Fino all’altro giorno vivevo la mia vita tranquilla da siciliano, in quest’isola di merda baciata dal sole e bagnata dal mare, inconsapevole e contento della mia digestione da siciliano medio, capace cioè di ingurgitare fritto come fosse acqua, guidare la moto senza casco e posteggiare in terza fila, quando ad un certo punto apro internet e mi vedo la foto di Rosario Crocetta, cioè il presidente della mia regione, che per contraddire Vecchioni sul fatto che la Sicilia sia un’isola di merda si è fatto fotografare in spiaggia, in costume, in pieno dicembre, col “Giornale di Sicilia” in mano, manco fosse stato sequestrato dalle Br.
Ho visto quest’immagine di vecchio con le spalluzze e la pelle cascante, i capelli tinti, il sorriso compiaciuto da classe dirigente in vacanza incapace di intravvedere la figura di merda che sta facendo e sta facendo fare a tutti noi, siciliani che lo abbiamo votato per rappresentarci al meglio, e mi è venuto in mente Grossman.
Una volta infatti David Grossman scrisse che un popolo ci mette del tempo a costruire anche esteticamente la sua classe dirigente. Lui lo diceva rispetto ad Israele, a proposito del rapporto tra potere e letteratura. E allora pensai che effettivamente era vero, che ogni popolo plasma una classe dirigente un po’ omogenea da un punto di vista estetico, e quindi riconoscibile. Che ci vuole del tempo, che darwinianamente va avanti per tentativi ed errori però alla fine spunta fuori l’uomo politico tipo di quel popolo, che poi alla fine sembrano fatti tutti con lo stampino. Prendi gli americani per esempio, mi sono detto allora, dopo aver letto Grossman, ci hanno messo 200 anni, ma poi si sono standardizzati, verso gli anni sessanta col tipo “Kennediano”: bianco, con i capelli brizzolati all’indietro e leggermente stempiato ai lati, e, per quanto possibile, un sorriso cavallino da classe dirigente, che uno il presidente americano, in una foto di gruppo lo riconosce subito. Voi direte: e Nixon? Che c’entra, dico io: gli esemplari regressivi, le generazioni di passaggio le dovete mettere in conto e non perdere di vista il quadro d’insieme. Dovete guardare anche a chi ha perso. Prendete Al Gore, ad esempio: ha perso, ma uno lo guarda e sembra fatto con lo stampino. Tant’è che gli americani quando fanno i film e si immaginano un presidente mica ci mettono Danny De Vito, ci mettono Martin Sheen o Michael Douglas, ci mettono. Con Obama il rapporto cinema-potere invece si è invertito: Obama deve tanto a Morgan Freeman, che ha fatto il presidente due tre film prima di lui e gli ha preparato il campo. Ma insomma, tutto questo per dirvi che dopo aver letto Grossman quest’idea che ogni popolo plasma la propria classe dirigente anche esteticamente non se ne è andata più dalla mia testa. Per cui l’altro giorno, quando ho aperto internet e ho visto la foto di Crocetta a mare che mettendosi in costume voleva dimostrare che la Sicilia non è vero che è un’isola di merda come ha detto Vecchioni, ho sofferto come un matto, ho sofferto molto di più di un siciliano medio a cui non è capitato di leggere quel pezzo di Grossman. Ma ancora di più a dire il vero, avevo sofferto qualche settimana prima, quando avevo aperto internet e avevo visto il video intitolato “visita del cardinale e di Rosario Crocetta al nuovo reparto malattie metaboliche rare di Palermo”. La scena è questa: c’è il cardinale di Palermo in visita al nuovo reparto malattie metaboliche rare della città e si è fermato a parlare con la madre di un bimbo di 10 anni malato da mesi, la mamma e il cardinale parlano fitto, mano nella mano vicino al letto del bambino, e la mamma racconta del calvario della malattia, della stanchezza, della sofferenza di veder soffrire un figlio così piccolo e lo fa forse anche per far capire quanto è importante il nuovo reparto. Chi riprende poi fa un giro panoramico e si vede che la camera è piena di gente, si riconosce anche l’assessore alla sanità della regione Gucciardi (a lui l’ho riconosciuto perché è delle mie zone, mentre il cardinale non lo conoscevo ma l’ho sgamato che era cardinale dal vestito) poi una dottoressa, e un signore che si intuisce essere il padre del bambino, in lacrime, che si asciuga il viso con un fazzoletto. Ed ecco che ad un certo punto vediamo arrivare un signore vestito elegante, fiondarsi proprio in mezzo alla gente, senza neanche chiedere permesso, con le mani giunte davanti al petto a mo di rompighiaccio e dal modo con cui saltella e dalle facce sofferenti della gente al suo passaggio si capisce che calpesta piedi, calcia stinchi, sgomita costole. Quest’uomo panciuto, col naso a patata, gli occhiali, i capelli tinti si fa strada a spintoni e raggiunge alle spalle la madre del bambino, la prende per le spalle e cerca di girarla verso di sé, tenta di dividerla dal cardinale, ma vedendo che i due non gli prestano attenzione, prima da pacche sulle spalle ad entrambi, poi li aggira e