Acqua, la Regione scarica il conto sui comuni: sindaci trapanesi in rivolta

redazione

Acqua, la Regione scarica il conto sui comuni: sindaci trapanesi in rivolta

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sabato 06 Dicembre 2025 - 06:00

I sindaci dei Comuni di Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Gibellina, Paceco, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Valderice e Vita – tutti ex Comuni serviti dall’Ente Acquedotti Siciliani (EAS) – hanno inviato un documento congiunto al Governo della Regione Siciliana e ai Deputati dell’Assemblea Regionale per chiedere il ritiro o la mancata approvazione dell’articolo 16 della Legge di Stabilità Regionale 2026-2028, prevista in aula dal 9 dicembre. Secondo i sindaci, questo articolo sarebbe illegittimo, ingiusto e gravemente dannoso sia per i bilanci comunali sia per i cittadini che vivono nei territori interessati.

Perché i sindaci contestano l’articolo 16

I primi cittadini trapanesi ricordano che, in questi comuni, il servizio idrico è stato da sempre gestito dall’E.A.S. (Ente Acquedotti Siciliani), che ha costruito le infrastrutture idriche, ha fornito l’acqua, ha installato i contatori, ha verificato i consumi delle singole utenze, ha riscosso i canoni dai cittadini. Dal 2004, l’EAS ha acquistato l’acqua da Siciliacque S.p.A. per distribuirla, in base a una convenzione valida fino al 2044 e stipulata con la Regione Siciliana. Tra il 2020 e il 2022, a causa della situazione economico-finanziaria ormai insostenibile, l’EAS è stato posto in liquidazione coatta amministrativa, cioè l’equivalente di un fallimento, proprio dalla Regione Siciliana.

Cosa prevede l’articolo 16 contestato

L’articolo 16 del disegno di legge stabilisce che i Comuni devono pagare l’acqua consumata nei loro territori negli anni 2024 e 2025, e poi, dal 2026 in avanti, anticipare ogni anno il costo dell’acqua.
Successivamente dovrebbero recuperare questi soldi dai cittadini, anche con criteri forfettari. Ma i sindaci fanno notare che: i comuni non hanno il titolo legale per farlo, non possono fatturare l’acqua perché non sono i gestori del servizio e l’operazione sarebbe dunque illegittima. È come se lo Stato chiedesse al Comune di pagare le bollette della luce per tutti i cittadini e poi farsi rimborsare “come può”, anche senza contatori accessibili o contratti, in sostanza. Se l’articolo 16 venisse approvato:

  • i Comuni dovrebbero coprire costi enormi e pluriennali,
  • sarebbero costretti a tagliare quasi completamente le spese per i servizi sociali,
  • alcuni Comuni rischierebbero il dissesto finanziario,
  • e, anche se in futuro la norma venisse dichiarata incostituzionale, i danni ai bilanci comunali e ai cittadini sarebbero comunque irreparabili.

Le sentenze in merito

La Corte Costituzionale e il TAR di Palermo, con sentenze definitive, hanno stabilito che:

  • dopo la liquidazione dell’EAS, i Comuni non possono gestire direttamente il servizio idrico,
  • non hanno contratti con i cittadini per questo servizio,
  • non possono rilevare i consumi perché non hanno la disponibilità legale dei contatori,
  • quindi la gestione del servizio idrico spetta alla Regione Siciliana, che però non è intervenuta concretamente e ha lasciato la situazione in stallo.

Le richieste

Queste sono le richieste sul fronte accompagnato da una mobilitazione generale:

  1. il ritiro o la bocciatura dell’articolo 16 della Legge di Stabilità regionale;
  2. che il Governo regionale usi i propri poteri per ripristinare una gestione corretta del servizio idrico, invece di scaricare impropriamente i costi sui Comuni.

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