Inceneritori in Sicilia, Ciminnisi (M5S): ‘Scelta anacronistica e dannosa per il futuro dell’isola’

Carmela Barbara

Inceneritori in Sicilia, Ciminnisi (M5S): ‘Scelta anacronistica e dannosa per il futuro dell’isola’

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venerdì 24 Gennaio 2025 - 14:00

La Regione Siciliana punta sull’incenerimento dei rifiuti per uscire dall’emergenza, ma il Movimento 5 Stelle lancia l’allarme. L’onorevole Cristina Ciminnisi denuncia l’investimento come “un passo indietro rispetto alla strategia europea di economia circolare” e critica la mancanza di politiche sostenibili. “Con queste risorse si potrebbe costruire una vera rete per il riciclo e il recupero dei materiali”, afferma. Nell’intervista, la deputata regionale spiega perché la transizione ecologica e lo sviluppo economico dell’isola passano da scelte radicalmente diverse.

Onorevole, qual è la posizione del Movimento 5 Stelle sulla gestione dei rifiuti in Sicilia? In particolare, cosa pensa della proposta di realizzare nuovi termovalorizzatori nell’isola?

Il Movimento 5 stelle è da sempre contrario all’incenerimento e alla scelta del governo Schifani di investire 800 milioni di euro di fondi FSC per la costruzione di 2 inceneritori, incompatibili con l’abbattimento obbligatorio delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030. È una scelta anacronistica perché oggi la strategia europea di gestione dei rifiuti va in tutt’altra direzione e vede l’incenerimento come l’ultima delle opzioni possibili. Invece per il governo Schifani è il cardine del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti. Con queste stesse risorse si potrebbe dotare la Sicilia dell’impiantistica realmente utile all’economia circolare, quella che si ispira al principio di prossimità e punta al recupero dei materiali, non di energia. E soprattutto, è una scelta che non tirerà la Sicilia fuori dall’emergenza, anche perché nelle more della loro costruzione l’unica strategia di Schifani è l’ampliamento delle discariche esistenti. L’alternativa c’è: ridurre la produzione dei rifiuti a monte, aiutare Palermo e Catania ad allinearsi al resto dell’isola nelle percentuali di raccolta differenziata, e arrivare alla tariffa puntuale, che consentirebbe ai cittadini un risparmio sulla bolletta.

Qual è il suo approccio al tema della transizione ecologica? Quali azioni concrete si stanno promuovendo per garantire un modello sostenibile di sviluppo regionale?

Sin dalla sua comparsa nel panorama politico, la transizione ecologica è un punto cardine dell’azione politica del m5s, al punto che l’obiettivo della neutralità climatica del 2050 è consacrata nel simbolo. Oggi, i temi ambientali e della sostenibilità sono cruciali e l’impatto dei cambiamenti climatici sulla quotidianità dei cittadini dovrebbe imporne la centralità nell’agenda politica del Governo Schifani. Le risorse della Terra non sono infinite e non abbiamo un pianeta di riserva. Eppure, non vi è traccia di un impegno del centrodestra in questa direzione: basti pensare che il Governo non ha ancora individuato le aree idonee e non idonee per gli impianti di energia rinnovabile (eolico e fotovoltaico, ndr) per comprendere che non governa la transizione energetica; o al fatto che anziché guardare all’economia circolare, individua in due inceneritori la strategia di gestione di rifiuti, o all’assenza di strategie per la mobilità sostenibile. O ancora, si pensi all’assenza di prevenzione del rischio idrogeologico e a un uso ancora troppo irresponsabile del suolo negli strumenti di pianificazione territoriale: sono processi che vanno governati, accompagnando anche il tessuto economico produttivo in questa transizione. Il Governo Schifani non se ne occupa e non se ne preoccupa, ma sono problemi e sollecitazioni che poniamo tutti i giorni anche nell’interesse delle future generazioni.

Cambiamo argomento, in che modo il Movimento 5 Stelle sta rispondendo alle richieste dei cittadini in termini di lavoro e sviluppo economico in Sicilia? Esistono iniziative particolari su cui state lavorando?

