Coronavirus: come cambia la scuola con la didattica digitale

redazione

Coronavirus: come cambia la scuola con la didattica digitale

Condividi su:

giovedì 05 Marzo 2020 - 12:12

L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova il nostro Paese su più fronti. Il Consiglio dei Ministri ha deciso infatti la chiusura degli istituti scolastici in tutta Italia, luoghi molto “fertili” in cui veicolare influenze, come il Covid-19.

E’ dunque necessario, anche in vista di un futuro più efficiente e digitalizzato, sperimentare nuovi metodi didattici e modelli di apprendimento, alternativi alle lezioni frontali. Tra questi vi sono il telelavoro, il lavoro svolto anche da casa, e la didattica digitale per gli studenti che al momento non posso recarsi a scuola.

Marco De Rossi al liceo si annoiava, al terzo banco, dove si sedeva sempre. A 14 anni lo avevano mandato al classico, lui invece avrebbe voluto imparare a programmare. Fu allora che gli venne in mente di creare una software per rivoluzionare le lezioni. Oggi, 29 anni, è a capo di WeSchool, la startup che ha fondato. Si tratta di una piattaforma per la gestione dell’insegnamento e dell’apprendimento online.

Fornisce gratuitamente alle scuole italiane gli strumenti per la didattica digitale, offrendo a docenti e studenti la possibilità di integrare le attività svolte in presenza nell’aula con la formazione online, prevedendo anche le lezioni a distanza.

Nata come Oilproject, la piattaforma di De Rossi è frequentata da 100mila docenti italiani di medie e superiori su un totale di 440mila. O meglio: era frequentata. Adesso è presa letteralmente d’assalto. “Sono dei giorni pazzeschi”, racconta lui al telefono. “Il delirio è iniziato poco più di una settimana fa quando si diceva che la scuola avrebbe chiuso. Il traffico sul nostro sito è triplicato in poche ore. Tutti professori che in maniera autonoma hanno iniziato a fare didattica digitale. Questa domenica il secondo salto. Si è diffusa la notizia che le scuole sarebbe state chiuse e abbiamo avuto il maggior carico mai registrato sui nostri server: 2,2 di milioni di richieste all’ora”.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta