Per alcune settimane le sorti dell’Impero e del “Sollima” avevano tenuto in ansia molti marsalesi. Nel passato, lo ricorderanno in tanti, ogni volta che i due teatri erano stati chiusi per interventi di vario genere, erano stati riaperti con notevole ritardo rispetto alle previsioni iniziali, privando la comunità di due strutture che pochi altri centri siciliani possono vantarsi di avere. Maestoso e capiente il primo, piccolo ed elegante il secondo, Impero e “Sollima” sono potenzialmente in grado di soddisfare target diversi, contribuendo alla crescita culturale della comunità. Riaperti i teatri, adesso viene la parte più difficile: occorrerà riempirli di contenuti, di dar loro un’identità. Ed è questo che spesso è mancato a Marsala. Impero e Comunale sono stati spesso utilizzati in maniera disordinata, senza un vero indirizzo. Come se fossero sale ricevimento da dare in affitto per un compleanno o un matrimonio. Raramente sono stati effettivamente valorizzati come contenitori culturali. Per quanto ci riguarda, riteniamo che sia arrivato il momento di cambiare completamente rotta e di dare ai teatri marsalesi una direzione artistica. Si dirà: “se li affidi a uno, fai arrabbiare gli altri. Meglio non scontentare nessuno”. Ecco, a noi questa politica che per non creare malumori perpetua scelte mediocri, non è mai piaciuta. Marsala può contare su personalità e talenti affermatisi in questi anni. Li si consulta spesso quando c’è da riempire il cartellone degli eventi estivi o il programma delle iniziative natalizie, chiedendo loro – naturalmente – di mettere a disposizione la propria arte a titolo gratuito. Li si dimentica quando ci sarebbe il tempo di pianificare progetti ad ampio raggio. Eppure, hanno competenze e contatti che potrebbero tornare utilissimi al territorio. A nostro parere, varrebbe la pena approfittare delle festività ormai imminenti per radunarli e provare a capire cosa fare assieme a loro. Altrimenti, i nostri teatri continueranno ad essere utili per i saggi scolastici, gli spettacoli nazionalpopolari e gli eventi benefici. Attività degnissime, sia chiaro. Ma le politiche culturali sono un’altra cosa.
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