La sua nomina è arrivata un mese fa, dopo una lunga gestazione, andando a completare una squadra di giunta che non aveva un tecnico con competenze specifiche in materia di agricoltura e attività produttive. Quarantenne, imprenditore vinicolo laureato in scienze politiche, Nino Barraco ha cominciato subito a confrontarsi con una macchina amministrativa complessa, in cui gli toccherà occuparsi anche di verde pubblico e sviluppo economico.
Com’è nata la sua designazione?
Da una chiamata diretta del sindaco Alberto Di Girolamo. Inizialmente avevo detto di no, poi ho pensato che potevo essere la persona giusta per aiutare l’agricoltura marsalese.
Cosa può fare un assessore comunale per l’agricoltura?
Teoricamente nulla. Praticamente moltissimo. E’ vero che molte leggi sono di ambito e competenza regionale, ma se noi stimoliamo comportamenti positivi, penso alla necessità di tenere puliti i terreni o di praticare un marketing integrato mettendo assieme i produttori vinicoli, le aziende turistiche e gli aspetti culturali che fanno parte di Marsala, si può creare una forza attrattiva in grado di risollevare la nostra economia. Vent’anni fa questo processo sarebbe stato costoso e lento. Ora le nuove tecnologie hanno reso tutto più semplice. E in più abbiamo l’aeroporto di Birgi, che ci aiuta molto. E’ importante però che ci sia anche una crescita culturale dei nostri concittadini che devono sentirsi parte di questo progetto.
Quali saranno i prossimi passi in tal senso?
Intendiamo portare avanti un’azione di coordinamento. Il Comune non può dare soldi né fare azioni dirette per migliorare la vita delle aziende. Può però coordinare l’azione e lo sforzo dei privati, nell’ambito di un sistema in cui ognuno abbia il suo ruolo.
Pensate anche a eventi o iniziative che coinvolgano le aziende locali e potenziali acquirenti stranieri?
Abbiamo previsto degli incontri con i produttori e la stampa con l’idea di creare una comunità vitivinicola. Per gli aspetti commerciali, però, credo che ognuno debba muoversi singolarmente. Il Comune non può sostituirsi al marketing delle singole imprese. Può, tutt’al più, creare un supporto che amplifichi la comunicazione aziendale.
In questi giorni alcune organizzazioni sindacali hanno parlato della necessità di un orientamento che tuteli il prezzo dell’uva da ulteriori ribassi. Su temi come questi avete in mente di confrontarvi con le cantine sociali?
Sì, ma sappiamo anche che la politica non può sostituirsi al mercato. Il futuro passa dalla riqualificazione del prodotto del territorio. E in questo senso alcune cantine sociali si stanno muovendo molto bene. Il problema è più ampio. La politica dovrebbe impegnarsi a rivedere il disciplinare della Doc Marsala, in cui il Marsala non è più un vino da tavola, ma da cucina. Il mercato del Marsala si sta assottigliando sempre di più. Ed è un paradosso, perché è uno dei brand più conosciuti al mondo. Abbiamo un brand forte e un’idea povera di prodotto. La mia idea è di lavorare con le aziende per un disciplinare che incarni un’idea nuova di prodotto, senza tuttavia snaturarlo.
Parliamo di verde pubblico. Come intende affrontare le criticità che si sono create in diverse zone della città, a partire dalla potatura degli alberi e la cura delle aiuole?
Ho trovato una situazione ferma da troppo tempo. Prima di cominciare a rimetterla in ordine, ci vorrà qualche mese. Stiamo comunque pianificando anche l’acquisto di attrezzature che nei prossimi anni ci aiuteranno a tenere la città pulita, tenendo conto che abbiamo anche poche risorse umane a disposizione.
Avete in mente un piano di intervento per valorizzare le aree verdi della città, i giardini pubblici, i parchi incompiuti, come quello di Salinella?
Ancora non c’è un piano di intervento. Ma pensiamo di affidare parte del verde pubblico ad associazioni di volontariato che vogliano portare avanti idee culturali innovative. Tutto però si legherà a un piano di pulizia di tutto il territorio, che verrà seguito da un piano di comunicazione che inviti i cittadini a mantenere la città pulita. Marsala è una città territorio. E il suo sviluppo passa proprio dal territorio. Se c’è pulizia, ci sarà anche la possibilità di una crescita culturale ed economica.