Marsala ricorda Vito Pipitone. Libera: “Il suo sacrificio non sia vano”

redazione

Marsala ricorda Vito Pipitone. Libera: “Il suo sacrificio non sia vano”

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lunedì 11 Novembre 2019 - 16:36

“Vito Pipitone non era un eroe, ma un uomo giusto e il suo ricordo è un dovere affinché non sia vano il suo sacrificio per i diritti dei contadini. Ciò che ci insegna è la necessità di unirci per le giuste battaglie”. È quanto emerso nel corso della due giorni organizzata dal presidio marsalese di Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie, che è intitolato proprio a Vito Pipitone.

Due gli appuntamenti proposti: il primo si è svolto sabato pomeriggio, nel centro sociale di Sappusi, un incontro-dibattito con la visione del film “Due euro l’ora” del regista Andrea D’Ambrosio, ispirato a una storia vera che racconta un caso di sfruttamento lavorativo in un’industria tessile situata in un sotterraneo di una palazzina della periferia di Napoli.

“L’intento è puntare l’attenzione sul concetto di legalità e lavoro – ha detto il coordinatore del presidio di Libera Davide Piccione – e in particolare in agricoltura la strada da compiere è ancora lunga”. A ricordare la figura di Vito Pipitone, sindacalista marsalese della Federterra freddato dalla mafia l’8 novembre del 1947 è stata la giornalista Chiara Putaggio: “L’omicidio di Vito Pipitone è ancora senza risposte: non si conoscono gli esecutori materiali, né i mandanti. Si sa soltanto che la sera del 7 novembre 1947, mentre stava andando a trovare la madre in bicicletta, è stato raggiunto da un colpo di fucile allo stomaco, per poi morire il giorno dopo in ospedale, senza nemmeno poter parlare con sua moglie. Da 72 anni siamo senza risposte ma la memoria è doverosa per non rendere tutto vano”.

Alla due giorni ha partecipato il figlio di Vito Pipitone, Antonio, ormai 76enne, ma che all’epoca dell’omicidio del padre aveva solo 4 anni e che da dieci anni insieme a sua moglie e la figlia Marianna prende parte alle manifestazioni di commemorazione e di ricordo del papà, morto per i diritti dei lavoratori. “Vito Pipitone è uno tra i tanti sindacalisti che nel 1947 furono vittime della mafia, perché impegnati nell’applicazione della Legge Gullo che prevedeva l’assegnazione dei terreni incolti e mal coltivati ai contadini – ha detto Piero Genco segretario della CGIL Marsala –. Un frazionamento che alla mafia non andava giù. Vito con gli agricoltori occupava i terreni, era a capo di un gruppo. Questo ci deve insegnare, che anche oggi i sindacalisti per portare avanti giuste battaglie hanno bisogno di essere sostenuti dai lavoratori. Altrimenti tutto viene vanificato”. Il dibattito ha toccato le difficoltà del comparto agricolo e in particolare vitivinicolo e anche Tonino Passalacqua ha sottolineato la necessità di passare dall’ “io al noi, per raggiungere risultati che possano dare opportunità ai giovani”, anche se è indispensabile il sostegno delle istituzioni, come ha sottolineato Michele Stella, autore di un testo finalizzato alla redazione di un disegno di legge per il contrasto al lavoro irregolare. Il secondo appuntamento è stato domenica, quando la commemorazione si è spostata in una traversa via Bue Morto, luogo dell’omicidio, dove è intervenuta anche la Segreteria Provinciale CGIL Antonella Granello: “Per lasciare un’eredità dell’opera meritoria di Vito Pipitone abbiamo istituito due borse di studio (per un totale di 1000 euro) a suo nome da destinare ad altrettanti studenti universitari, assegnate all’interno della manifestazione organizzata dall’UDI – Unione Donne in Italia. Presso l’Aula del Polo Universitario di Trapani, la Cgil Sicilia ha deciso di intitolare la borsa di studio “ I Giovani…nuovi costruttori di Pace e Democrazia” in memoria di Vito Pipitone”.

Particolarmente commosso è stato il ricordo del vicesindaco Agostino Licari: “Ho conosciuto personalmente il fratello di Vito Pipitone, si chiamava Vincenzo era segretario della sezione di Terrenove del partito comunista ed è nelle sue mani che ho preso la mia prima tessera del PC. Era un giusto, un uomo che sapeva sempre cosa fare e di eccezionale saggezza, per questo tutti lo chiamavano ‘il senatore’. Poi io stesso divenni segretario di quella sezione, che era intitolata a Pio La Torre, decidemmo di cambiarne l’intitolazione in favore di Vito Pipitone, non certo per sminuire la figura di Pio La Torre, ma per ricordare fattivamente un giusto del nostro territorio”.

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