La Regione ha competenze limitate per le politiche dell’occupazione e anche l’occasione di potenziare i centri per l’impiego si è persa per il solo obiettivo di sabotare il reddito di cittadinanza. Il M5S sostiene le battaglie sul salario minimo, sulla parità salariale tra uomini e donne, per l’occupazione femminile. Sono i temi, il filo rosso che unisce l’azione del Movimento a livello nazionale e regionale. Il Governo Schifani continua a parlare di un PIL in crescita, di una condizione economica rosea per la Sicilia che in realtà non esiste, tanto che lui stesso ha proposto il reddito di povertà, perché moltissime famiglie siciliane non riescono a vivere dignitosamente. Una misura spot che serve a ben poco, se consideriamo il progressivo indebolimento delle nostre aree industriali e artigianali, o la fuga dei giovani, che non vedono concretamente nessuna prospettiva di sviluppo economico nella nostra terra, soprattutto per le attività innovative della digitalizzazione e dei nuovi modi di fare impresa. Siamo la Regione con la più alta percentuale di neet, cioè di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, perché la formazione professionale regionale è ancora tarata su lavori tradizionali e non riesce neanche a guardare alle nuove professionalità richieste dal mercato

Infrastrutture in Sicilia. Che posizione avete su progetti come il ponte sullo Stretto o il miglioramento delle strade interne?

La questione delle infrastrutture si affronta con un uso razionale delle risorse che ci sono a disposizione per gli investimenti. Basti pensare che un miliardo e 300milioni dei Fondi di Sviluppo e Coesione 2021/2027 saranno destinati al Ponte sullo stretto, progetto su cui pesano ancora pesanti criticità tecniche e di cui non si conosce il costo complessivo, che continua a lievitare. Gli altri interventi infrastrutturali dell’Accordo di Coesione vengono individuati non in base alla effettiva priorità ed utilità per il territorio, ma in base a logiche di appartenenza partitica. Nel frattempo, però, le infrastrutture in Sicilia possono aspettare. Non c’è traccia della chiusura dell’anello autostradale che colleghi i centri della costa meridionale dell’isola e la viabilità interna, in massima parte strade provinciali, è ostaggio dell’incapacità delle forze di maggioranza di mettersi d’accordo su quello che deve essere il futuro delle ex province, al di là del poltronificio che desidererebbero per loro esigenze elettorali. Sulla continuità territoriale, neppure la concordanza di colore politico col Governo di Roma ci giova: la questione del caro voli a ridosso delle festività viene affrontata con la soluzione tragicomica del treno Sicilia Express, che però ovviamente si ferma a Palermo, perché da 10 anni non c’è più un collegamento su rotaia fra Trapani e Palermo. Nessuna visione sugli scali aeroportuali, soprattutto i più piccoli. Tanto basta per avere una posizione opposta rispetto a quella di Schifani.

Trasporti con le isole minori. Le politiche della Regione sono soddisfacenti?

Ricordo che a giugno 2023 l’assessore alle infrastrutture e Trasporti Aricò dichiarava di voler avere un occhio di riguardo per le isole, al punto da non definirle isole minori ma “isole di Sicilia”, proprio perché i cittadini delle isole minori non si sentissero considerati di serie B, ma siciliani al pari degli altri. La realtà è completamente diversa. Di fatto gli abitanti delle isole minori vivono disagi quotidiani legati a problemi infrastrutturali dei porti, a corse ed orari che non corrispondono alle reali esigenze della comunità e che condizionano pesantemente il diritto alla mobilità, il diritto allo studio, il diritto alla salute. Sicuramente c’è problema legato a una posizione di fatto oligopolistica, per non dire monopolistica, nel mercato dei trasporti verso isole minori con cui il Governo deve fare i conti. Allo stesso tempo la forza contrattuale della Regione non sembra produrre effetti che vadano a colmare il divario di diritti che c’è tra abitanti della Sicilia e quelli dei vari arcipelaghi, e anche sulle agevolazioni che si erano introdotte negli anni il Governo sta facendo dietrofront, come se le isole fossero solo mete turistiche e non luogo in cui vivono dei siciliani.

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