Candidato a sindaco con il movimento civico “A misura d’uomo”, l’avvocato Giuseppe Marascia sta portando avanti una campagna elettorale che propone un diverso modello culturale per Trapani. Un progetto ambizioso, che in queste settimane l’avvocato trapanese ha cercato di far conoscere ai propri concittadini, inevitabilmente storditi dalle vicende giudiziarie che hanno creato un clima surreale intorno al dibattito politico.
Al suo fianco abbiamo visto il fondatore di Azione Civile Antonio Ingroia e il senatore di Sinistra Italiana Fabrizio Bocchino. E’ corretto affermare che la sua è una candidatura di sinistra?
In fatto di politiche economiche l’affermazione è assolutamente corretta. Siamo gli unici a promuovere ricette economiche di sinistra finalizzate al reperimento delle risorse finanziarie quali: lo sforamento del patto interno di stabilità; la creazione di uno strumento finanziario alternativo per intermediare un mercato di servizi pubblici e privati del chilometro zero; l’imposta patrimoniale di scopo per la realizzazione di opere pubbliche. Ancor più soli siamo nel contrasto alle ricette economiche liberiste quali: la esternalizzazione dei servizi pubblici quando non anche la privatizzazione degli stessi servizi; l’affidamento di incarichi pubblici a professionisti esterni. Al riguardo siamo invece per valorizzare le risorse umane in organico, servendoci della professionalità esterna dei soli assessori.
Alle regionali del 2012 si candidò all’Ars con la lista Rivoluzione Siciliana di Cateno De Luca. Cosa le è rimasto di quell’esperienza?
Allora, come ora, ho impostato la mia campagna elettorale sulle problematiche relative alla perduta sovranità monetaria del Paese. In quella circostanza si poteva fare di più servendosi dello Statuto di Autonomia della Regione Siciliana che all’art. 41 prevede la possibilità per l’Ente di emettere titoli obbligazionari che si sarebbero potuti far circolare come moneta complementare.
Trapani sta vivendo una campagna elettorale per certi versi surreale, considerate le vicende che hanno coinvolto D’Alì e Fazio, che tuttavia sono rimasti in campo nonostante il suo invito a fare un passo indietro. Cosa pensa della loro scelta?
Che il loro dichiarato amore per la Città e per la Comunità, evidentemente cede il passo di fronte all’amor proprio, visto che non sono disposti a sacrificare le loro legittime ragioni giuridiche alle ragioni di opportunità che consiglierebbero di evitare alla cittadinanza un giudizio negativo dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale nell’ipotesi di una loro vittoria elettorale.
Ritiene che queste vicende abbiano comunque cambiato qualcosa negli orientamenti dell’elettorato trapanese?
Ho la spiacevole sensazione che la tendenza a schierarsi dal lato del più forte, o presunto tale, tifando come si fosse allo stadio, costituisce un ostacolo concreto all’esercizio maturo della democrazia, quindi ritengo che solo in minima parte le note vicende giudiziarie modificheranno l’orientamento di voto.
Trapani è una città in cui le infiltrazioni mafiose e il peso della massoneria hanno spesso influito nelle azioni della politica. Come si esce da questo meccanismo?
Cultura e Lavoro. La Cultura presuppone un impegno dell’amministrazione inteso a formare la cittadinanza al rispetto delle Istituzioni, ad informarla adeguatamente dei propri diritti ed a stimolarne la partecipazione democratica attiva. Il Lavoro, che deve garantire la dignità dei cittadini e lo sviluppo pieno della loro personalità, deve essere stabile ed adeguatamente retribuito.
Che giudizio dà dell’operato del sindaco Vito Damiano e dell’ultimo Consiglio comunale?
L’amministrazione di Vito Damiano si è distinta per mancanza di politica clientelare e risanamento dei bilanci dell’Ente e delle Partecipate, nonostante la scarsità delle risorse finanziarie a disposizione. E’ stata carente sotto il profilo dell’individuazione di soluzioni politiche innovative per affrontare le emergenze che si sono verificate e pianificare uno sviluppo armonico della Città. Al riguardo la responsabilità di Damiano va condivisa con quella del Consiglio Comunale che non lo ha adeguatamente sostenuto e motivato.
Di cosa ha maggiormente bisogno Trapani a suo avviso?
Di creare una città per i giovani all’interno del Lazzaretto, di sviluppare l’area dei mercati generali all’interno dell’ex mattatoio, di accogliere dignitosamente i turisti in transito per le isole in una confortevole stazione marittima, di trasformare il rione Cappuccinelli in un quartiere artistico del quale i suoi abitanti andranno orgogliosi, di restituire un futuro ai giovani ed in particolare a quelli che vivono nelle aree più degradate della città con la programmazione nelle scuole delle discipline sportive ed artistiche, di sostenere la cittadinanza nel momento più grave dell’abbandono dei propri cari con la realizzazione di un crematorio all’interno del cimitero incentivandone economicamente l’utilizzazione e contestualmente risolvendo il problema degli spazi di tumulazione, di favorire l’incontro e l’aggregazione intergenerazionale nei centri civici di quartiere, di un teatro lirico dove gli studenti del Conservatorio possano inserirsi e programmare il loro futuro senza dovere necessariamente lasciare la Città, di un piano della mobilità urbana che valorizzando quella pubblica e quella alternativa al veicolo privato tenda progressivamente all’obiettivo del centro storico isola pedonale, ecc. Ha bisogno, in sostanza, di diventare un modello di democrazia e coesione sociale.
Secondo quali criteri ha scelto gli assessori?
Carte in regola: ovvero candore del casellario giudiziale, ed eccellenza dei curricula scolastici. Competenza professionale: ovvero successi conseguiti nelle rispettive carriere lavorative.
In caso di ballottaggio, sarebbe disponibile ad allearsi con qualcuno degli altri candidati?
Assolutamente no. Gli altri sono liberisti e sostengono la cultura dell’esistenza commerciale dell’uomo. Noi siamo per un sistema di economia mista governato dallo Stato nell’interesse della collettività, e sosteniamo la necessità di un nuovo umanesimo.