Uno dei tanti viaggi della speranza dalla Libia verso l’Italia si è trasformata in un’ecatombe di migranti. L’ennesima tragedia si è consumata nel mare siciliano, punto di passaggio per molti di loro prima di raggiungere l’Europa, la nuova terra promessa per centinaia di migliaia di persone disperate che partono dall’Africa dilaniata dalle guerre e dalla povertà. Nei giorni scorsi circa 1400 migranti sono sbarcati nelle nostre coste. Settecento profughi sono approdati tra Palermo, Pozzallo e Augusta, mentre le notizie riportano che tre imbarcazioni si sarebbero rovesciate al largo della Libia causando la morte di trenta persone. In particolare, tre imbarcazioni, con a bordo 500 migranti, erano dirette in Europa, ma sono state intercettate e riportate a riva, mentre altre tre barche sono affondate di fronte a Mellitah, causando la morte di 30 persone. E’ di questi giorni la notizia, riportata dall’ANSA, che un team composto da poliziotti ed esperti Ue, proprio per far fronte all’emergenza sbarchi, sia pronto a muoversi quando avvengono sbarchi al di fuori delle località in cui sono presenti gli hotspot – strutture allestite per identificare rapidamente, registrare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti, e che saranno create per sostenere i paesi più esposti ai nuovi arrivi (quindi Italia e Grecia ma anche Ungheria, per esempio). I migranti, infatti, saranno identificati, secondo quanto previsto dalla Commissione Europea, presso il “mobile hotspot team”, il primo dei quali sarà operativo a Catania entro la fine del mese.
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