Ogni Natale si ripete lo stesso ‘spettacolo’ amaro: migliaia di siciliani che vorrebbero tornare a casa, abbracciare la famiglia, respirare il calore delle proprie radici, si trovano di fronte a una barriera insormontabile. Il costo dei voli è diventato un ostacolo concreto alla mobilità, un prezzo da pagare per restare fedeli alla propria terra. Su tratte come Milano-Catania, Roma-Catania o Milano-Palermo, i biglietti superano ormai i 200 euro a tratta; per arrivare all’aeroporto di Trapani da Bergamo il 19 dicembre occorrono 292 euro, mentre il ritorno del 6 gennaio costa 222 euro circa. Numeri che parlano da soli e che pesano sulle tasche delle famiglie, già provate dall’inflazione e dai rincari quotidiani. Eppure, in Sicilia il trasporto aereo non è un lusso, è sempre più una necessità. Ci sono lavoratori che riescono a raggiungere i propri cari una volta l’anno ed alcuni si accontentano di risparmiare con lunghe tratte in autobus. Anche perchè, i treni, lasciamo perdere…
Ma queste tariffe insostenibili ricordano quanto sia profonda la distanza tra la retorica dei diritti e la realtà concreta: chi vive fuori può tornare solo se rientra nei rigidi parametri della residenza. Ma chi sono coloro che mantengono la residenza in Sicilia? Forse gli studenti universitari. Il bonus regionale prorogato fino al 28 febbraio 2026, infatti, lascia fuori molti lavoratori che hanno stabilito la residenza nel domicilio in cui vivono, quindi fuori la Sicilia. E non possono godere della scontistica disposta dalla Regione. Calogero Coniglio, presidente di ANAFePC, parla di “battaglia di civiltà”. E ha ragione. Perché il caro voli non è solo un problema economico: è una questione di giustizia sociale, di uguaglianza territoriale. Ma a ogni Natale ci ritroviamo a pagare il prezzo della nostra condizione insulare, con tariffe che puniscono chi cerca semplicemente di tornare a casa. E così, tra bonus a metà e promesse di interventi tardivi, la Sicilia continua a restare isolata, anche quando sarebbe più importante sentirsi vicini. E al Governo? Il Ministro del Sud è siciliano, ma la questione dell’insularità di cui tanto i politici si riempono la bocca, è all’anno zero. Anzi, sotto zero.