Sarà il sindaco di Mazara Salvatore Quinci a sfidare il collega di Castelvetrano, Giovanni Lentini, per la poltrona di presidente del Libero Consorzio di Trapani. Il primo cittadino mazarese ha infatti annunciato la sua candidatura civica attraverso una nota, ma sarà sostenuto da buona parte del centrosinistra. E anche da quel centrodestra che non si rivede nella candidatura di Lentini. Ai nostri microfoni, Quinci ha spiegato da dove nasce questa scelta ma anche la natura della sua candidatura.
Sindaco Quinci, come e da dove nasce questa scelta?
“Nasce dal territorio, una volta sentiti i miei colleghi sindaci e tanti consiglieri di questo territorio provinciale che ha bisogno di una forte azione di rilancio. Nasce in modo spontaneo, si sarebbe detto dal basso, a differenza di chi vorrebbe scegliere le candidature a tavolino. Questa è un’elezione strana, che non si è mai fatta. A votare sono chiamati coloro che con fatica provano ad amministrare un territorio che ha tanto bisogno di servizi e risorse dove non ce ne stanno. Ma soprattutto di una visione strategica da costruire tutti quanti insieme. La legge elettorale per le elezioni di secondo livello spinge gli amministratori a un confronto e una visione comune. Questo il senso della mia candidatura, attorno alla quale stiamo raccogliendo tante adesioni da tutti coloro che quotidianamente si spendono per il territorio”.
C’è qualche sassolino da togliere dalle scarpe, dunque?
“Ho ascoltato con un po’ di disappunto e con un sorriso chi racconta di una ‘casta che vota la casta’. Come si fa a parlare di casta parlando di un consigliere comunale o di un sindaco che affronta a mani nude problemi irrisolvibili in un territorio trascurato da tempo dalla politica che decide e ha le risorse? Mi viene un po’ da sorridere…”.
Che tipo di adesioni ha riscontrato finora?
“Le firme sono ben più del necessario. Abbiamo una lista civica, che si chiamerà Salvatore Quinci presidente e che raccoglie le adesioni da tutto il territorio provinciale. Adesioni di chi ha raccolto con entusiasmo l’idea di un progetto condiviso. Vista la modalità elettiva, questo territorio deve essere governato con un lavoro di squadra da parte di chi lo amministra quotidianamente e non da chi deve decidere a tavolino chi invece deve fare scelte o gestire risorse. La provincia di Trapani ha al suo interno territori disomogenei, immagino il Belice, l’Agro ericino e questi devono poter fruire di una modalità giusta ed efficiente di utilizzo delle risorse. Chi meglio di amministratori esperti e competenti? Un lavoro che faremo tutti insieme”.
È rimasto deluso dal fatto che il centrodestra, in maniera più o meno compatta, non abbia puntato su di lei?
“C’è un po’ di ipocrisia e forse bigottismo in questo. Non voglio sminuire la domanda, ma se noi guardiamo la composizione delle giunte locali dei comuni di tutta la Sicilia e non solo del trapanese, raramente troviamo una netta distinzione tra centrodestra e centrosinistra. Troviamo giunte composite che si riuniscono attorno a figure in grado di governare o che hanno una visione vera e piena di dove portare la propria comunità locale. E se guardiamo a come si stanno definendo le candidature nelle sei province dove si voterà, anche lì troviamo non certo coalizioni di aree unite tra di loro, ma troviamo scomposizioni e aggregazioni. Il tema amministrativo è molto più importante di quello che sembra. Le esperienze recenti ci raccontano di elezioni a Trapani o Mazara dove il centrodestra è stato tutt’altro che unito. Io non trovo nel sindaco Lentini un avversario, ma un competitore. E insieme lavoriamo per due progetti alternativi per la modalità con cui nascono, ma per far bene nel territorio”.
Proposta alternativa al centrodestra, quindi con il centrosinistra?
“Come ho già detto, è una faccenda amministrativa. C’è un po’ di ipocrisia in tutto questo. Basta guardare la storia recente delle elezioni in tutta la Sicilia e nel trapanese. Ricordo l’elezione di Trapani, dove dei due candidati c’era una forza politica che sotto il simbolo civico ha appoggiato in maniera del tutto evidente il candidato dell’altra parte, quello progressista. Andare a raccontare oggi che ci sono schieramenti ideologicizzati nasconde un po’ di bigottismo e ipocrisia. Questo ci raccontano le elezioni provinciali nelle sei province. Posso affermare che la mia è una natura civica, una scelta consapevole. Non perché abbia una bandierina da sventolare, sono convinto che la politica la si fa dentro i partiti. Ma perché questa è stata una scelta ben precisa che ho messo in campo nella mia discesa in politica per amministrare e governare prima la mia città. E adesso provare a esportare il modello di buona amministrazione, condivisione, anche a livello provinciale. Coloro che sentono in capo a sé le responsabilità quotidiane hanno inteso perfettamente questa idea”.
