Si chiude la Caccia, gli ambientalisti: “In Sicilia sistema fuori controllo”. Meno cacciatori ma disegno di legge a favore

redazione

Si chiude la Caccia, gli ambientalisti: “In Sicilia sistema fuori controllo”. Meno cacciatori ma disegno di legge a favore

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venerdì 31 Gennaio 2020 - 17:30

Dopo 5 mesi, da oggi si chiude la stagione venatoria che in Sicilia era iniziata il 1° settembre, secondo il Calendario Venatorio emanato dall’Assessore regionale dell’agricoltura on. Edgardo Bandiera: per LEGAMBIENTE, LIPU e WWF Sicilia si chiude un altro anno nero per gli animali selvatici. In questa stagione si è di nuovo scatenano un mix micidiale sulla fauna: specie protette prese di mira; modifiche e deroghe del Calendario venatorio arbitrarie e non supportate dal punto di vista tecnico-scientifico; controllo del territorio sostanzialmente inesistente che ha lasciato terreno libero ai cacciatori di frodo. Ne sono tragica dimostrazione l’impennata di ricoveri di animali protetti nei centri di recupero della fauna selvatica che coincide con la stagione venatoria ed i continui gravi casi di bracconaggio: dopo pochi giorni di apertura della caccia, ad esempio, nel trapanese è stato preso a fucilate un esemplare superprotetto di Falco Pecchiaiolo; in provincia di Agrigento a novembre è stata uccisa a colpi di arma da fuoco (rinvenuti ben 60 pallini di piombo nel copro!) una rara Aquila di Bonelli, munita di trasmettitore satellitare perché costantemente monitorata dal progetto europeo Life “ConRaSi” (Conservazione Rapaci in Sicilia). E si tratta di una minima parte di quello che probabilmente avviene sul territorio non controllato.

Il sistema è fuori controllo, scarsa vigilanza
In questo contesto di caccia illegale, si innesca anche la situazione del complessivo indebolimento dei controlli venatori. Il Corpo Forestale regionale, specificatamente preposto alla materia, è ridotto ai minimi termini e ormai non è in grado di garantire una vigilanza settimanale ed estesa su tutto il territorio. Le altre Forze di Polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, ecc.) sono sempre più impegnate negli ordinari servizi urbani istituzionali e con organici sempre ridotti rispetto alle esigenze del territorio. Quello della caccia in Sicilia, quindi, è un sistema fuori controllo: le leggi ed i calendari venatori prevedono, sulla carta, limitazioni, divieti e prescrizioni, ma nelle campagne, concretamente, chi imbraccia un fucile ha la relativa certezza di poterle violare impunemente senza incappare in alcun controllo! Per questo LEGAMBIENTE, LIPU e WWF chiedono che la Regione Siciliana si attivi per dare immediata applicazione alle misure previste dal “Piano d’azione nazionale per il contrasto agli illeciti contro gli uccelli”, che individua la Sicilia come una delle aree italiane prioritarie nella lotta al bracconaggio, ove la carenza di controlli nell’ambito venatorio rischia di determinare la distruzione del patrimonio della fauna migratrice comunitaria che transita nel Mediterraneo.

Cacciatori siciliani in calo
Come nel resto del Paese, anche in Sicilia il numero dei cacciatori attivi è in picchiata. Confrontando i dati Istat del 2007 con i dati regionali del 2015, si evince un calo di circa il 30,5% delle doppiette isolane. Se nel 2006 erano 49.588 (ossia 34 ogni mille ettari di territorio cacciabile), oggi (dati 2018) nell’Isola sono 29.169. Ma, pur rappresentando lo 0,59% della popolazione siciliana, continuano – inspiegabilmente – ad esercitare una certa influenza sull’apparato politico-amministrativo della Regione Siciliana, come dimostra il Calendario Venatorio sempre sbilanciato a favore delle doppiette e contro la fauna. Ma talvolta è certa parte della politica che “corteggia” la lobby delle doppiette: all’Assemblea regionale siciliana, infatti, la Commissione Agricoltura sta esaminando un disegno di legge che prevede un’incredibile colpo di spugna sulle sanzioni (già blande) per chi non rispetta le regole! Come se non bastasse, si prevede la caccia tutto l’anno nei “quagliodromi” dove si potrà sparare qualsiasi specie animale riprodotta in allevamento ed appositamente liberata in campo; la caccia nei demani forestali (quelli sopravvissuti agli incendi…), attualmente vietata; la liberalizzazione dell’elenco delle specie cacciabili (anche specie non presenti in Sicilia come cervi, starne, caprioli ecc.!) e dei periodi di caccia… Una legge “calibro 12”, insomma che LEGAMBIENTE, LIPU e WWF contrasteranno in ogni sede.

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