Galeotto fu l’esposto e di questo ne va fiero il senatore Vincenzo Maurizio Santangelo, ex Sottosegretario di Stato durante il governo Conte I ma non riconfermato nel Conte Bis. In effetti, da quella famosa o famigerata (che dir si voglia) denuncia, è partita l’indagine indetta dalla Procura trapanese che ha posto sul banco degli accusati 15 esponenti di spicco che si sono avvicendati alla guida di Airgest, la società che gestisce lo scalo trapanese. Il fascicolo dell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Alfredo Morvillo, ed affidato al sostituto Rossana Penna, ipotizza i reati di falso in bilancio e di malversazione di fondi pubblici, ha suscitato un vespaio di polemiche facendo passare per “nemici dell’aeroporto” i cinquestelle. In pratica, sotto accusa ci sarebbe l’uso che è stato fatto del comarketing, ovvero il versamento di soldi a favore di Ryanair. Airgest, negli anni, avrebbe capitalizzato questi fondi che dovevano servire per la promozione territoriale e dopo averli messi sotto la voce “costi per la pubblicità”, avrebbe spalmato in 5 anni quanto speso durante l’anno per questo tipo di promozione, diminuendo i i costi di competenza dell’esercizio e rinviando nei 4 anni successivi i costi. Dall’esposto presentato proprio un anno fa dal senatore Vincenzo Maurizio Santangelo e dai deputati regionali Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, tutti e tre pentastellati, sono scaturiti i 15 avvisi di garanzia contro gli amministratori pro tempore di Airgest tra i quali personaggi come Salvatore Ombra, Salvatore Castiglione, Franco Giudice e Paolo Angius che rischiano il rinvio a giudizio. Al senatore Santangelo, trapanese, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo della denuncia e quali sono le ipotesi che potrebbero essere prese in considerazione per il rilancio dell’aeroporto.
Senatore Santangelo, voi Cinquestelle siete accusati di voler affossare l’aeroporto di Birgi avendo presentato l’esposto per far luce sul comarketing e siete accusati anche di remare contro il rilancio dello scalo.
Dopo aver studiato per anni il bilancio di Airgest, come cittadini, come onorevoli e come senatori, abbiamo posto dei quesiti alla Procura di Trapani dicendo quanto avevamo visto. Abbiamo chiesto di valutare se quanto esposto da noi costituisse un reato. Non abbiamo additato nessuno. Abbiamo solo descritto un modus operandi. La Procura, stimolata dal nostro esposto, attraverso le indagini avviate, ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio. Forse qualcuno si è reso conto che questo comarketing usato non solo a Trapani ma anche in altri aeroporti in Italia, non è affatto legale. La parola legalità nel nostro territorio trapanese pare che debba sempre iniziare con il “sé e con il ma”. Mi chiedo perché dovremmo sentirci noi sul banco degli imputati o accusati di remare contro. Il cambiamento culturale passa anche attraverso una denuncia.
Non crede che il comarketing abbia in qualche modo garantito la sopravvivenza negli anni di uno scalo che comunque ha portato ricchezza sul territorio anche e soprattutto con l’indotto?
Io le chiedo allora perché non hanno continuato a fare il comarketing visto che era così importante? Noi non siamo contro uno strumento che può servire all’aeroporto. Bisogna accertare le responsabilità di quanti ci hanno fatto credere che il comarketing fosse l’unica strada giusta da percorrere per il bene dell’aeroporto, ben sapendo che non lo era.
Ma lei sa meglio di me che gli accordi presi con i comuni perché versassero il comarketing non sempre sono stati rispettati, senatore e forse questo ha generato la crisi.
Lei sa come funzionano i finanziamenti da dare alle società che gestiscono il trasporto aereo? Glielo dico io. Non funzionano in questo modo, non c’entrano nulla i comuni. Se si parla di promozione territoriale, i comuni possono farla ma in maniera diversa.
Per esempio come, senatore?
Ci sono delle leggi specifiche che descrivono come bisogna fare tutta una serie di cose fra cui acquistare le tratte aeree. Il comarketing non è servito per fare pubblicità ma per comprare le tratte. Anche questo è un raggiro. La commissione Europea stabilisce un percorso per poter finanziare società come Airgest per l’acquisto di tratte aeree e questo va autorizzato prima. Perché chi ha gestito l’Airgest ha preferito scegliere la strada del comarketing che tra l’altro va a danno di tutti quanti?
