Nelle scorse settimane, anche a seguito di una iniziativa sui social dell’ex sindaco Renzo Carini, è tornata d’attualità la vicenda relativa alla eventuale richiesta di “Marsala Capoluogo di Provincia”.
Carini aveva proposto che la città lilybetana sostituisse Trapani nel ruolo, ormai divenuto più formale che altro dopo l’abolizione delle province. La storia di questa iniziativa non è di questi giorni, ma ha ormai radici “storiche”. Negli anni ’80 del 1900 l’ex senatore socialista Pietro Pizzo nella qualifica di deputato regionale detenuta in quegli anni, aveva avanzato la proposta che Marsala, assieme ai comuni del Belice e a Mazara del Vallo, si staccasse dalla provincia di Trapani diventando provincia autonoma. Poi la cosa tramontò perché per formulare una richiesta del genere occorrevano un determinato numero di abitanti che allora i comuni che ne avrebbero dovuto farne parte, non avevano. La cosa cadde nel dimenticatoio fino al 2002 quando ad intestarsi nuovamente l’idea fu ancora Pietro Pizzo, allora presidente del Consiglio comunale di Marsala.
“Il tetto minimo di abitanti da accorpare per creare una nuova provincia doveva raggiungere quota 180 mila – ci ha detto l’ex parlamentare -, però in quel periodo vista un’ analoga richiesta proveniente del comune di Caltagirone, patria tra l’altro di don Luigi Sturzo, l’Ars stava valutando la possibilità di diminuire il numero derogando al tetto minimo esistente. Anche allora però ne se ne fece nulla. Intanto perché la Regione non procedette alla deroga e poi perché, malgrado le iniziative intraprese, la classe politica dei alcuni comuni, Mazara del Vallo in testa, non diede la loro adesione alla nostra iniziativa. Oggi siamo davvero fuori tempo massimo e la politica, anche per esigenze economiche, guarda più all’accorpamento dei comuni ed escluso qualche caso sporadico, non ci sarà più la possibilità di creare nuovi Enti Locali”.
In realtà in Sicilia la città che più volte si è avvicinata all’obiettivo è Gela. Negli anni ’80 aveva quasi centrato l’obiettivo; negli anni ’90 raggiunse il quorum di abitanti, ma l’ARS non portò mai il DDL in aula; Nel 2010 ha presentato una proposta di Legge di iniziativa popolare, DDL mai voluto votare da parte dell’ARS; Nel 2014, visto l’impossibilità di creare nuovi enti, ha aderito alla Città Metropolitana di Catania, in attesa che l’ARS ratifichi la scelta.