A qualcuno sarà pure capitato di farsi una passeggiata in centro il sabato sera, in particolare lungo la via XI Maggio e magari d’indignarsi. Lo spero per voi. Perché l’indignarsi è il primo passo verso una visione critica della società, di come vanno le cose. Ebbene, sarete passati da quelle zone e magari avrete anche visto orde di ragazzini che passano il loro tempo, tra una chiacchiera e l’altra, mangiando un pezzo di pizza o qualche patatina fritta. Il medico dirà che mangiarli fa anche male ma almeno i ragazzi escono dal mondo virtuale ed alienante fatto di social e selfie. Ma qui il problema è un altro e si chiama educazione. Io appartengo ancora a quella generazione che se buttavi carta per terra o dal finestrino i genitori ti rimproveravano, se prendevi un cattivo voto a scuola non uscivi per una settimana. Oggi la situazione si è ribaltata. Ho sempre distinto l’ineducato dal maleducato, perché mentre nel primo caso è la società che forma un bambino o ragazzo che sia, nel secondo caso è la famiglia che non ha cresciuto a dovere il proprio figlio. Ma davanti alle cartacce, ai vassoi di plastica, ai mozziconi di pizza, alle cannucce e alle lattine lasciate lungo i bordi del marciapiede in pieno centro storico, credo più che mai che non ci sia più distinzione tra i due termini. Questi ragazzi sono figli di una generazione probabilmente decadente, che il posto fisso lo ha visto e lo ha vissuto, che si è fatta fare il lavaggio del cervello dai messaggi filtrati dalla televisione, che ha cresciuto il proprio figlio senza fargli mancare nulla perché i nonni sanno cosa è la guerra e la fame. Niente più rimproveri, al massimo una sgridata se si lascia in disordine il salotto… ma poi per strada puoi lasciare pure i tuoi rifiuti. Dispiace dover costatare che questa mancanza di rispetto verso il prossimo, verso l’ambiente in cui si vive, sia una questione meramente generazionale, perché non dovrebbe essere così. L’educazione ed il rispetto dovrebbero essere caratteristiche predominanti di ogni soggetto, indipendentemente dall’età o dalla città in cui si è vissuto. Allora spero che queste poche parole le leggano quei genitori che sono i primi ad aver perso i valori e a non infonderli nelle generazioni di domani. Così oggi li ritrovi annoiati a sfamarsi, a lasciare la spazzatura per terra e a rovinare il nostro suggestivo centro storico. Perché sono sfiduciati, non sanno cosa li attenderà in futuro, non hanno interessi. Ma da qualcosa possono ripartire: hanno imparato ad amare chi viene da un altro paese, chi ha un colore di pelle diverso, ciò non li spaventa…
Sport