Marsala. Iscrizioni errate in Piazza Mameli, i progettisti: “Faremo le dovute rettifiche”

Claudia Marchetti

Marsala. Iscrizioni errate in Piazza Mameli, i progettisti: “Faremo le dovute rettifiche”

Condividi su:

venerdì 13 Giugno 2025 - 07:07

La Piazza Mameli, porta d’accesso principale al centro storico di Marsala, non è ancora completamente terminata così come le polemiche – ma c’è da dire anche gli elogi per chi la vive, la attraversa e trascorre pomeriggi e sere – intorno ad essa. Non solo per la tempistica non completamente rispettata, benchè la zona è stata riattivata parzialmente per le processioni del Giovedì e Venerdì Santo e quasi completamente per il Raduno Nazionale dei Bersaglieri. Ma altresì per tutta una serie di accorgimenti, come le piante che erano state posizionate solo in maniera estemporanea e con tutto il vaso e poi tolte e il manto che ha bisogno di essere lucidato per migliorarne il decoro e la fruibilità.

Iscrizioni sbagliate, la lettera dell’avvocato Caruso

Giorni fa in una lettera aperta al sindaco Massimo Grillo, l’avvocato Ignazio Caruso, consigliere della Commissione toponomastica e presidente dell’Associazione Storia Patria di Marsala, ha evidenziato  delle inesattezze storico-linguistiche nelle iscrizioni della Piazza Mameli: “La nuova sistemazione della Piazza contiene iscrizioni lapidee che riportano frasi di illustri autori, elogiative di Lilibeo-Marsala. Ad una attenta lettura, però, ci si accorge che sussistono rilevanti imprecisioni nella trascrizione dei testi sia sotto il profilo linguistico che storico che avrebbero potuto passare al vaglio della Commissione”, afferma Caruso. L’iscrizione lapidea attribuita a Diodoro Siculo è errata in quanto attribuibile a Tommaso Fazello. La trascrizione che si riferisce ad un passo delle “Metamorfosi” di Ovidio è incompleta e ne impedisce la comprensione. “E’ eclatante, infine, la trascrizione attribuita a Cluverio. “Hodie in minis Lilybaei extructa extat urbs inter primas Siciliae celebris, vulgo Marsala”. Lo scritto originale di Cluverio, autore di Sicilia Antiqua del 1619, recita invece “Hodie in riunis eius….., vulgo Marsalla dicta. ”, dice infine l’avvocato.

Arriva la replica dei progettisti di Piazza Mameli

Una prima risposta arriva dai progettisti della stessa Piazza, gli architetti Antonio Bua e Maxime Angileri: “A seguito di quanto riportato dall’avvocato Caruso, specifichiamo che le criticità segnalate sono già oggetto di un nostro approfondimento e, effettuate le dovute verifiche e fatte le dovute valutazioni, verranno apportate le eventuali rettifiche necessarie per superare gli errori riscontrati. La volontà, di tutti gli attori coinvolti nella realizzazione della Piazza, è naturalmente quella di concludere il lavoro nel miglior modo possibile, nonostante l’iter di realizzazione sia stato travagliato, nell’intento di celebrare la storia della città”. 

Condividi su:

Un commento

  1. Il comune, nel rifare la pavimentazione della piazza Goffredo Mameli, ha posizionato a terra alcune lapidi, con frasi riferibili alla città di Marsala, una volta chiamata Lilybeo.
    Di fronte alla lapide posta a sinistra della piazza, guardando Porta Garibaldi, un tempo Porta Mare, più volte mi sono fermato per leggere e capire quel che in latino c’è scritto. La traduzione del latino in italiano per me non è difficile, avendo studiato l’antica lingua per dieci anni, ed essendo considerato bravo a scuola. Senonché, nella frase, che sotto riporto, c’è qualcosa che mi impediva di capirla, anche se facevo diverse ipotesi di traduzione. Penso che il sindaco non si sia posto questo problema, o perché non conosce il latino o perché indaffarato in altre faccende. La frase dice: “ex eo bibentes statim vaticinari videntur”, e sotto l’autore, “Diodoro”.
    Poiché, al contrario del sindaco, ho più tempo a disposizione per la cultura, ho fatto le opportune ricerche con Google e sono arrivato alla conclusione che, più di quello che in modo approssimativo avevo tradotto, non potevo andare. La frase, così come è scritta, ha un senso monco. Letterariamente vorrebbe dire, in traduzione, che “da questo i bevitori subito sembravano fare vaticini”. La traduzione letterale è corretta, ma il senso? Non si capisce quale sia. Difatti, la traduzione è senza senso. Se non si individua l’oggetto dal quale i bevitori sembravano fare vaticini, si resta con il dubbio e nell’errore.
    L’iscrizione latina in sé stessa non è sbagliata, ma è estrapolata da un contesto di scrittura che spiega cosa era “questo”, che faceva fare vaticini. Nel contesto, dal quale è presa la frase, è scritto, in italiano moderno, ma non contemporaneo, che l’acqua della Sibilla Lilybetana aveva la particolarità e la magia di far fare vaticini a coloro che la bevevano. Il paragrafo completo del testo, dal quale sono prese le parole di Diodoro, è di un Anonimo, e il titolo del suo libro è: “Teatro delle città reali di Sicilia”, edito da diversi editori, fra i quali Sellerio, 1979.
    Con l’aiuto del contemporaneo Google sono riuscito a capire il senso di una frase di duemila anni fa. E poi parliamo male di Internet.

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta