Come avevamo anticipato, un’interessante incontro si è svolto a Palazzo Municipale tra il sindaco e le organizzazioni animaliste OIPA, ENPA e Randagi del Sud per mettere a punto un documento stilato e distribuito dalla Protezione Animali con delle proposte per combattere il randagismo e l’abbandono dei cani. Un documento dettagliato ed ufficiale che l’Amministrazione comunale, rappresentata da Alberto Di Girolamo, intende attuare cercando di coniugarlo con le possibilità, soprattutto economiche, dell’Ente, ma l’incipit della relazione “… ottimizzare i costi di gestione del fenomeno”, sembra allettante. Come si legge, il randagismo nasce in primis dalla mancanza di microchip e sterilizzazione dei cani padronali e dei randagi presenti sul territorio dalla nascita o per abbandono.
“La necessità nasce dalla difficoltà del cittadino e del cane di convivere sul territorio, dalla mole di segnalazioni e dalle responsabilità delle associazioni per dare risposte alla cittadinanza ed assistere i randagi”, scrivono i volontari OIPA, nelle figure del delegato Giorgio Lo Fria, della vice Gloria Genna e dell’addestratrice ed educatrice cinofila Milena Urso. Primo punto: controlli sui cani padronali a tappeto in tutte le abitazioni, terreni o aziende. Il Comune così potrà stilare un elenco in base al sesso dell’animale al fine di conoscere chi è microchippato o meno per provvedervi gratuitamente presso il canile o a domicilio. Altra questione, il servizio gratuito di sterilizzazione, che potrebbe essere rivolto a chi presenta un modello ISEE con reddito basso. Per fare ciò sarà necessaria una campagna di sensibilizzazione a macchia d’olio, solo così si potranno limitare abbandoni e nuove nascite indesiderate.
Uno “Sportello per i diritti degli animali” creato ad hoc, secondo le richieste dell’OIPA, sia telematico che presso uffici comunali, potrebbe occuparsi di ricevere le istanze per le sterilizzazioni, le segnalazioni di cani randagi che necessitano di intervento e i casi di maltrattamenti che, nonostante non sia una piaga allarmante come in altre zone della Sicilia, comunque desta molta preoccupazione. “Bisogna sterilizzare prima i cani sul territorio e poi quelli in canile per mitigare il fenomeno – affermano i delegati -. Una volta che il randagio arriva in canile per la sterilizzazione poi dovrà essere reinserito nel territorio, se idoneo e quindi privo di malattie infette, entro 40 giorni dalla cattura”, così come previsto dalla normativa vigente. L’OIPA si rende disponibile anche a fornire materiale per la creazione di un sito istituzionale al fine di incentivare le adozioni. Un’idea embrionale era stata decisa con l’ex assessore al ramo Lucia Cerniglia ma poi tutto rimase in sospeso.
Un fenomeno presente, soprattutto in alcuni quartieri, è quello di residenti che si occupano di randagi. Spesso, per evitare problemi, li legano: “Riteniamo necessaria la creazione di una piccola area recintata per non tenere legati a catena i randagi di cui i cittadini si occupano soprattutto a Sappusi”, si legge nella relazione. Infine, l’ultimo punto riguarda l’adozione dei cosiddetti “cani a distanza”. “Con un apposito modulo in cui il cittadino si assume la responsabilità del proprio operato sgravando il Comune dall’onere, potrebbe adottare dal canile un cane a distanza, ovvero farlo uscire con regolare permesso per una passeggiata o altro, recarsi in canile per rendere la vita dell’animale più dignitosa – scrivono i delegati OIPA -. Il cittadino, con un contributo mensile, potrebbe contribuire al sostentamento di uno o più cani e alleggerire le casse comunali. Per fare ciò è necessario un apposito regolamento”.
Tra le altre proposte, quella dell’associazione Randagi del Sud che ha chiesto al Comune un contributo economico per far partire i cuccioli adottati in altre parti d’Italia al fine di sostenere le spese del viaggio e del trasporto. In linea generale proposte molto attuabili che per il Comune comporterebbero poche mosse e pochi esborsi. Ora il prossimo passo spetta all’Amministrazione lilybetana.