Il marsalese Alessio Piazza dietro le quinte del film Iddu: “Ho insegnato le sfumature del siciliano”

Claudia Marchetti

Il marsalese Alessio Piazza dietro le quinte del film Iddu: “Ho insegnato le sfumature del siciliano”

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venerdì 18 Ottobre 2024 - 07:00

L’attore e regista marsalese Alessio Piazza, oltre a calcare le scene dei palchi italiani, negli ultimi anni lavora tanto dietro le quinte dei set cinematografici che risiedono nella nostra isola come dialogue coach, una figura sempre più richiesta nel panorama filmico. Piazza ci racconta la sua esperienza sul set di ‘Iddu – L’ultimo Padrino’ dei registi Piazza e Grassadonia, film che racconta gli intrecci di cosa nostra nel periodo della latitanza di Matteo Messina Denaro. 

Alessio Piazza, dialogue coach del film Iddu. Innanzitutto, parlaci di questa figura sempre più utilizzata nel mondo del cinema.

È stata una bella esperienza. Sono intervenuto per lavorare con attori non siciliani sull’accento e il dialetto. Nello specifico, sono stato chiamato per occuparmi dell’accento e del dialetto della provincia di Trapani. Abbiamo fatto un mese di preparazione con gli attori, studiando la sceneggiatura e le battute. Poi sono stato presente sul set durante le riprese per controllare che l’accento fosse corretto. Non si tratta solo di un lavoro tecnico sulla sonorità, ma anche di interpretazione e ricerca del linguaggio. Ho avuto persino la libertà, grazie ai registi, di riscrivere alcune parti in italiano in siciliano. Elio Germano è stato straordinario, ha lavorato tanto sugli audio vocali di Messina Denaro recuperati dopo il suo arresto, concentrandosi sulle sfumature gutturali tipiche del personaggio. Barbora Bobulova ha fatto un ottimo lavoro e Antonia Truppo, nei panni della sorella di Messina Denaro, ha lavorato bene sulla cosiddetta ‘linea linguistica familiare’… È stato bello ascoltarli in quel momento e poi vedere il prodotto finito con un’appropriata linguistica collettiva. La figura del dialogue coach ad oggi è sempre più richiesta, perché offre la libertà di scegliere attori anche non originari del luogo. Avevo già fatto questo lavoro in “I leoni di Sicilia” con Michele Riondino che interpreta Vincenzo Florio. È un lavoro sia tecnico che artistico.

Oggi ci sono sempre più produzioni cinematografiche in Sicilia. Spesso quando i lavori arrivano in tv, chi parla quell’idioma coglie tanti errori. Lì intervieni tu che insegni le sfumature del dialetto siciliano. Come?

I dettagli in televisione li può notare solo chi è di un determinato posto. Ma qui entra in gioco la scelta dei registi e dei produttori di investire nella figura del dialogue coach per garantire una credibilità linguistica. Capita spesso che l’attore che non parla quel dialetto, improvvisi. Per quanto riguarda l’approccio, bisogna dare una certa sonorità alla battuta, leggerla con l’accento siciliano e poi trasformare la parola in dialetto. Dipende anche dal personaggio: se è borghese avrà un’inflessione diversa rispetto a un personaggio popolare che avrà un accento come dire, più carico. L’attore dovrà adattarsi a quella specifica sonorità. È una tecnica che si modella sulla personalità del personaggio: per uno torvo o minaccioso, come Messina Denaro o sua sorella, entrano in gioco altre sfumature della lingua. Essendo anche io attore, mi approccio ai miei colleghi in modo più attoriale e so che vengo capito.

Com’è stato lavorare con Piazza e Grassadonia ma soprattutto con attori che sono il fulcro dell’attuale cinema italiano come Elio Germano e Toni Servillo?

Le sale sono piene in tutta Italia, il film sta ricevendo un ottimo riscontro. “Iddu”, va detto, non è un film sulla vita di Messina Denaro, ma racconta una coralità nascosta, quasi come se tutti fossero contagiati, infettati dalla sua latitanza. Si tende a ridicolizzare e smitizzare la figura del boss, mostrando le sue vulnerabilità e le modalità infantili, togliendo quell’aura mitologica che il tempo gli ha concesso.

Qual è stata, se c’è stata, la difficoltà riscontrata maggiormente nell’approccio al siciliano e anche con la realtà e la cultura mafiosa che ha i suoi linguaggi.

Non ho riscontrato particolari difficoltà, ma alcune parole del dialetto più stretto le abbiamo adattate per renderle più comprensibili al grande pubblico. Non ci sono stati grandi ostacoli e le riprese sono state semplici. Siamo stati accolti con grande gioia nei posti in cui abbiamo girato.

Quali sono i tuoi prossimi impegni? Cinema, teatro…?

Debutterò al Teatro Bellini di Napoli con “La grande magia” di Eduardo De Filippo, per la regia di Gabriele Russo. Poi saremo al Teatro Biondo di Palermo dal 6 al 15 dicembre. Si tratta di una commedia storica che, dopo tanti anni, viene rimessa in scena. Fino a marzo sarò impegnato in questa tournée… ma forse c’è qualcosa che bolle in pentola a Marsala. Chissà…

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