La bellezza del 21 marzo a Trapani e la strada da percorrere per liberarci davvero dalla mafia

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

La bellezza del 21 marzo a Trapani e la strada da percorrere per liberarci davvero dalla mafia

Condividi su:

sabato 22 Marzo 2025 - 07:00

Ieri Trapani era più bella che mai. Piena di giovani provenienti da ogni parte d’Italia, di consapevolezza, di sorrisi, bandiere, striscioni, musica. Piena di sguardi che vivono questo tempo complesso con l’ambizione di cambiarlo o – quantomeno – di non resistere alla rassegnazione. L’intervento di don Luigi Ciotti è stato straordinario, per lucidità, capacità di analisi, completezza. Probabilmente abbiamo perso l’abitudine ad ascoltare parole così chiare, sincere e illuminate, assuefatti come siamo alla superficialità dei social, ai pensierini degli influencer, agli algoritmi, ai trend topic. Vivere giornate così in un territorio che è stato per troppo tempo ostaggio della mafia, che ha visto morire Mauro Rostagno, Giangiacomo Ciaccio Montalto, Barbara Rizzo Asta e i suoi figli Giuseppe e Salvatore o in cui si è consumata la vergognosa cacciata del prefetto Fulvio Sodano, ha rappresentato un momento importante ed emozionante per chi ha sempre creduto nel riscatto di questa terra.

Come ha detto don Ciotti, però, il tempo dell’impegno non è finito. Anzi, bisogna rilanciare, superando alcuni slogan a cui siamo affezionati per ragionare su cosa è la mafia oggi, con la sua capacità di mimetizzarsi, di impastarsi con l’economia legale, di far passare attraverso la politica e le relazioni con i salotti buoni quegli interventi che contribuiscono ad alimentare i propri business.

E poi c’è un altro aspetto che alla mafia torna utile: il mancato funzionamento del welfare. Perchè se la sanità pubblica e i centri per l’impiego non funzionano, se acqua e rifiuti rappresentano un’emergenza costante, se i sussidi sociali vengono erogati in maniera inadeguata, se dispersione scolastica, disoccupazione ed emigrazione giovanile restano perennemente questioni irrisolte, diventa più facile controllare il legittimo malcontento popolare, offrendo soluzioni tampone a buon mercato. E questo vale per la mafia, ma purtroppo vale anche per una certa politica, legata a una logica clientelare a cui non intende rinunciare. Lo denunciava quarant’anni fa Mauro Rostagno e abbiamo il dovere di denunciarlo ancora oggi e ogni volta che vediamo abbassarsi la tensione morale di fronte alle grandi criticità che mortificano il nostro territorio o ogni volta che vediamo intorno a noi crescere quel senso di resa che, periodicamente, riapre le porte al malaffare.

Il più grande investimento che lo Stato dovrebbe fare per debellare la mafia e ridurre il peso delle diseguaglianze sociali dovrebbe essere proprio questo: rilanciare il welfare, aggiornandolo alle esigenze del nostro tempo, creando le condizioni affinchè ogni giovane di questa terra possa essere in condizione di immaginare qui il suo futuro, senza sentirsi un novello don Chisciotte del Terzo Millennio.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta