Ponte sullo Stretto, il centrodestra al governo ci riprova. Vecchio pallino di Silvio Berlusconi, il Ponte di Messina sembra essere al centro dei pensieri anche di Matteo Salvini, neo Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
Il leader leghista ha contattato i governatori Roberto Occhiuto (Calabria) e Renato Schifani (Sicilia) per fissare un incontro al dicastero di Porta Pia per fare il punto della situazione con particolare riferimento al progetto del Ponte sullo Stretto.
“Dalle parole ai fatti. La Lega al governo vuol dire concretezza e risposte immediate. L’incontro imminente del ministro Salvini coi governatori della Sicilia e della Calabria segna una pietra miliare per il futuro Ponte sullo Stretto. Solo con questa determinazione si potrà arrivare all’obiettivo nel più breve tempo possibile”.
Così commenta l’iniziativa del leader del Carroccio il senatore siciliano della Lega Nino Germanà, componente della commissione Lavori pubblici del Senato.
Tuttavia, il dibattito sul Ponte nasce già prima dell’Unità d’Italia, con i Borboni, per poi proseguire a intermittenza con i vari governi che si sono alternati nel tempo, fino alla costituzione di una società di scopo, la Stretto di Messina Spa, che ha prodotto anche una progettualità mai realizzata e che oggi risulta in liquidazione.
A destare maggiore perplessità, com’è noto, sono le caratteristiche sismiche della zona dello Stretto, che già è stata oggetto nel passato di terremoti devastanti (1783, 1894 e 1908) che hanno interessato sia il sud della Calabria, sia la città di Messina.
Sorvolando sui problemi legati all’elevata sismicità dello stretto e all’impatto ambientale con l’inevitabile coinvolgimento di Capo Peloro, distante solo 1 km dal sito previsto per il pilastro siciliano, e la distruzione del comprensorio di Ganzirri, unanimemente considerato una delle aree faunistiche più importanti d’Italia, faccio presente che affermare la necessità del ponte per portare l’alta velocità ferroviaria in Sicilia è assolutamente priva di fondamento. In nessun ponte sospeso con campata superiore a 1.408 metri passa una linea ferroviaria. Al mondo sono circa una dozzina i viadotti che superano questa misura con un ampiezza media, ci tengo a sottolinearlo, inferiore alla metà di quella prevista dal progetto della Webuild ex Impregilo per il ponte di Messina (3.300 mt). Alcuni sono stati realizzati in tempi recentissimi (i ponti di Brăila sul Danubio e quello dei Dardanelli in Turchia sono stati inaugurati nel 2022) e due, L’Osman Gazi Bridge e lo stesso ponte dei Dardanelli, proprio dalla Webuild. In nessuno di questi faraonici viadotti passa un treno. In un contesto di reti stradali, autostradali e ferroviarie da terzo mondo, vero “collo di bottiglia” nei collegamenti tra la Sicilia ed il resto del Paese, pensare di avventurarsi nella realizzazione di un opera faraonica di dubbia fattibilità, dai costi enormi, tutti a carico del contribuente giacché l’UE già nel 2011 ha negato qualsiasi coinvolgimento economico, mi pare un imperdonabile sperpero di risorse pubbliche.