L’arte non si copre

Vincenzo Figlioli

Apertura

L’arte non si copre

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giovedì 28 Gennaio 2016 - 06:59

Abbiamo letto un po’ tutti con un certo sgomento la vicenda delle statue coperte a Roma per non offendere la sensibilità del leader religioso iraniano Hassan Rohani, in visita nella Capitale. Nel momento in cui la vicenda comincia a fare il giro del web, come spesso accade l’idiozia si rivela orfana: Renzi non ne sapeva nulla, il Ministro Franceschini nemmeno e persino Rohani ha affermato di non aver mai avanzato alcuna pretesa in tal senso. Magari, come spesso accade, avrà deciso il solito funzionario “più realista del re”. In alternativa, siamo di fronte al solito scaricabarile.

A pensarci bene, più che della vicenda in sé, dovremmo stupirci di noi stessi che ancora ci sorprendiamo di fronte a un Paese che da anni ha rapporti poco sereni con la sessualità: nel 2001 Berlusconi impose ai genovesi di non stendere la biancheria intima ai balconi per non urtare il senso del pudore dei Capi di Stato giunti in Liguria per il G8. Sette anni dopo, lo stesso Berlusconi fece coprire il capezzolo nudo della protagonista di un’opera del Tiepolo che si trovava alle sue spalle. Lo scorso anno a giugno, vennero coperti i manifesti della mostra di Tamara de Lempicka per la visita del Papa a Torino. Ma la censura si è scagliata con inopinata violenza anche contro l’arte cinematografica, da Pasolini a Bertolucci. E in questi giorni in cui si parla di unioni civili e stepchild adoption, i principali detrattori del ddl Cirinnà pubblicano sulla propria pagina Facebook immagini di donne e uomini seminudi immortalati durante qualche Gay Pride.

Tutto questo per dire che esiste una residuale componente ipocrita e bigotta che fa parte del nostro recente passato e di cui faremmo bene a liberarci. Tanti anni prima, nella nostra Italia, certi pudori non c’erano: basta pensare al simbolismo fallico, di cui ampie tracce si trovano a Pompei ed Ercolano, ma anche alla nudità di preziosi reperti che troviamo dalle nostre parti, come il Satiro Danzante o la Venere Callipigia. Cogliamo l’occasione per un appello rivolto ai direttori dei Musei che ospitano queste opere: qualunque leader politico o religioso passi da qui, lasciate queste statue libere di splendere nella loro naturale nudità. Magari turberemo la serenità di qualcuno, ma eviteremo di apparire ridicoli agli occhi del mondo.

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