Sequestro di beni tra Palermo e Trapani. Coinvolti imprenditori collusi con la mafia

redazione

Sequestro di beni tra Palermo e Trapani. Coinvolti imprenditori collusi con la mafia

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martedì 08 Marzo 2016 - 08:59

Sono Salvatore e Nicolò Candela i costruttori trapanesi al centro del provvedimento di sequestro a cui è stata data esecuzione questa mattina dagli agenti di Polizia della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile della Questura di Trapani e dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani.

Circa 6 milioni il valore dei beni oggetto di un sequestro anticipato di beni ai fini della confisca: si tratta di 8 beni immobili, 37 tra auto, furgoni e mezzi meccanici, 5 aziende, 10 partecipazioni in altre società e 114 tra conti correnti e rapporti bancari. L’operazione ha interessato i territori di Fulgatore, Valderice, Paceco, Palermo e Prizzi.

Le attività di indagine condotte hanno permesso di dimostrare l’asservimento del gruppo Candela agli interessi della mafia trapanese nella gestione di appalti pubblici, portato avanti attraverso il controllo di alcune società e la compiacenza di funzionari corrotti. Tra gli appalti finiti sotto osservazione dei magistrati nel corso dell’inchiesta, figurano anche quelli riguardanti l’aeroporto “Falcone e Borsellino” di Punta Raisi e la caserma Beghelli di Palermo (circostanza di cui si trova traccia anche nei “pizzini” rinvenuti dopo la cattura dei boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo). Agli atti anche una vicenda riguardante la Provincia Regionale di Trapani e la tentata turbativa di un pubblico incanto a proposito dei  lavori di adeguamento dell’Istituto tecnico per geometri di Trapani, su cui era stata concordata una tangente di 50 milioni di vecchie lire. In quest’ultimo caso, ad aggiudicarsi l’appalto fu un’altra azienda, ma si trattò di un episodio casuale, determinato da un errore nella formulazione del ribasso offerto.

Un’indagine che dunque conferma, ancora una volta, le connessioni tra la criminalità organizzata ed alcune frange dell’imprenditoria trapanese. I Candela, secondo le accuse, avrebbero infatti versato parte dei proventi incassati in questi anni nelle tasche delle cosche mafiose.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso la Questura di Trapani.

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