Programmi, idee, priorità. Cosa mi dice?
“Li costruiremo insieme a tutti i nostri colleghi del territorio. Presto farò un giro dei Consigli comunali, incontrerò i consiglieri e i sindaci. E insieme a loro costruiremo la Provincia del prossimo futuro”.
Una campagna elettorale diversa rispetto alle amministrative dello scorso anno. Come si prepara a questa competizione e come costruirà il dialogo con le forze politiche?
“Sarà un’occasione per confrontarci, per fare rete con tutti gli amministratori del territorio, per scoprire come valorizzarlo. Un confronto che al netto della competizione lascerà un patrimonio da valorizzare in futuro. Certamente non deve essere, anche se vedo tentativi evidenti, una competizione che diventi uno strumento non per amministrare o costruire sviluppo, ma al solito per gestire le proprie questioni politiche, cioè di gestione politica del potere. La politica deve essere al servizio della buona amministrazione. Non il contrario”.
Tornando a Mazara, in Giunta dobbiamo aspettarci ripercussioni dopo le provinciali?
“Assolutamente no. Il rapporto in Giunta è solido, deciso, leale e trasparente. La nostra coalizione si è presentata in maniera trasparente alla città, ha vinto e continuerà a governare fino alla scadenza naturale del mandato. Non vedo problemi per tutto quello che ho detto finora. Se il tentativo di contrastare questo progetto a livello provinciale è quello di buttarla in politica, davvero nasconde un’ipocrisia e un bigottismo che sono evidenti”.
Ora e per qualche tempo, fino alle elezioni, abbiamo il passatempo del racconto delle candidature alle Province, che, per il gusto dei cambiamenti di nome a vecchie realtà, sono denominate nella nostra Isola “Liberi consorzi”.
Sarà il sindaco di Mazara Salvatore Quinci a sfidare il collega di Castelvetrano, Giovanni Lentini, per la poltrona di presidente del Libero Consorzio di Trapani. Chiunque vinca non sarà una gran vittoria per la gente. Le Province, dette Liberi Consorzi, sono enti inutili. Già in contemporanea alla ideazione della nuova struttura dello Stato unitario, negli anni ’60 dell’Ottocento, si discuteva animatamente della opportunità di eliminarle, sembrando un residuo negativo dello Stato napoleonico. Cominciò così la saga delle province, fra tentativi di affossamento e iniezioni di sopravvivenza. Come spesso capita, quando si tratta di eliminare vecchi enti, la loro sopravvivenza è assicurata non tanto dalla loro utilità generale, ma dalle possibilità politiche offerte a un certo numero di persone e alle possibilità economiche offerte ai dipendenti. Poiché non avvenne mai la soppressione delle Province, nel passaggio tra gli Stati preunitari e il Regno d’Italia lo zoccolo duro dei politicanti e dei dipendenti, saldandosi, costituì una roccaforte inespugnabile alla destra e alla sinistra storiche. Durante il ventennio fascista si trasformarono in ulteriore corazza dello Stato – Partito. Tornata per fortuna la Repubblica, per quanto riguarda le Province, nel dibattito propedeutico all’approvazione della Costituzione repubblicana, si scontrarono di nuovo le correnti confermative ed eliminatorie. Vinse di nuovo il blocco dei politicanti e dei dipendenti.
Di nuovo si parlò ampiamente della loro eliminazione in occasione dell’introduzione delle Regioni ordinarie. Per i soliti motivi non se ne fece niente. In Sicilia, con la presidenza di Rosario Crocetta sembrò che le Province potessero essere abolite. Senonché, nemmeno questo fu permesso di fare al presidente delle promesse inattuate. Si arrivò a stento alla sospensione del sistema elettivo. La elezione per il governo dell’ente fu sospesa per anni. Le elezioni provinciali divennero nomine dall’alto o da basso, dalle segreterie politiche o dalle sentine delle segreterie, come vi piace, fa lo stesso.
Su scuole, viabilità, ambiente, programmazione del territorio sotto più aspetti, i Liberi Consorzi hanno competenze, periodicamente riviste, per contentare questo o quello. I Comuni e le Regioni potrebbero bene assorbire tutte le competenze provinciali. Se non è stato fatto è sempre per quel motivo dello zoccolo duro che oppone ogni inutile ente pubblico.