnare l’esistenza del Movimento stesso. Per tale motivo, gli Stati generali non dovrebbero servire tanto per tentare di mettere fine alle guerre stellari, quanto per evitare di lasciarsi inghiottire da un buco nero.

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