Circa diecimila studenti e attivisti antimafia si sono ritrovati a Trapani per la XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera.
Come da programma, il centro storico trapanese è stato attraversato da un colorato corteo animato da giovani studenti provenienti da tutta la Sicilia assieme ai docenti accompagnatori. Ogni gruppo portava con sé uno striscione o un cartellone che ben sintetizzava il messaggio scelto quest’anno per la giornata, “Luoghi di speranza e testimoni di bellezza”.
Tutto ciò in un territorio in cui un patrimonio storico e paesaggistico quantomai prezioso convive con la capacità di Cosa Nostra di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, frenando lo sviluppo di una terra ricca di potenzialità.
“Ancora molti giovani continuano a vivere qui nel mito di Matteo Messina Denaro e di una mafia che non uccideva le donne e i bambini – ha affermato sul palco di piazza Vittorio Veneto il coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì. – Un catechismo di minchiate che abbiamo il dovere di smontare. La mafia ha cominciato a uccidere anche i bambini già nel 1947. Dobbiamo aiutare i ragazzi delle periferie e delle carceri a conoscere una realtà diversa da quella che hanno respirato fin da piccoli. La mafia deve essere sconfitta non solo con l’arresto dei latitanti. Ma con l’antimafia sociale, con il lavoro. Spiegando che non è vero che la mafia crea lavoro. La mafia non ha arricchito questo territorio. Lo ha impoverito. Noi crediamo che il fronte antimafia possa essere unito per un bene comune contro chi ogni giorno rovina la speranza ai nostri giovani”.
Soddisfatto per l’esito della manifestazione anche il coordinatore regionale di Libera Gregorio Porcaro, che ha ringraziato le scuole e gli insegnanti per aver partecipato al corteo. Poi rivolgendosi ai giovani ha detto loro: “Non siete il futuro della società. Siete l’oggi. Per noi volontari di Libera siete una boccata di ossigeno. Ci avete restituito gioia, speranza, voglia di fare memoria”.
Poco prima, come di consueto, la lettura della lunga lista delle vittime di mafia, conclusa anche quest’anno da Vincenzo Agostino, che è tornato a chiedere verità e giustizia per l’omicidio del figlio Antonino, ucciso assieme alla moglie Ida Castellucci il 5 agosto del 1989 in circostanze mai chiarite.
A chiudere la mattinata il collegamento con il palco di Locri, da cui ha parlato il presidente e fondatore di Libera don Luigi Ciotti, che si è soffermato anche sulle scritte ingiuriose contro di lui, comparse proprio in questi giorni nella cittadina calabra, ma soprattutto ha incalzato la classe dirigente italiana: “Una politica asservita al potere ruba speranza. Ci sono quelli che non lo hanno capito, ma non si può sempre aspettare che sia la magistratura a beccare i politici collusi o corrotti, sappiate fare le selezioni”.
Presenti alla manifestazione trapanese, oltre al prefetto Giuseppe Priolo, numerosi sindaci (o loro delegati), parlamentari e rappresentanti istituzionali provenienti dall’intera provincia di Trapani, ma anche da altri centri della Sicilia.
Lo stesso prefetto ha accolto nei locali del Palazzo del Governo i familiari delle vittime di mafia per un momento di ristoro.
Accanto alla partecipazione di tanti giovani e militanti antimafia, spiccava però anche l’assenza di tanti altri cittadini trapanesi, che hanno osservato con un certo distacco il corteo, senza sentire la voglia di prendervi parte. Un aspetto che conferma quanto ancora ci sia da lavorare per allargare il fronte dell’antimafia anche ad alcune fasce della popolazione che non hanno ancora deciso da che parte stare.