C’è un’immagine che racconta più di tante altre l’atteggiamento che l’attuale classe dirigente italiana ha nei confronti delle giovani generazioni. E’ quella della ministra per l’Università Bernini, che di fronte a un’educata contestazione da parte di alcuni studenti sulla questione del semestre filtro in Medicina replica seccamente “Siete solo dei poveri comunisti”, scatenando gli applausi della platea di Atreju, che notoriamente non ama né i poveri, né i comunisti.
Naturalmente, la ministra non ha pensato neanche per un attimo di ascoltare le ragioni degli studenti o di entrare nel merito della questione. Anna Maria Bernini avrebbe potuto rispondere in mille modi a quei ragazzi. Avrebbe potuto ascoltarli, invitarli a raggiungerla sul palco, dar loro un appuntamento alla fine del dibattito in corso, prendere tempo in maniera garbata. Avrebbe potuto dare spiegazioni, rassicurarli o, magari, riconoscere che l’esperimento del semestre filtro non sta andando come ci si aspettava al Ministero. E, invece, ha scelto il modo più stupido: citando il “maestro” Berlusconi (e implicitamente il Marchese del Grillo di Alberto Sordi) si è limitata a liquidarli con un mix di fastidio e supponenza, come se avesse dovuto allontanare un insetto.
Inutile girarci attorno: per la maggior parte dei politici italiani (ma non solo per loro) i giovani vanno bene solo se ascoltano, ubbidiscono e applaudono. Se pongono domande, rivolgono critiche o contestano, diventano immediatamente avversari da combattere a colpi di manganello (reale o retorico). Del resto, la tv è piena di trasmissioni in cui i giovani italiani vengono quotidianamente raccontati come una generazione di immaturi, per lo più dediti a pratiche violente o libertine, nonché al consumo di droghe e superalcolici e quindi assolutamente inadatti ad assumersi responsabilità, sia nel pubblico che nel privato.
Una narrazione di questo genere consente a chi guida i governi, il sistema mediatico o quello industriale, di far passare l’idea che se non ci fossero loro – gli adulti responsabili – chissà in quale abisso morale e civile si troverebbe l’Italia. Dimenticando che le responsabilità sono proprio loro, che hanno costantemente anteposto gli interessi personali (o della propria cricca) rispetto a quelli generali, finendo per apparire totalmente inaffidabili e non autorevoli agli occhi delle nuove generazioni. Probabilmente, nemmeno agli occhi dei propri figli, a cui però garantiscono corsie preferenziali. Per l’amata prole, numero chiuso o semestre filtro, poco cambia: la strada è già tracciata e il successo assicurato. Gli altri? Mangino brioche…