Quali altre strade erano percorribili, senatore Santangelo?
Non più di 2 mesi fa in audizione al Senato, alla Commissione Trasporti, abbiamo ascoltato un esperto che si occupa degli aiuti di Stato. Alla mia domanda precisa nella quale chiedevo se i tempi fossero molto lunghi per ottenere queste autorizzazioni dalla Commissione Europea, mi ha risposto che ci vogliono 2 mesi. Dunque il comarketing non era l’unica strada. L’unica strada non può essere quella di aggirare le leggi. In questo caso si tratta di illegalità. Probabilmente questo territorio è stato illuso con una boccata d’ossigeno che è stata data ma io dico che occorre una programmazione seria. Ci hanno trattato come una sorta di laboratorio sperimentale. E’ stata data la grande illusione dello sviluppo per accorgerci che a questo sviluppo non corrispondeva una programmazione seria.
In che modo si potevano ottenere finanziamenti che non fossero comarketing?
Si poteva fare bene avendo l’autorizzazione da parte della Commissione Europea. In tal modo, la Regione Siciliana, così come ha fatto, poteva dare tranquillamente i fondi in modo da avere la certezza che non fossero aiuti di Stato. Ancora non ho letto, perché non sono ancora atti pubblici, quello che hanno scritto i periti della Procura analizzando il bilancio di Airgest, non quello dell’ultimo periodo, ma quello che va da 10 anni a questa parte e ancora non riesco a capire quale possa essere stato il motivo che ha fatto preferire il comarketing.
Pare che però fosse una prassi consolidata spalmare in 5 anni i costi della pubblicità ovvero tutto lo facevano e nessuno lo diceva.
Lei mi sta dicendo che se milioni di italiani non dichiarano una cosa perché lo fanno tutti, diventa una cosa legale? C’è una legge precisa che regola questo.
Senatore, mi pare che la legge a cui lei fa riferimento, quella per la quale non è più possibile capitalizzare i costi della pubblicità, ( D.L.gs 139/2015 ndr) sia entrata in vigore dopo, ovvero nel gennaio del 2016.
Certo, lo so. Lei sta parlando di pubblicità e non di acquisti di rotte. Qui è la differenza, questo è il tema. E’ un grande pasticcio.
E se il costo da pagare fosse la chiusura dell’aeroporto, comarketing regolare o meno, lei da senatore e da trapanese, lei cosa risponde al suo territorio di riferimento?
L’aeroporto non chiude. Io mi aspetto da parte di tutti quelli che hanno a cuore questo territorio che ci sia una grande preoccupazione non nell’accettare che qualcuno potrebbe aver commesso degli illeciti e non so per quali fini ma che ci si voglia tutelare da tutto questo. C’è un processo che sta iniziando con 15 persone che hanno una richiesta di rinvio a giudizio. E non sto accendendo l’attenzione su Salvatore Ombra.
Cosa ne pensa di lui?
Essendo presidente Airgest dallo scorso agosto, in questa situazione c’entra marginalmente. Non credo sia proprio lui quello che ha responsabilità in merito. Io invece mi aspetto che tutti i sindaci che hanno investito soldi nel comarketing, togliendoli a bilanci magari risicati, costretti magari a tagliare dei servizi per i cittadini, si costituiscano parte civile al processo. E questo non per dare addosso a qualcuno ma per garantire i cittadini della provincia.
Cosa farà la pentastellata Castelvetrano?
Castelvetrano e credo anche la stessa Pantelleria si costituiranno parte civile. Mi fa specie che Marsala non si costituisca parte civile, così come Erice e Trapani. Perché?
Quindi secondo lei, a suo tempo, il commissario di Trapani, Francesco Messineo, fece bene a non aderire al comarketing?
Il fatto che un magistrato non abbia aderito deve far riflettere. Capisco che alcuni sindaci siano stati messi alle strette da esigenze territoriali ma non bisogna giustificare tutto in nome della crisi economica. Mi fa specie anche che i vari CdA che si sono succeduti siano stati zitti. Ma anche lì, come vede, si tratta di nomine politiche. E’ assurdo che la politica metta mano in aziende così importanti come Airgest e non si ponga l’esigenza di mettere persone veramente competenti. La politica ha negli anni parcellizzato Airgest. L’articolo di ieri sul pronunciamento della Corte dei Conti che ritiene incompleta la documentazione presentata da Airgest per il rifinanziamento del piano industriale la dice lunga.
