Buongiorno comunismo … “C17” di Antonino Contiliano

redazione

Buongiorno comunismo … “C17” di Antonino Contiliano

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giovedì 26 Gennaio 2017 - 09:31

Buongiorno comunismo.Con questo saluto ci piace dire (dalle nostre parti) che entro domani (24 gennaio 2017) al centro sociale ESC di Roma si chiuderanno i lavori della conferenza “C17” (sul comunismo). La conferenza vedrà pensatori contemporanei. Fra i nomi Saskia Sassen, Silvia Federici, Christian Marazzi. In giro (alfabeta2, alfa+più – quotidiano in rete) già circolano alcuni interventi critici. Tra questi, quello di Beraldi Bifo (Le spine di C17, 21 gennaio 2017).In coda all’articolo di Bifo anche i primi commenti.

Ricordiamo ancheche nel 2008, nel pieno della crisi finanziaria più virulenta del secolo,una tale  iniziativa convegnistica (rilancio dell’idea di comunismo) fu presa da Alain Badiou e Slavoj Žižek(Istituto Birkbeck di Londra, 2008). Un confronto che poi lo stesso Badiou riprende a tu per tu con il socialdemocratico Marcel Gauchet. Il testo del confronto è stato pubblicato dal periodico “MicroMega” (n. 1/2016). Per parte nostra (e modestamente), del tema si è scritto con “Comunismo Possibile. Utopia efficace” (https://retroguardia2.wordpress.com/2012) e “Passaggio al comunismo” (www.vicoacitillo.it/alexanderplatz/20011).

Ben tornatoallora, comunismo, e buona ripresa (teorica e pratica!). E che il risveglio si dirami. «[…] molto è il lavoro, / bisogna fare in tempo. / bisogna / strappare / la gioia / ai giorni venturi. / in questa vita / non è difficile morire. / costruire la vita / è tanto più difficile». (Majakovskij). «Non si può vivere / con la morte dentro / bisogna decidere / tra scagliarla lontano / come un frutto marcio / o lasciarsi contagiare / e dunque morire» (Ochoa/Gonzales). E’ un battente che non smette di pulsare: è il comune del comunismo! Questo è il comune che non ha niente a che spartire con l’eternità delle leggi del kapitale o dell’eguaglianza degli individualismi competitivo-concorrenziali che fanno a gara per sfruttare le miniere dei collettivi sociali. La logica degli individualismi competitivo-concorrenziali lavora in funzione del primato della pirateria delle rendite e dei concentrati profitti privati miliardari a scapito delle moltitudini sfruttate, mentre la sistemica cooperazione politica tra la dimensione privata e quella pubblica della vita comunitaria la sostiene per espropriare la cooperazione sociale orizzontale e per verticalizzarla in profitti e dividendi ad uso e consumo dei pochi privilegiati, i signori che hanno paradisi fiscali in terra e in cielo protetti. Sono i nomi di quanti si riunivano/riuniscono sotto la sigla dei “G7, G8, G20…” (i “grandi della terra”!), le cui immense, astronomiche, ricchezze vanno a finire nelle “riserve” ben rinserrate! Nulla di nuovo in queste pagine che non sia già stato analizzato, detto, denunciato. Tuttavia vale la pena ripetere e ripetere il divenire-altro rispetto alla volgarità di pensiero e di azione del mondo biocapitalistico!

Il paradiso delle diseguaglianze

Il comune di questa cricca – che subordina economia e politica alla difesa e al potenziamento dei propri interessi di classe – è quello in cui convergono impennata e accelerazione delle disuguaglianze sociali, decomposizione e svuotamento della stessa democrazia politica moderna e la riduzione della sovranità nazionale a luogo di scontro per maggioranze complici e servili agli ordini dei poteri extranazionali (neanche elettivi). Un sistema di governance che, nonostante caduto il muro di Berlino, si premura ad alzarne altri e più potenti come quelli del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).

Sono i muri cioè delle guerre delle monete e delle finanze funzionali alla salvaguardia delle gerarchie e degli interessi privilegiati e dominanti (certo non dimenticano neanche quelli alle frontiere contro il popolo migrante e altri, i disperati della fame o in fuga dalle altre violenze).

Sono i muriche circoscrivono le riserve dei nuovi patriarchi degli ‘asset’ del capitale neoliberista galoppante in assetto da una guerra ad un’altra. All’ingresso dei cancelli, sul frontone, hanno scritto, capovolto, il principio della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino:

qui gli uomini non nascono e non restano liberi e uguali né per nascita né per diritti.

 L’uguaglianza, per loro, non è bene comune, bensì esclusivo privilegio e onore di merito dei banditori e dei pochi vincitori della buona novella della ristrutturazione neoliberista. Una riproduzione più aggressiva che mai già avviata da anni e lasciata correre impunemente. I protagonisti e attori di questo osceno teatro delle “porte girevoli” si gloriano per gli scalpi degli sfruttati e dei cadaveri sventolandogli sopra il primato della ricchezza e del potere su tutto e tutti, anche se ciò innesca incalcolabili e degradanti patologie sociali.

Così, solo per riportare alcuni esempi già noti e appartenenti alla geografia politica più ampia di quella locale, si riportano alcune foto di famiglia allargata. I proprietari della gigante distribuzione Walmart, la famiglia Walton che trent’anni fa deteneva 61.992 volte la ricchezza media americana oggi ne possiede 1.157.827 volte.

Ecco perché il battente – il comune del comunismo –non smette di pulsare. È la forza ribollente di un interrogativo e di un’urgenza che non lascia pace al sonno della ragione pur nel suo massimo grado di astrazione e di allegria carnevalesca. Sono cioè le domande che certe parole d’ordine non lasciano requie alcuna almeno a quanti non hanno voglia di morire senza reagire attivamente in questo mondo ordo-neo-liberista con le insanabili e mortifere contraddizioni del suo “comunismo del capitale”. Il comunismo cioè dei soviet finanziari e alleati che vivono e prosperano del lavoro immateriale-materiale dei lavoratori, dei non occupati, dei disoccupati e dei tanti altri asserviti all’inferno capitalistico ma reclutati come azionisti o forza-lavoro liberamente offrentesi come viva sintesi di corpo e mente creativa (natura naturata e natura naturans). Sono cioè gli azionisti che mettono in comune il proprio “capitale umano” (il general intellect socio-individuale) come sottomesso e sussunto alla logica della valorizzazione capitalistica, mentre i profitti vanno solo alla banda dei vari  vecchi “G7, G8, G20…” , o degli emergenti e nuovi eredi (sempre della cerchia dei cosiddetti patriarchi o “grandi della terra”!).

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