La recente decisione della Soprintendenza di Trapani, che impone lo smontaggio obbligatorio degli stabilimenti balneari a fine stagione, ha riacceso un acceso dibattito tra la tutela del paesaggio e la sopravvivenza economica delle imprese turistiche locali. Questo parere, di natura discrezionale, entra in diretto contrasto con la normativa regionale vigente (L.R. n. 16/2017 e L.R. n. 15/2015), che consente la permanenza annuale delle strutture sia su suolo pubblico che privato. Gli stabilimenti balneari rappresentano un pilastro economico per molte città costiere, come Trapani, dove contribuiscono in modo significativo al PIL locale e all’occupazione. La possibilità di operare tutto l’anno non solo permette di prolungare i contratti di lavoro e garantire una stabilità occupazionale, ma consente anche di sostenere e sviluppare un turismo destagionalizzato, sempre più richiesto dal mercato. A porsi tante domande sono gli operatori turistici delle spiagge trapanesi, in particolare è emblematico il caso del Sunclub di Erice, che impiega stabilmente fino a 15 dipendenti con punte di oltre 100 lavoratori stagionali, mette in luce le ricadute occupazionali che una simile decisione potrebbe comportare. Oltre al personale diretto, una vasta rete di fornitori, artigiani, trasportatori e piccoli imprenditori locali risente delle limitazioni imposte al settore.
“Inoltre, gli stabilimenti balneari oggi non si limitano più alla sola balneazione estiva, ma offrono servizi integrativi come ristorazione, attività per persone con disabilità, laboratori educativi e diving, contribuendo a rendere viva la costa anche nei mesi invernali. Smontare le strutture significa quindi interrompere bruscamente un processo virtuoso di crescita economica e inclusione sociale – fanno sapere gli operatori turistici -. Un ulteriore paradosso riguarda la tutela ambientale: lo smontaggio delle strutture può favorire la dispersione della sabbia e accelerare l’erosione costiera, danneggiando proprio l’ecosistema che si intende proteggere. È necessario, oggi più che mai, un dialogo tra Soprintendenza, istituzioni locali e operatori del settore, affinché si trovi un equilibrio tra rispetto ambientale e sviluppo economico. Le imprese non possono essere lasciate sole a fronteggiare un’incertezza normativa che rischia di compromettere anni di investimenti e sacrifici. Chiediamo quindi alle istituzioni locali e regionali di intervenire con urgenza, convocando un tavolo tecnico per individuare soluzioni condivise che tutelino ambiente, lavoro e impresa. La sopravvivenza del turismo costiero e la tenuta dell’economia territoriale passano anche da queste scelte. Non si può più rimandare“.