Ricercatori italiani inventano un bracciale che misura distanza di sicurezza e temperatura

redazione

Ricercatori italiani inventano un bracciale che misura distanza di sicurezza e temperatura

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mercoledì 13 Maggio 2020 - 23:49

Mantenere la distanza di sicurezza è una delle regole fondamentali per contrastare la diffusione del Coronavirus, peccato sia anche quella più complicata da rispettare. Per evitare di girare con il metro in tasca, i ricercatori del Dynamic Interaction Control Lab dell’IIT di Genova hanno ideato una soluzione più pratica: un bracciale che rivela la distanza tra le persone e la temperatura corporea.

Si chiama iFeel-You ed è ancora un prototipo, ma esiste ed attende il supporto di aziende e investitori per passare alla fase successiva: quella dell’ingegnerizzazione e poi della produzione su larga scala.

“Non pensiamo di mettere il bracciale a 60 milioni di italiani, è ovvio – spiega a Mashable Italia Daniele Pucci, il ricercatore a capo del progetto – ma certamente, integrato alle altre misure di sicurezza predisposte, può essere utile in tutti quegli ambienti chiusi in cui riuscire a mantenere la distanza è difficile”.

Gli scenari di applicazione sono tanti, spiega il ricercatore: dall’ufficio, alla fabbrica come anche centri benessere, parchi divertimento, villaggi turistici o aree sportive. “Non cambia molto rispetto a prima, i bracciali già venivano usati in molti posti in cui si controllava l’accesso. Questo però ha delle funzioni in più e può essere usato anche in situazioni in cui non è possibile usare altre tecnologie come cellulari o termocamere, pensiamo a una maratona per esempio”.

Come funziona

Una volta indossato, il bracciale monitora la sua distanza dagli altri braccialetti e se due smartband si trovano troppo vicini iniziano a vibrare emettendo un segnale acustico. In caso di superamento della distanza di sicurezza, il braccialetto può anche memorizzare l’identificativo del bracciale vicino, offrendo così la possibilità di ricostruire i contatti con una persona positiva al Covid-19. Infine, essendo muniti di sensori per la registrazione della temperatura corporea, i bracciali riescono a diagnosticare in modo rapido uno dei principali sintomi dell’infezione da Coronavirus.

Adattabilità ai contesti

Per evitare che i bracciali vibrino sempre, i parametri possono essere modificati in base alle esigenze. “Ad esempio si possono impostare in modo tale che non vibrino tra familiari in vacanza in un villaggio turistico – spiega Pucci – oppure, immaginiamo in un ufficio, che vibri soltanto se il superamento della distanza di sicurezza dura oltre un certo tempo”.

La voglia di aiutare

“Ci abbiamo messo un mese per crearlo – continua il coordinatore del progetto – non ci sono stati né sabati né domeniche, è stata una galoppata. Volevamo fare qualcosa per aiutare e anche per dare un segno concreto che la ricerca c’è e può agire nel breve termine. Lo abbiamo sentito un po’ come un dovere, in quanto ricercatori che prendono finanziamenti dall’Unione Europea”.

Ed è proprio sfruttando i risultati di ricerca ottenuti lavorando al progetto europeo An.Dy, dedicato anche allo sviluppo di una tuta sensorizzata, che è nato iFeel-You.

Lo smartband, infatti, utilizza parte degli algoritmi e delle tecnologie che i ricercatori hanno ideato per consentire alla tuta di registrare e misurare sia la postura dell’intero corpo umano, sia gli sforzi articolari che si possono compiere nelle attività lavorative.

Le altre tecnologie messe a punto

L’impegno dell’IIT nell’emergenza Covid-19 non si ferma con il bracciale intelligente. “La virologia in senso stretto non rientra nei nostri piani di ricerca – si legge nella pagina dedicata a tutti i progetti di rapida applicazione cui stanno lavorando in questo periodo per contrastare il virus – Siamo bravi a fare ingegneria, simulazioni molecolari, modelli predittivi, intelligenza artificiale, nuovi materiali, robotica, genetica. Pensiamo che le nostre competenze possano essere messe velocemente al servizio di tutti per la soluzione di problemi reali e immediati”.

Tra lavori messi a punto c’è anche Low Hanging Fruits (LHF) un avatar robotico in telepresenza pensato per aiutare i pazienti, magari in isolamento da settimane, a contattare i loro parenti senza esporre a rischio lo staff sanitario e i propri cari. Strumento utile anche per la telemedicina

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