Lei fa riferimento a quanto pubblicato da AGI e ripreso da me ieri sul nostro giornale?
Sì, certo.
Avrà anche letto che ho chiamato Salvatore Ombra il quale ha smentito tutto asserendo che ENAC e poi la Corte dei Conti facevano riferimento a cose di 3 anni fa e che invece il suo piano industriale deve ancora essere redatto.
Ombra non è responsabile di cose fatte 3 anni fa ma ha detto una cosa gravissima. Ha affermato che ad oggi Airgest non ha un piano industriale. Come è possibile che una società di questo genere non abbia ancora un piano? Perché dovremmo ancora mettere soldi pubblici in questa società? Credo che Ombra faccia il suo ed è sotto gli occhi di tutto che sia un politico e lo fa anche bene.
Secondo lei bisognerebbe lasciare il “Vincenzo Florio” al proprio destino?
Credo che al proprio destino lo stia lasciando la politica regionale che in passato ha dato mandato a persone incompetenti ma non voglio pensar male. Credo che l’ultimo presidente stia facendo sforzi enormi ma quello che lui ha dichiarato ieri non mi lascia troppo tranquillo.
Secondo lei, in altri aeroporti, come funziona?
Hanno una parte che si chiama “aviaton” e sono gli introiti diretti ed una parte “non aviation” e si tratta di introiti provenienti dalle attività commerciali all’interno dello scalo. Questa parte per esempio può essere utilizzata per acquistare rotte aeree. Così si finanziano.
Mi hanno spiegato che i passeggeri e gli accompagnatori non prendono in aeroporto neanche il caffè per non parlare di quelli che preferiscono posteggiare in strada per non pagare il parcheggio di 3,50 euro.
I parcheggi del “Vincenzo Florio” sono vuoti perché forse 3,50 euro sia troppo per un’ora. Dare la colpa della crisi al cittadino che non prende neanche un caffè al bar dell’aeroporto mi sembra assurdo. Magari non può permetterselo e magari quei 3,50 euro, nell’economia familiare sono troppi. Ripeto, bisogna seguire quanto prescritto dalla legge per risanare Airgest. Due anni fa, io, Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, abbiamo, attraverso una mozione parlamentare, spiegato come si può rimettere in sesto Airgest. L’abbiamo presentato al Parlamento regionale dicendo che la legge prevedeva quanto scritto da noi e abbiamo più volte detto che era la strada giusta ma nessuno ci ha ascoltato.
Ci vuole ricordare cosa prevedeva questa mozione parlamentare?
La Commissione Europea prevede 3 vie per finanziare le società di gestione aeroportuale. Una è al funzionamento, una per l’acquisto delle tratte e l’altra è per salvare gli aeroporti. Il piano di risanamento che si intende adottare deve prima essere sottoposto alla Commissione Europea che in merito all’elargizione dei fondi, dirà anche entro quali termini si debba restituirli anche perché non si può finanziare per sempre una società in perdita. Per avere dei soldi per acquistare le rotte aeree si dovrà dimostrare che quella rotta rispetto al bilancio della società aeroportuale è redditizia. Io invece qui vedo che Airgest ha messo in cassa integrazione 29 impiegati e nessun giornale ne parla. Neanche gli stessi lavoratori ne parlano. E’ preoccupante. Credo che ci sia un clima dove il silenzio deve regnare. Ne sta assumendo due, però. Uno era responsabile di Airgest e un altro di un’altra compagnia aerea ma nessuno ne parla.
Ci può spiegare secondo lei perché l’UE potrebbe consentire aiuti a Birgi se questo aeroporto si trova a non più di 100 Km dal “Falcone Borsellino”?
Questo vale per gli aeroporti che ricadono nello stesso bacino e che non possono avere gli stessi voli per quanto riguarda la continuità territoriale. Anche lì c’è un errore di fondo perché si parla di distanze ma anche di tempi di percorrenza.
Che tempi sono previsti?
