Siccità, situazione drammatica in Sicilia. Da Roma si deciderà lo stato di emergenza nazionale

redazione

Siccità, situazione drammatica in Sicilia. Da Roma si deciderà lo stato di emergenza nazionale

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sabato 27 Aprile 2024 - 15:26

In Sicilia è allarme siccità e per l’agricoltura è un dramma. Già si cominciano a vedere i primi segnali della mancanza d’acqua. Sparse in tutta la regione ci sono 29 dighe e la situazione, analizzando i dati diffusi dal Dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia e confrontandoli con quelli dello stesso periodo del 2023, è drammatica. “Il problema principale è la mancanza di pioggia – dice Dario Cartabellotta, dirigente generale dell’assessorato all’agricoltura e commissario per l’emergenza idrica – e a fronte di 700 milioni di metri cubi di acqua invasabili, a oggi, aprile 2024, ce ne sono poco più di 150 milioni”.

Il governo siciliano ha trasmesso a Roma, lo scorso mercoledì 24 aprile, tutta la documentazione necessaria per ottenere la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia. Nel dossier, le soluzioni proposte dalla cabina di regia guidata dal presidente della Regione e coordinata dal capo della Protezione civile regionale per porre freno in tempi rapidi alla crisi dovuta alla mancanza di piogge. Il gruppo di lavoro, impegnato anche in questi giorni in continue riunioni, ha individuato gli interventi necessari, differenziati a seconda dei tempi di realizzazione. Tra quelli di rapida attuazione, l’acquisto di nuove autobotti per i comuni siciliani in crisi, la rigenerazione dei pozzi e delle sorgenti e il ripristino di quelli abbandonati, il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte esistenti, la realizzazione di nuove condotte di bypass. Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio del dissalatore di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di uno dei due tra quelli di Trapani e Gela (nel Nisseno), operazione che richiederà tempi e procedure di gara più lunghe.

Nello stesso tempo, il dipartimento regionale di Protezione civile ha istituito nove tavoli tecnici presso il Genio civile dei capoluoghi di ogni provincia, con rappresentanti del dipartimento delle Acque, dei Consorzi di bonifica, e dell’Autorità di bacino. Ne sono scaturite numerose proposte di interventi urgenti, passate al vaglio della cabina di regia. Inoltre, diverse riunioni sono state svolte con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna. Si aspetta ora che il Consiglio dei ministri proceda con la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità, provvedimento atteso per la settimana prossima insieme allo stanziamento delle prime somme per gli interventi più urgenti.

In generale, lo scarto di tutte le dighe siciliane rispetto all’anno precedente è di -31%. Si passa nel totale dei 29 invasi da 431,27 milioni di metri cubi di acqua a marzo 2023 a 299,09 milioni di metri cubi di acqua presente un anno dopo. Il mese di marzo è stato il settimo consecutivo con precipitazioni inferiori alla norma del periodo, con un deficit di circa 300 millilitri d’acqua. La Sicilia è oggi l’unica regione italiana in zona rossa.

L’estate è sempre più vicina, le precipitazioni inesistenti. E intanto le aziende agricole hanno sempre più paura degli effetti di questa siccità. Per le piante l’acqua, utilizzata ad uso irriguo, è fondamentale, vitale. Tra queste dighe quelle che forniscono acqua destinata solo all’uso irriguo sono gli invasi di Arancio, Cimia, Comunelli, Disueri, FuroreGorgo Lago, Nicoletti, Ogliastro, Olivo, Paceco, Rubino, San Giovanni, Santa Rosalia, Sciaguana, Trinità e Zaffarana. Ci sono poi dighe che oltre all’utilizzo di acqua per le campagne servono acqua a uso potabile. Come gli invasi di Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Rosamarina e Scanzano.

Interviene in una nota la deputata del Partito Democratico Giovanna Iacono: “La richiesta dello stato di calamità a causa della siccità da parte della Regione Siciliana è un atto dovuto di Renato Schifani verso i siciliani, gli agricoltori e gli allevatori in primis, che stanno già fronteggiando un’emergenza mai vista prima, amplificata da anni di mancata programmazione infrastrutturale. Un atto che noi parlamentari siciliani del PD abbiamo richiesto più volte, che arriva con grande ritardo, e che speriamo stavolta possa produrre davvero i risultati sperati e non finisca vittima, come già successo, dell’inefficienza del centrodestra. Non sfuggirà a nessuno che solo poche settimane fa, rispondendo ad una mia interrogazione, l’oggi ministro Musumeci abbia chiarito che i fondi per fronteggiare gli eventi calamitosi estremi avvenuti tra fine 2022 e inizio 2023 fossero finiti in fumo sia per i ritardi da parte della Regione, sia perché lo stesso ministro non ha ravvisato la gravità tale per dichiarare lo stato di emergenza nazionale. Adesso speriamo che non avvenga lo stesso, perché sarebbe l’ennesimo schiaffo alle siciliane e ai siciliani, che si preparano ad affrontare mesi di grave emergenza”.

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