A Marsala tanti bersaglieri ma anche (troppi) clochard, un segnale da non ignorare

redazione

A Marsala tanti bersaglieri ma anche (troppi) clochard, un segnale da non ignorare

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domenica 11 Maggio 2025 - 08:03

Marsala in questi giorni si trova a fare i conti con una realtà che fino a poco tempo fa sembrava lontana, o quantomeno sporadica. Il fenomeno della presenza di senzatetto – tipico delle grandi metropoli – inizia a farsi notare anche qui, tra le vie centrali, le stazioni, i marciapiedi della città. Non più casi isolati o legati a storie personali ben note, ma presenze nuove, continue, che suscitano domande e richiedono attenzione. Accanto ai bersaglieri che in questi giorni invadono Marsala per il loro 72° Raduno Nazionale, portando colore e spirito patriottico, si muove silenziosa nel sottobosco urbano, la presenza di chi non ha un tetto, di chi dorme sotto una coperta pesante vicino alla stazione ferroviaria, o siede ai bordi di via Mazzini. Uomini soli, spesso invisibili alla frenesia quotidiana, ma che stanno lì, agli angoli, per terra o sulle panchine, davanti agli occhi di tutti.

Chi sono? Da dove vengono? Sono marsalesi caduti in disgrazia o forestieri in cerca di riparo? Perché scelgono di dormire all’aperto? È davvero una scelta, o semplicemente l’unica opzione rimasta? Queste domande non possono restare senza risposta. E non dovrebbero restare appannaggio esclusivo della cronaca o della curiosità cittadina. Dovrebbero diventare spunto concreto di riflessione per l’Amministrazione comunale, per i Servizi Sociali, per le associazioni del territorio, e anche per i semplici cittadini. Marsala ha una tradizione di accoglienza e solidarietà, ma il cambiamento sociale e il progressivo impoverimento che coinvolge molte fasce della popolazione impongono nuove strategie. Offrire un pasto caldo, un luogo sicuro dove dormire, o semplicemente ascoltare queste persone, potrebbe essere un primo passo verso una risposta umana e concreta. D’altronde la mensa fraterna “La Pira” in zona Stadio funziona. Ma c’è anche il piccolo sostegno, a fine giornata, delle attività commerciali, bar e pasticcerie spesso conclusa l’attività giornaliera donano le rimanente a molte persone. Non si tratta solo di gestire un’emergenza, ma di riconoscere e rispettare la dignità di chi vive ai margini. In un momento storico in cui le fragilità si moltiplicano, anche una piccola città può diventare esempio di civiltà e attenzione. Perché, in fondo, è proprio dalle periferie – fisiche e umane – che si misura il cuore di una comunità.

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Un commento

  1. Andando per la città, a piedi e in auto, mi sono accorto che sono state sistemate tante vie e piazze. In piazza del Popolo, le aiuole, abbandonate da anni, dovrebbero rifiorire per nuovi impianti. Il marciapiede dell’edificio delle corriere è stato rifatto, evitando così nuove rovinose cadute, che sarebbero diventate debiti fuori bilancio, all’ordine del giorno di ogni seduta consiliare.
    Piazza Mameli ha un nuovo aspetto, con le aiuole di terra di bosco, i marmi e i riquadri delle frasi di scrittori del passato che hanno descritto o omaggiato l’antica Lilybeo.
    Anche in altre parti ci sono stati i miglioramenti. Via dei Mille non si vedeva così pulita da anni, grazie ai recenti interventi.
    Parlando con un giovane, che lavora dal farmacista, abbiamo convenuto che ci vorrebbe un raduno dei bersaglieri ogni anno per mantenere la città pulita. Se, poi, cambiassero la legge, riducendo a due anni la durata dell’amministrazione comunale, il risultato di avere le giuste cure per la città sarebbe garantito.
    Abbiamo tutti visto che le amministrazioni comunali nei primi anni di loro mandato non fanno quasi nulla, e quando si avvicina la fine del mandato iniziano pulizie generali, nuovi lavori e completano i vecchi. Persino gli alberi e le palme ne risentono i benefici, finalmente capitozzonate dopo tanta attesa.
    Quest’anno è un anno particolarmente fortunato, poiché il raduno dei bersaglieri è caduto proprio a un anno dalle prossime elezioni amministrative. Tutti e due gli eventi hanno messo sotto pressione la macchina amministrativa, politica e burocratica. I risultati si notano e altri si vedranno nei prossimi mesi. Ma, se non sarà cambiata la durata dell’amministrazione, tutto si perderà nei successivi quattro anni dopo le prossime elezioni.

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