Carciofi e salsiccia con sobrietà

Gaspare De Blasi

Io la penso così

Carciofi e salsiccia con sobrietà

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venerdì 25 Aprile 2025 - 07:08

Il 25 Aprile ricorre l’ottantesimo anniversario della cacciata dei nazisti e dell’abbattimento del ventennale regime fascista. Vorremmo non rifugiarci nella retorica e affrontare, in queste nostre note, un tema per così dire più personale e localistico. Ci raccontavano da ragazzi che negli anni ’50 a Marsala e in generale nella provincia di Trapani si tenevano comizi nelle piazze principali, cortei e rievocazioni.

Poi tutto si trasformò e per età arrivano i nostri ricordi. Tre festività con temi diversi ma spessissimo dal punto di vista del calendario, ricadono vicine: il giorno di Pasquetta, il 25 aprile e il Primo Maggio. A poco a poco si sono trasformate in giornate di scampagnate caratterizzate da grandi abbuffate quasi sempre di sarde, salsiccia e carciofi arrostiti sul fuoco con la carbonella.

Poi dagli anni novanta la ricorrenza riprese con il suo vero significato, ad essere primo il nord (dove la Resistenza ebbe una vera motivazione) e poi nel Paese intero. Si andò in tv e di presenza a parlare di quello che accadde in quegli anni che per fortuna culminarono nel 25 aprile del 1945.

Non entriamo in reminiscenze storiche, non ne avremmo la capacità, tuttavia dalle nostre parti la Resistenza e la conseguente Liberazione non furono sentite come nelle regioni dove il fascismo trascinò l’Italia in una guerra civile con il Paese diviso in due. A Marsala ci raccontano che parecchi fascisti che indossavano le camicie nere con il fez relativo in testa e salutavano romanamente, appena arrivarono gli americani divennero subito collaborazionisti.

Gli italiani non furono divisi tra buoni e cattivi, ma sicuramente tra chi non aveva capito nulla e obbligato combatteva contro altri connazionali e chi sulle montagne ci aiutò in maniera decisiva a riconquistare la libertà. I partigiani erano di tutti i colori politici e alcuni perfino senza appartenenza, ma stavano dalla parte di chi voleva che il Paese acquistasse diritti che non aveva forse mai avuti.

Qui in Sicilia e dalle nostre parti non ci fu quello che da ragazzi ci dicevano fosse stato un fascismo soft. Non è in parte vero: anche qui nessun diritto per i lavoratori, per sindacati e partiti politici che vennero chiusi. Le donne dovevano essere fattrici e non avere alcun diritto. Adesso questo ottantesimo della Liberazione cade nei tristi giorni della scomparsa di Papa Francesco. A chi ci governa e in particolare a qualche sua componente che non ha mai voluto neppure pronunciare la parola antifascismo, non è sembrato vero affrettarsi a dire che il 25 aprile di lutto sia ricordato con sobrietà. Basta, vorremmo aggiungere che noi lo celebreremo come sempre e che tra un carciofo e un “tocco” di salsiccia ricorderemo quegli eroi che con la loro vita spezzata a soli 20 anni, ci hanno permesso di arrivare in pace fino ai giorni nostri. Scriviamo per loro oggi 25 aprile 2025.

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