inizia ad urlare frasi sconnesse tipo “gome si ghiama questo giovanotto?” riferendosi al bambino e gli dicono che si chiama Giovanni e allora si mette a battere le mani e si mette il muso a culo gallina e inizia a urlacchiare “bravo Giovanni che stai meglio e la mamma è felice …” facendo i versi come fosse davanti ad una culla invece che ad un bambino di 10 anni , malato; e siccome nessuno lo caga, allora si gira e torna dietro al cardinale e alla mamma di Giovanni e da pacche sulle spalle alla mamma e le parla all’orecchio a mimare confidenza … e tutto questo lo fa guardando di tanto in tanto la telecamera. E a questo punto il cardinale sbotta e inizia a pregare un padrenostro e tutti si uniscono alla preghiera e appena finisce la preghiera il matto torna a battere le mani e grida “un applauso a Giovanni!!!” ma nessuno lo segue perché dopo il padrenostro era la volta dell’avemaria e allora il signore fuori sincrono, passeggia nervosamente durante tutta l’avemaria (che per fortuna è breve, non è l’atto di dolore) e quando finalmente finisce anche questa, urlacchia ancora “Pravo Giovanni che sta meglio!” sincerandosi prima che la telecamera lo inquadri e fottendosene invece che il bimbo ha un respiratore in bocca e non può rispondere ed evidentemente non sta meglio; ma lui imperterrito batte le mani, sempre da solo, che nessuno lo segue, saluta “Ciao Giovannnnniiiiii!” e se ne va. Ma a questo punto la gente dentro la camera si apre in due al suo passaggio, manco avesse la peste (ma forse anche per la paura di avere ripestati i piedi). Questo mostro del fuori sincrono, quest’uomo impacciato e fuori luogo, incapace di empatia se non verso la telecamera, quest’uomo brutto da vedere e da ascoltare è Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia. Ma come, mi sono detto allora: questo sarebbe il massimo rappresentante della classe politica siciliana, il primo presidente presentabile dopo Totò Cuffaro detto “vasavasa” e Raffaele Lombardo? Questo sarebbe il paladino della legalità? Il rivoluzionario della meritocrazia? l’ex sindaco di Gela paladino dell’Antimafia? Il paladino dei diritti civili? Ma non avevamo eletto un Montalbano? Com’è che ci ritroviamo sto Catarella? E allora mi è venuta in mente una pagina memorabile del “Sorriso dell’ignoto marinaio” di Vincenzo Consolo, un romanzo ambientato in Sicilia ma nell’800, che così fa entrare in scena la classe dirigente dell’isola:
<< … da una strada vide sbucare nella piazza, in testa a un drappello di servi e di campieri, un uomo saltellante sopra due gambette storte, tonde come una botte, i braccini aperti, tutto sorridente nella sua faccia lucida di lardo. “Come siamo sgradevoli, che brutta razza siamo!” disse tra sé il Mandralisca andando incontro, sorridendo, verso il barone Manca “>>.
Consolo, insomma, pensava, anche lui come Grossman, che la classe dirigente esprimesse esteticamente tutta la razza, quella “brutta” dei siciliani in tal caso … e allora mi sono venuti in mente i cannoli di Cuffaro e la sua boccuccia carnosa e umida e quelle guanciotte “tirabaci”, levigate dal fiume delle migliaia di bocche e guance sulle quali le strisciava a mo di bacio durante le campagne elettorali. E Lombardo col suo baffo largo e grigio come il sotto di una scopa e quel riportino che a solo guardarlo faceva rinascere la fiducia nella possibilità che, prima o poi, il ponte sullo stretto potesse essere costruito. E di nuovo Cuffaro, panciuto e trafelato, che durante una diretta tv, ancora sconosciuto, da un teatro di Palermo attacca Falcone in studio in difesa “della Sicilia perbene” che il magistrato, a suo dire, stava infangando. E ora Crocetta, con la sua antimafia e antiomofobia scomposte e antidemocratiche, che se non la pensi come lui, anche sulla cottura della pasta, allora o sei mafioso o sei omofobo. Crocetta che con tutti i suoi Tutino e gli sbiancamenti anali e ora sta “catarellata” all’ospedale e i suoi piagnistei scomposti, ha inaugurato per la Sicilia, dopo quella imbarazzante dei collusi con la mafia al potere, una nuova stagione: quella dell’Antimafia Imbarazzante al potere. Tutte e tre poi affetti da questa lingua di pezza che gli fa invertire tutte le “t” con le “d”, le “g” con le “c”, le “p” con le “b” e tutte le “s” con le “z” e viceversa; mai che ne becchino una sti maledetti! Che il giorno che succederà, che riusciranno a beccare una “c” che sia veramente una “c”, c’è da fare la ola come allo stadio di fronte ad un gol in rovesciata.
Questi tre, mi sono detto, che sembravano provenire da due campi avversi, alla fine sembrano fatti con lo stampino. Vuoi vedere che dopo una cultura millenaria, dopo aver creato il più antico parlamento del mondo, dopo essere stati culla della Magna Grecia e aver espresso gente come Quasimodo, Pirandello, Sciascia, Maiorana, Gentile, Falcone, ecc. stringi stringi alla fine questo siamo noi siciliani? Questa “brutta razza”?
Renato Polizzi