Il potere “senza fine” e la ‘rivolta espulsa’ nel lavoro di Claudio Forti al Carmine

redazione

Il potere “senza fine” e la ‘rivolta espulsa’ nel lavoro di Claudio Forti al Carmine

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lunedì 03 Giugno 2019 - 17:54

Nel corso di un evento organizzato dagli avvocati del Foro di Marsala al Convento del Carmine venerdì scorso, sotto le ombre e le flebili luci del Chiostro lilybetano, è andato in scena “Senza Fine”, uno spettacolo teatrale tratto dal testo scritto da Claudio Forti. Il futuro distopico è una costante nei testi del drammaturgo marsalese, che da “La Regola del Tantalio” e “Truthful” fino a “Senza Fine” si addentra nei meandri di un sottomondo inquietante, claustrofobico, invincibile. E chi ne viene inghiottito non ha più via di scampo. Lo sanno, in fondo, anche Remo e Regina, che si dividono la scena come le due metà della stessa mela, rossa, invitante, ma marcia, putrida dentro. Il verme del potere li divora, ci… divora.

Finendo così per sommergere la contrapposizione rappresentata dai due coniugi. Remo, interpretato da Massimo Graffeo, sua anche la regia dello spettacolo, subisce passivamente le direttive del “Presidente”, un’entità che mai emerge, un po’ come quel Dio di Sorrentiniana memoria. Remo si allena per stare dentro dei vestiti troppo stretti, si aliena, fa le flessioni per piegarsi al volere “sovrano” e insindacabile. Ma quando resta indietro, quando abbassa la guardia ecco che per lui arrivano l’ammonizione e il cartellino rosso di fantasmi che aleggiano, di occhi che guardano e osservano come un Grande Fratello Orwelliano. E lei, la sua Regina, moglie nevrotica interpretata come sempre magistralmente dall’attrice Diana D’Angelo, schiava dei vizi, di carte da gioco e cocaina, eroicamente si oppone al marito in veste ribelle, ma pericolosamente. E anche per lei l’inevitabile espulsione dalla società, da una società dalle sembianze apocalittiche, dove se sbagli non puoi tirar fuori l’asso dalla manica, non puoi barare. In questo contesto si inserisce un’altra figura, anch’essa citata, quel figlio finito chissà dove, costretto a ripudiare la sua famiglia per non soccombore in questo pazzo, pazzo mondo.

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