Da 14 anni conviviamo con l’angoscia che un aereo possa schiantarsi contro i nostri palazzi o i nostri monumenti. Da 14 anni conviviamo con l’idea che possano saltare in aria le nostre metropolitane, i nostri treni, i nostri autobus. Da 14 anni conviviamo con sistemi di sicurezza che avrebbero dovuto dare maggiore serenità alle nostre vite e che si sono rivelati in larga parte inadeguate. Da 14 anni conviviamo con presunti esperti di geopolitica che ci spiegano che dobbiamo bombardare gli “Stati canaglia”, chiudere le frontiere, respingere i migranti e con governanti che ripetono sempre le stesse frasi, ostentando rassicurante fermezza. Tanto di quello che ho letto e ascoltato in queste ore, dopo gli attentati terroristici che hanno seminato morte e orrore a Parigi, luogo simbolo della cultura europea, mi ha fatto pensare che non abbiamo capito ancora nulla di quello che sta succedendo da 14 anni a questa parte. Non c’è un tagliagole dell’Isis che sia arrivato sulle nostre coste a bordo di un barcone, rischiando di affondare come i migliaia di uomini e di donne che da anni convivono a casa propria con lo stesso orrore che oggi viviamo nelle nostre città. Arrivano su comodi voli internazionali, esibiscono il loro bel visto turistico per poi organizzarsi con i propri complici già presenti in loco. Comunicano sul web, si scambiano informazioni, pianificano i propri disegni. E mentre noi ci preoccupiamo che qualcuno attinga ai nostri dati sui social, esibendo ridicoli messaggi sul rispetto della privacy, nessuno riesce a individuare i loro. E qualcun altro, a pochi passi dalle nostre case, continua a imbottirli di armi di ultima generazione. Nel frattempo, abbiamo pensato che andando a bombardare l’Afghanistan o l’Iraq avremmo risolto i problemi. O che la “primavera araba” avrebbe restituito nel giro di qualche mese ai popoli del Nord Africa o del Medio Oriente le libertà sottratte da anni di dittature avallate dalle politiche post coloniali dell’Occidente. Non abbiamo capito che non ci troviamo di fronte a uno Stato che ne attacca un altro, o a un nuovo Hitler: c’è un nemico diffuso, cittadino del mondo (a modo suo), tendenzialmente impossibile da bloccare. Magari saranno anche pochi, ma sono ovunque. Si muovono in piccoli gruppi, continuamente in contatto con loro. Hanno strategie e piani ben precisi e riescono a metterli in pratica beffando i nostri sistemi di sicurezza. Ci fanno sentire vulnerabili ogni volta che andiamo in una grande città, saliamo su un aereo o su un mezzo pubblico, andiamo allo stadio o a un concerto. Difficile dire quale sia il loro obiettivo: ma se è quello di farci vivere nel terrore e nell’angoscia, dobbiamo ammettere che hanno vinto loro. Perché ci riescono da 14 anni.
Immigrazione