Entro i 60 minuti ma io, nemmeno da Trapani, con un razzo, arrivo a Punta Raisi in meno di un’ora. Questo fatto andava dibattuto con forza. In effetti i 2 aeroporti stanno nello stesso bacino ma non sono raggiungibili in meno di un’ora anche perché non sono collegati da treni veloci. Quella a cui lei fa riferimento è una legge generica che si applica in tutta Europa ma che non vale da noi. Qui mancano le infrastrutture.
Si può fare qualcosa, senatore?
Per mettersi al pari ci vogliono almeno 20 anni, presentando adesso dei progetti. E mettere persone competenti nei posti giusti. Sono ottimista. I dati parlano di una quintuplicazione di arrivi nei nostri aeroporti italiani.
Ma al “Vincenzo Florio” sono diminuiti in controtendenza con il resto d’Italia di cui parla lei. Per non parlare dei problemi di questi anni con Ryanair che tra l’altro vantava crediti con Airgest.
Io non credo che Ryanair, con tutto il rispetto, faccia la fortuna dei territori in cui atterra. Fa il proprio business e lo fa benissimo. Io preferisco pagare 20 euro in più il biglietto aereo se pagarlo meno significa il non rispetto delle leggi. Non dobbiamo dimenticare la pantomima di ogni volta allo scadere del contratto e al rinnovo dello stesso con la compagnia aerea irlandese.
C’è da dire che durante la massiccia presenza di Ryanair a Birgi, in 10 anni, l’indotto abbia guadagnato circa 900 milioni di euro.
Io le posso dare un dato che lei può andare a verificare. Si tratta dei numeri che danno le società ricettive. Gli arrivi dei turisti nel nostro territorio, sono aumentati dell’1% nonostante il 70% in meno di passeggeri transitati sul “Vincenzo Florio”.
Questo vuol dire che la gente viene comunque a prescindere dall’aeroporto di Birgi?
Io dico che probabilmente, quella ricaduta sul territorio di cui parlava lei, fa pensare ad una fetta di “nero” come in altri pochi posti e questo lo sappiamo tutti. Forse sarebbe meglio che anche la stampa approfondisse questo argomento. Ed invece non ne parla nessuno. Forse c’è paura a dire certe cose. Chi parla di aeroporto in provincia? Forse sono quelle poche persone che potrebbero costituire un comitato d’affari ai quali non corrisponde l’interesse mio di cittadino che ha bisogno di volare per motivi di lavoro, salute e studio?
Il clima nel paese, secondo lei, sta cambiando? I consensi al Movimento non sono più “stellari” come prima.
Questo ci sta, è normale. Questa sua analisi è suffragata da quanto i cinquestelle stiano facendo, considerando il fatto che, tutto quello che in Italia non funziona pare sia colpa dei cinquestelle.
La colpa di chi è, senatore?
Considerando che al governo non siamo stati da soli, stando in maggioranza non abbiamo potuto realizzare tutto quello che avremmo voluto fare. Si scende a compromessi di governo, si sa.
Lei non è d’accordo?
Ben venga, è la democrazia. Noi del Movimento, di errori, ne facciamo tanti.
Perché, secondo lei?
Perché facciamo tante cose e siamo giovani. Credo che ci voglia un po’ di comprensione per questa giovane forza politica che ha consentito a questo Paese di non andare a finire in derive pericolose che caratterizzano altri Paesi.
E adesso parliamo di amministrative marsalesi. Il consigliere comunale Aldo Rodriquez, è andato a Roma per chiedere il consenso a candidarsi come sindaco per le prossime elezioni. Lei cosa ne pensa?
Aldo è un amico prima che un collega portavoce. Non sono io che mi occupo della gestione delle liste anche se non credo che in tal senso ci possano essere criticità. Io gli auguro di poter essere appoggiato in tutte le scelte che lui in cuor suo voglia fare. Se non dovesse accadere, non significa che il Movimento è finito.
Il Movimento però pare che non riscuota più i consensi di qualche anno fa, senatore.
Leggo delle cose strane e assurde sui giornali. Ci sono polemiche sulle restituzioni degli stipendi come se non fossero vere. Io personalmente ho restituito 220 mila euro e sono fiero e orgoglioso di aver mantenuto la parola. I nostri vecchi politici locali cosa hanno restituito? Uno come D’Alì ad esempio prende il vitalizio.
Non dovrebbero darglielo?
Io, a leggere gli Atti Giudiziari che lo riguardano, ho parecchia paura, altro che vitalizio.
Tiziana Sferruggia