Abbiamo temporeggiato un po’, ammettiamolo. Ma è arrivato il momento, il più temuto dalle mamme e donne – regine (o meglio dire “dittatori di stampo hitleriano”) di ogni casa: il cambio stagione negli armadi. Se nell’era a.C. (Avanti Chiara) potevamo godere di ben due armadi a sei ante, letto contenitore, ripostiglio con relativa scarpiera ad hoc, spaziosa cantinola in garage e angoli vari ed eventuali tutti a nostra disposizione, ora pare che non ci sia più spazio per noi. Sembra proprio che la casa sia, in ogni metro quadro in planimetria, infestata da abbigliamento per l’infanzia. Mamma e papà si sono facilmente organizzati, nel corso del tempo, con un abbigliamento a quattro periodi, maglie a maniche corte per tutte le temperature, vestiario “a cipolla”, che tanto “non ci sono più le mezze stagioni di una volta”.
Ma la vera tragedia per una mamma è fare il cambio stagione per i propri figli: quando devi dividere estivo da invernale, e poi estivo troppo piccolo da conservare, estivo che potrebbe andare bene per l’anno prossimo, estivo che è rovinato e si può regalare. Infine c’è il peggiore: estivo che è ancora di mezzo tempo, può andare bene per l’autunno e, proprio per questo, resterà tra la roba invernale per tutto l’anno, nella vana attesa che venga sistemato nuovamente. Con l’evidente sconfortante risultato che nello stesso cassetto è possibile trovare maniche corte, maniche lunghe, gli immancabili leggins, collant leggeri, calze a metà gamba, calzamaglia pesante, passamontagna. Se nei primi mesi di vita del bambino, le cose sono conservate in perfetto ordine, in piccoli sacchetti sottovuoto rigorosamente Ikea, con tanto di etichetta identificicativa “collezione primavera-estate 6-9 mesi”, trascorso il primo anno, esiste un unico sacco nero (come quelli dell’immondizia) dove non si capisce più nulla. Persiste soltanto la divisione fra i familiari. Solo perché non esistono sacchi abbastanza grandi da contenere tutto insieme: abbigliamento madre, padre, figlia, giocattoli vecchi, organico differenziato. Se, poi, è plausibile aver conservato per anni le tutine in ciniglia da neonato in vista di un secondogenito (nel nostro caso, bebè presto in arrivo e quindi tutine chiaramente di nuovo pronte nei cassetti), dobbiamo mettere anche nel conto i vestitini della misura attuale della primogenita e quelli ereditati dalle cugine più grandi che conserviamo con cura per gli anni a venire. Insomma, un vero caos. Le cullette (due, nessuna delle due utilizzata per il loro scopo originale) sono adesso meri contenitori di indumenti vari, non meglio specificati. Il ripostiglio è colmo di sacchi che devono essere ancora smistati. La scarpiera è ridotta a scaffaliera multifunzionale. La mattina vestirsi è un dramma, la sveglia suona presto, sembra tutto un carnevale di Rio. Ed invece, purtroppo, non lo è.
Michela Albertini